Ancora previsioni economiche negative da BCE e OCSE

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Secondo l’indagine trimestrale della Banca Centrale Europea (BCE), basata sulle previsioni delle maggiori istituzioni dell’UE, l’attività   economica della zona euro «si è significativamente indebolita, con il ristagno della domanda interna ed esterna e un inasprimento delle condizioni di finanziamento».
Per questo le previsioni di crescita economica sono ulteriormente riviste al ribasso: il PIL dovrebbe crescere dell’1,2% nel 2008 (era dell’1,6% nelle precedenti previsioni), dello 0,3% nel 2009 (era previsto all’1,3%) e dell’1,4% nel 2010 (rispetto all’1,8% previsto in precedenza).
Per l’UE, la zona euro e l’intera economia mondiale si prefigura un periodo di debolezza «piuttosto prolungato», sostiene la BCE, mentre le tensioni dei mercati finanziari continuano a creare «un livello di incertezza straordinariamente elevato». Tra l’altro, se per l’insieme dell’Unione monetaria si prevede una seppur minima crescita alcuni Stati membri sono già   in recessione, come ha annunciato la Germania dove il PIL è sceso dello 0,4% nel secondo trimestre e dello 0,5% nel terzo trimestre dell’anno, situazione cioè di recessione tecnica come quella dell’Italia certificata dall’Istat.
Sul fronte dell’inflazione, invece, la BCE prevede una diminuzione nei prossimi mesi con un tasso che dovrebbe raggiungere nel corso del 2009 «livelli in linea con la stabilità   dei prezzi» (2,2% la previsione) e scendere al 2% nel 2010. Quindi, secondo la BCE «i rischi al rialzo per la stabilità   dei prezzi nell’orizzonte di medio termine si sono ulteriormente attenuati», cosa che potrebbe dare spazio a ulteriori tagli del costo del denaro.
Un nuovo Rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), invece, ritiene che i 30 Paesi più industrializzati siano «entrati in recessione» con la prospettiva di rimanerci per un periodo «prolungato». Gli Stati membri dell’OCSE avranno una crescita negativa dello 0,3% nel 2009 (-0,5% la zona euro e -0,9% gli USA), per poi risalire all’1,5% nel 2010 (1,2% la zona euro e 1,6% gli USA).

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