Unione Europea e il declino del multilateralismo nel mondo

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La crisi delle relazioni multilaterali tra i diversi attori pubblici mondiali non è una novità, ma oggi l’indebolimento di questa cultura politica, sviluppatasi in particolare dopo la Seconda guerra mondiale, sta rivelandosi particolarmente grave e pericoloso, come dimostra la conseguente impotenza della diplomazia.

Se, per semplificare, consideriamo il multilateralismo come “un sistema di cooperazione tra più Stati, che si basa su principi, regole e istituzioni condivise per affrontare questioni globali” già subito ne avvertiamo oggi la cattiva salute, se non i segnali di una sua agonia.

Basterebbe avere in mente la vicenda dei dazi imposti unilateralmente, in spregio alle regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC),  dal presidente USA al resto del mondo per convincersene, anche se il declino del multilateralismo viene da più lontano, non solo da oltre oceano. 

Lo possiamo constatare facilmente con il ruolo in caduta libera dell’ONU, delle agenzie collegate e di molte altre forme di aggregazione tra gli Stati, che si tratti del G7 o del G20, dove sono raccolti i principali Paesi ad avanzato sviluppo economico o di nuove fragili intese a livello delle grandi regioni del mondo, privi di regole e istituzioni condivise.

Su questo versante viviamo una transizione radicale tra un multilateralismo costruito e orientato nel secolo scorso, con perno sulle potenze occidentali e un forte protagonismo degli Stati Uniti insieme con l’Europa, e una nuova configurazione mondiale dove si propongono sulla scena nuovi protagonisti, come Cina ed India, e ritorna candidata ad un ruolo di attore globale la Russia.

Tutto questo mentre altri importanti Paesi, come quelli del Sud globale, alzano la testa non riconoscendosi nello schema declinante di quello che resta del multilateralismo a dominante occidentale, al quale Donald Trump sta dando il colpo di grazia.

Di multilateralismo in questo mondo fuori controllo sentiamo tra l’altro la mancanza nell’Assemblea generale dell’ONU in corso a New York. Non a caso il tema è stato riproposto il 6 settembre dal nostro Presidente della Repubblica e, la settimana scorsa, anche da papa Leone XIV, che parlando dell’ONU rilevava che “ purtroppo, sembra esserci un riconoscimento generale del fatto che [le Nazioni unite] hanno perso la loro capacità di multilateralismo”.

Anche più dure ed trasparenti le parole di Sergio Mattarella, a sostegno del ruolo che può esercitare l’UE su questo fronte: “Il mondo ha bisogno dell’Europa. Per ricostruire la centralità del diritto internazionale che è stata strappata. Per rilanciare la prospettiva di un multilateralismo cooperativo. Per regole che riconducano al bene comune lo straripante peso delle corporazioni globali – quasi nuove Compagnie delle Indie – che si arrogano l’assunzione di poteri che si pretende che Stati e Organizzazioni internazionali non abbiano ad esercitare. L’incrocio tra le ambizioni di quelle, e l’impulso di dominio, di impronta neo-imperialista, che si manifesta da parte dei governi di alcuni Paesi, rischia di essere letale per il futuro dell’umanità”. Non c’è bisogno di mettere nomi e cognomi si questi poteri neo-imperialisti, pubblici e privati.

L’Unione Europea, nata con una chiara vocazione multilaterale, resta ancora un argine al declino di questa cultura politica cooperativa, a patto però che rimanga essa stessa credibile con il proprio comportamento al suo interno, contrastando i crescenti sovranismi che minano il multilateralismo. Lo dovrà ricordare anche il governo italiano, poco cooperativo a livello comunitario e, non a caso, ancora strenuo difensore del voto all’unanimità, cappio mortale per l’Unione, che pure dice di volere rafforzare, e del multilateralismo di cui abbiamo urgente bisogno.

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