A che punto è la straordinaria avventura italiana del PNRR?

23

Era la tarda primavera del 2020 di cinque anni fa, quando l’Unione Europea trovò il coraggio di rispondere alla pandemia, che minacciava le nostre vite e la nostra economia, con la creazione di un debito pubblico europeo che avrebbe fruttato all’Italia risorse finanziarie per poco meno di 200 miliardi di euro, confluite nel “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (PNRR). 

Erano tanti soldi, forse troppi per la nota capacità di spesa della pubblica amministrazione della “Nazione”, destinati all’Italia non tanto per la capacità negoziale di chi era allora al governo, quanto piuttosto per le difficoltà strutturali della nostra economia e delle nostre finanze pubbliche e per l’urgenza di rispondervi, oltre che con investimenti straordinari, anche con riforme che altrove sarebbero appena “ordinarie”, ma non in Italia dove vengono regolarmente rimandate.

A cinque anni di distanza, e a poco più di un anno dalla conclusione del PNRR, prevista per agosto  2026, vale la pena tentare un bilancio almeno provvisorio, non solo sulla spesa effettuata, ma anche sulle riforme avviate, senza dimenticare le torturate vicende politiche della gestione del Piano.

Queste ultime hanno pesato non poco sui ritardi che si sono puntualmente verificati: tre governi – Conte, Draghi e Meloni – si sono alternati nella gestione del Piano, con passaggi di competenze nel governo Meloni  dal Ministero dell’economia alla Presidenza del Consiglio e, in questa fase, con un cambio di ministro responsabile: da Raffaele Fitto, diventato vicepresidente della Commissione europea e di cui non si hanno molte notizie, a Tommaso Foti, dal quale non si sa molto del PNRR.

Quanto alle riforme sollecitate basta il loro lungo elenco per farsi un’idea di quanto si resti lontano dall’obiettivo: senza perderci nelle decine di riforme settoriali previste, e ad oggi inevase, già abbiamo un’idea dello stato di avanzamento di quelle orizzontali, quali la riforma della pubblica amministrazione e la riforma del sistema giudiziario.

In merito poi all’andamento della spesa delle risorse disponibili resta un velo fitto di nebbia e scarseggiano i dati. A marzo 2025 è certificata una spesa di solo 36% delle risorse disponibili, rispetto all’incombente scadenza di fine 2026.  

Due capitoli registrano ritardi pesanti: quello sulla coesione (15%) e sulla salute (18%); vanno un po’ meglio la digitalizzazione (48%), le infrastrutture (38%) e anche la transizione ecologica (36%).

Tra gli altri punti critici si segnalano la forte frammentazione dei progetti e la quota molto alta di progetti in affidamento diretto che, unitamente alla richiesta  alla Commissione europea del governo italiano di rivedere il 48% del Piano, in parte accettata da Bruxelles,  forniscono ad oggi un bilancio con più ombre che luci. 

Non proprio un bilancio brillante quindi per un Paese che da sempre si distingue nell’UE per scarsa capacità di spesa degli importanti Fondi strutturali che gli assegna il bilancio comunitario, fornendo argomenti facili a quanti, in particolare a nord tra i cosiddetti “Paesi frugali”, guardano con diffidenza la possibilità di rendere disponibili ulteriori risorse finanziarie a chi non dimostra efficienza negli investimenti e nella spesa, oltre a segnalarsi per ritardi nelle riforme. 

Non stupisce quindi la resistenza di Bruxelles a prendere in considerazione una proroga sulla scadenza prevista né che questi risultati finiscano poi per riversarsi su altre urgenze come, nel contesto attuale, sulla prospettiva di un possibile debito comune per la sicurezza e la difesa, rinviando ciascun Paese a cavarsela con le proprie finanze, al massimo liberandole in parte dai vincoli della disciplina finanziaria europea, con la conseguenza che ciascuno “riarma per sé”, provocando ulteriori divaricazioni tra le economie nazionali e la frammentazione della coesione politica comunitaria.

Con due guerre ai nostri confini e lo tsunami commerciale in corso non è proprio quello di cui l’Unione Europea ha bisogno.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here