Comitato europeo delle regioni: prima edizione del “Barometro regionale e locale dell’UE”

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Il documento evidenzia le conseguenze della pandemia da Covid-19 a livello regionale

Il Comitato europeo delle regioni ha di recente pubblicato la prima relazione dal titolo “Barometro regionale e locale dell’UE”. Il documento, che verrà elaborato con cadenza annuale, si pone l’obiettivo di fornire una ricognizione generale dello stato delle regioni e delle città, nonché degli enti locali e delle zone rurali all’interno dell’Unione. Questa prima edizione analizza tali dimensioni in relazione all’attuale pandemia da Covid-19, delineandone l’impatto sul territorio europeo a livello subnazionale. Quattro sono le analisi tematiche affrontate.

In primo luogo, le conseguenze economiche riconducibili all’emergenza sanitaria in atto. Al di là delle differenze intercorrenti tra le varie aree geografiche, è possibile rilevare che le aree più vulnerabili a tal riguardo sono l’Île-de-France, l’Andalusia, Castiglia e León, Madrid, Valencia, la maggioranza delle regioni italiane e le regioni costiere di Croazia, Bulgaria orientale e Grecia. Ciò è in parte dovuto all’impatto sul settore del turismo, che assicura lavoro a 27 milioni di europei e che risulta duramente colpito dalla pandemia. Inoltre, in relazione alle finanze pubbliche, oggetto di particolare attenzione è il cosiddetto «effetto forbice», che si verifica quando la diminuzione delle entrate si accompagna ad un parallelo aumento della spesa. A titolo esemplificativo, la voce relativa agli incassi tributari registrati dalle autorità subnazionali di Italia, Francia e Germania si è ridotta di 30 miliardi di EUR rispetto all’anno precedente.

L’analisi si concentra in secondo luogo sul mercato del lavoro, evidenziando tra l’altro le categorie lavorative più esposte alla perdita di posti di lavoro a causa dell’emergenza in corso, in particolare lavoratori autonomi, a tempo determinato e parziale. Osservando il dato generazionale, i giovani risultano essere il gruppo più colpito in relazione al profilo occupazionale e anche in termini di accesso all’istruzione digitale: come evidenzia il Rapporto, solamente in sei Stati membri la scolarizzazione digitale coinvolge l’80% degli studenti. Questo dato, coerente con l’entità del divario digitale all’interno dell’Unione, risulta foriero di asimmetrie tra zone rurali e aree urbane.

Il terzo profilo di indagine concerne invece l’assistenza ospedaliera. In particolare, viene osservata una notevole disparità fra le regioni con riferimento sia alle competenze in materia sanitaria attribuite agli enti sia alle capacità operative disponibili. Il dato più rilevante riguarda forse il numero di letti in terapia intensiva ogni 100 000 abitanti: mentre in Portogallo il numero si attesta a 4,2, in Germania raggiunge la quota di 29,2. Non a caso, secondo un sondaggio condotto nel mese di settembre 2020 e riportato nel dossier, per i cittadini europei intervistati la politica più urgente da attuare pare essere quella sanitaria.

Si deve infine rilevare il sostegno dell’opinione pubblica europea alle istituzioni subnazionali: il documento riporta che il 52% degli intervistati mostra fiducia nei confronti degli enti regionali e locali – le percentuali raggiungono il 47% per le autorità dell’Unione e il 43% per i governi nazionali. La maggioranza del campione (67%) ritiene che i livelli di governo più vicini ai cittadini non abbiano però sufficiente influenza sulle scelte adottate a livello UE; pertanto, urgerebbe aumentare il peso degli enti regionali e locali nell’Unione e, per il 58% dei rispondenti, ciò risulterebbe in una migliore capacità da parte dell’UE di trovare soluzioni ai problemi.

Per ulteriori informazioni si rinvia al comunicato del Comitato europeo delle regioni.

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