All’inizio del 2009 si stimavano ben 116 milioni di persone nei 27 Paesi dell’UE colpite da almeno una delle tre seguenti forme di esclusione sociale: rischio di povertà , indigenza materiale e bassa intensità lavorativa. àˆ quanto emerge da un Rapporto su Reddito e condizioni di vita in Europa pubblicato da Eurostat in occasione della chiusura dell’Anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Per quanto riguarda la povertà di reddito, a fine 2008 erano a rischio di povertà dopo i trasferimenti sociali circa 81 milioni di persone, cioè circa il 17% della
popolazione dell’UE. Il rischio di povertà più elevato è stato registrato percentualmente in Lettonia (26%), Romania (23%) e Bulgaria (21%), mentre il rischio minore ha riguardato Repubblica Ceca (9%), Paesi Bassi e Slovacchia (entrambi all’11%). Circa 42 milioni di persone, ovvero l’8% circa della popolazione totale, si trovavano in condizioni materiali di grave deprivazione. Almeno 34 milioni di persone poi, cioè circa il 9% della popolazione di età 0-59 anni, vivevano in famiglie con bassa intensità di lavoro, cioè dove in media gli adulti (persone di 18-59 anni) lavorano meno del 20% del totale potenziale delle ore lavorative (esclusi gli studenti). Se quasi un quarto della popolazione dell’UE era colpita da almeno una di queste tre forme di esclusione sociale, circa 7 milioni di persone (ovvero l’1,4% dell’intera popolazione) sono state interessate da tutti e tre i fattori di esclusione. Le percentuali più elevate in questi casi sono state osservate in Bulgaria (4%) e Ungheria (3%), mentre le più basse hanno riguardato Lussemburgo, Svezia, Danimarca, Spagna e Paesi Bassi (tutti al di sotto dello 0,5%).