UE sotto pressione: dopo i dazi, il bilancio 2028-2034

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Non solo non c’è pace per l’Unione Europea ai suoi confini, lambiti da due guerre di cui non si intravvede la fine, e alle prese con lo scontro sui dazi con gli Stati Uniti; anche all’interno cresce la pressione per disegnare il futuro dell’Unione. 

Nuovo fuoco alle polveri è stato dato mercoledì scorso, 16 luglio, con la proposta della Commissione europea relativa al bilancio pluriennale dell’UE, quello che dovrebbe coprire il periodo 2028-2034, anche se la scadenza finale potrebbe essere modificata vista l’imprevedibilità degli eventi internazionali e la prospettiva, attorno a metà del prossimo decennio, di un nuovo allargamento dell’UE verso i Paesi balcanici e non solo.

Ma andiamo con ordine, per cercare di semplificare un quadro giorno dopo giorno più complesso in un mondo finito fuori controllo, privato delle regole che lo avevano accompagnato dalla fine degli anni ‘40, quando cominciò a profilarsi il progetto delle prime Comunità europee, all’indomani della nascita dell’ONU e della NATO.

Quel mondo non c’è più, gli attori multilaterali stanno cedendo il posto a nuove potenze imperiali a fronte delle quali resiste, non senza difficoltà, l’Unione Europea con i suoi 27 Paesi membri tenuti insieme dai Trattati e, più ancora, dalla mancanza di alternative per affrontare le straordinarie sfide del momento. 

In questo contesto, uno strumento importante di governo dell’UE risiede nella sua capacità di condividere le risorse finanziarie indispensabili per far fronte a incombenti priorità, cercando un difficile equilibrio tra entrate, praticamente congelate, e nuove spese imposte in particolare dalla necessità di proteggere l’Europa da aggressioni esterne e di rafforzarne la competitività, salvaguardando il suo modello sociale ferito dalla caduta demografica e dalla crescita delle disuguaglianze, che si traducono anche nell’aumento del lavoro precario e, sempre più spesso, povero.

Sono queste solo alcune delle sfide cui rispondere nei prossimi anni, tra l’altro, con lo strumento del bilancio settennale, con una dotazione di circa 2000 miliardi di euro, contenuta ancora poco sopra la soglia dell’1% del reddito nazionale lordo europeo, incomparabile rispetto al bilancio federale USA che ammonta al 25%. Per memoria, il bilancio italiano per il solo 2025 ammonta a oltre 1000 miliardi.

Dentro questi limiti l’UE deve trovare le risorse per la politica di coesione e la spesa sociale,  affidandone la gestione ai programmi nazionali secondo il modello dei Piani di ripresa e resilienza (PNRR), vincolati ai risultati raggiunti; per la competitività economica, con una revisione delle politiche ambientali e, la novità più importante, una previsione di forte aumento della spesa militare, senza dimenticare che non pochi soldi (oltre 150 miliardi) dovranno andare a rimborsare il debito comune contratto nel 2020 per rispondere alla crisi indotta dalla pandemia.

Se poi a queste sfide si aggiunge la proposta di unificare i Fondi strutturali, comprendendovi anche il Fondo per l’agricoltura in forte riduzione, già sembra di sentire il rombo dei trattori in marcia verso Bruxelles.

Nella storia dei bilanci comunitari frequenti ed aspre sono state le tensioni tra i Paesi membri, ma non è infondato prevedere che questa volta la contesa vedrà scatenarsi gli interessi nazionali come mai visto in precedenza, anche perché niente oggi nel mondo e nell’Unione assomiglia al passato.

Adesso il negoziato, che durerà oltre due anni, vedrà Parlamento europeo e Consiglio dei ministri affrontarsi nella valutazione della proposta sul tavolo: il primo naturalmente orientato a rafforzare

la dotazione finanziaria, il secondo a stringere i cordoni della borsa. Entrambi non potranno evitare anche la ricerca di nuove entrate, attraverso meccanismi fiscali difficili da fare digerire alle proprie opinioni pubbliche come, tra l’altro,  nuove imposte per le grandi imprese e sul tabacco, ma indispensabili se l’Unione vuole dotarsi di un bilancio degno di questo nome e, soprattutto, in grado di rispondere alle sue ambizioni e ai nostri bisogni.     

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