Unione Europea, anno nuovo vita nuova?

10

“Anno nuovo, vita nuova” è oggi non solo un augurio un po’ scontato, è diventato per l’Unione Europea una necessità. Anzi, nemmeno più un augurio ma una sentenza, senza possibilità di appello, emessa chiaramente dalla storia negli anni scorsi, in particolare durante il 2025 che ci siamo lasciati alle spalle, restandone aperte le ferite che vi si sono prodotte.

Molte di queste inferte all’UE dal suo ex-alleato americano nel corso del primo anno di mandato del “Trump II la vendetta”, ma non sono mancate anche quelle frutto di un tenace autolesionismo europeo, forse le più profonde e pericolose.

Trump non ha sorpreso più di tanto: interprete di un’America non inventata da lui, ma da lui maneggiata, dentro e fuori dai suoi confini, come una clava per dare compimento a quanto non era riuscito a fare nel corso del suo primo mandato 2017-2021. 

Arrivato alla Casa Bianca con l’annuncio che avrebbe messo fine alla guerra in Ucraina in una settimana, ha durante quattro anni progressivamente abbandonato il Paese aggredito dalla Russia, pronto ormai a tradirla con una “pace ingiusta e provvisoria”. Non sono valse le ripetute rese dell’Unione Europea alla sua prepotenza, né inchinandosi all’ingiunzione rivolta ai 24 Paesi UE aderenti alla NATO di aumentare al 5%  del Prodotto interno lordo la spesa militare, né arrendendosi senza combattere al ricatto dei dazi né mantenendo aperto il dialogo con un interlocutore che a giorni alterni insultava l’Unione e i suoi responsabili politici democraticamente eletti.

In tutto questo, Trump ha potuto avvalersi di complici infiltrati all’interno del corpaccione flaccido dell’UE, alcuni senza maschera come i membri del Gruppo di Visegrad, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, ma anche fiancheggiatori e acrobati come il governo italiano dove a Salvini va almeno il merito di agire a volto scoperto.

Purtroppo tra i responsabili politici europei anche chi ha avuto più dignità e coerenza non è riuscito a trovare il coraggio necessario e le alleanze efficaci per rispondere all’arroganza dell’autocrate americano. Ci hanno provato  tre Paesi europei politicamente più coordinati, Germania, Francia e Regno Unito, nel difendere l’onore e la solidarietà con l’Ucraina, impegnati nella “coalizione dei volenterosi”, ma senza riuscire la stanca coppia franco-tedesca a fare una sufficiente massa critica in grado di trascinare un’Unione Europea divisa e impaurita. 

Né è riuscita ad esprimersi come avrebbe potuto e dovuto la Commissione europea sotto la guida indebolita della sua presidente, Ursula von der Leyen, dove il commissario italiano, Raffaele Fitto, sembra essersi candidato per il programma televisivo “Chi l’ha visto?”.

Fortuna che nell’Unione resistono i popoli europei,  più resilienti del previsto e più vivi di quanto non dicano i sondaggi, alcuni altalenanti altri drogati per usi politici. 

Con i tempi grami che corrono è venuto il momento nell’Unione Europea di contarci per contare. Non solo per i numeri della popolazione, con 100 milioni di abitanti in più degli Usa, e della nostra forza economica, con un prodotto interno lordo (PIL) quasi dieci volte quello della Russia, forti di  una moneta unica in grado di competere e proteggerci, ma anche per la nostra straordinaria storia di una civiltà umanista, con Paesi saldamente democratici dove sono molto più contenute che nel resto del mondo le diseguaglianze,  fieri per una ritrovata attenzione alla salvaguardia del pianeta e un welfare che gli USA nemmeno si sognano.

Può nascere di qui la nuova Unione Europea, anche grazie alla preziosa eredità della vecchia Europa, che salutiamo con rispetto e riconoscenza.    

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here