Piccoli passi verso un’Europa della difesa

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L’UE ha recentemente adottato importanti iniziative nel settore

Sebbene una Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC) sia indicata dal Trattato di Lisbona all’articolo 42 c.2, la stessa previsione normativa non manca però di sottolineare la dimensione progressiva dell’impegno assunto dagli Stati membri in questo ambito, nonché l’importanza delle politiche e delle scelte di difesa assunte a livello nazionale. La difesa sembra così avere una dimensione maggiormente legata all’ambito nazionale.

Ciononostante, dal 2016 l’Unione europea ha promosso importanti progetti per rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri in tale campo e le capacità dell’Unione nel difendere i propri cittadini. Numerosi sono gli esempi che possono essere avanzati a tal proposito. Può essere ricordato il lancio della Cooperazione Strutturata Permanente (Permanent Structured Cooperation – PESCO) nel dicembre 2017, con 25 Stati membri attualmente impegnati nella realizzazione di 47 progetti condivisi. L’approvazione del Fondo Europeo di Difesa (European Defence Fund – EDF) ne è un’altra manifestazione eloquente: per il periodo 2021-2027 l’Unione ha allocato 7,9 miliardi di EUR per la ricerca, lo sviluppo e l’acquisizione di materiale di difesa. L’istituzione del Military Planning and Conduct Capability (MPCC), la messa a punto di un piano per la mobilità militare e il perfezionamento delle missioni civili e militari sono anch’esse iniziative volte a rafforzare il ruolo dell’Unione nel campo difesa. Infine, non deve essere dimenticata la cooperazione con la NATO, che consta attualmente di 74 progetti attivi in numerosi campi, tra cui la cybersecurity e l’antiterrorismo.

Quanto agli obiettivi, la difesa europea non deve comportare solamente l’allocazione di maggiori risorse nazionali al settore, sulla scia degli impegni presi al Summit NATO del Galles del 2014 dagli Stati UE membri della NATO, che in quella sede hanno deciso di destinare il 2% del PIL alla difesa entro il 2024. Essa – e questo è il punto più importante – deve promuovere l’efficienza della spesa pubblica. Se da un lato gli Stati membri dell’UE presentano a livello collettivo il secondo più grande budget di difesa al mondo dopo gli Stati Uniti, dall’altro ogni anno sono spesi inutilmente 26,4 miliardi di EUR a causa di duplicazioni e sovrapposizioni nella ricerca e nella produzione. A titolo esemplificativo, in Europa viene usato un numero di sistemi di difesa sei volte maggiore che negli Stati Uniti. A ciò deve essere aggiunta la competizione internazionale, che vedrà la Cina diventare nel 2025 il secondo più importante investitore mondiale nel campo della difesa.

L’opinione pubblica europea sostiene un’Unione più presente nei campi della sicurezza e della difesa. Secondo l’Eurobarometro sulla sicurezza e sulla difesa del 2017, il 75% degli intervistati si dichiara favorevole a una politica europea di difesa e sicurezza, mentre il 55% ritiene necessaria la creazione di un esercito europeo. Risultati analoghi sono stati evidenziati in seguito dall’Eurobarometro 2018, in cui il 68% del campione coinvolto vorrebbe un’azione UE più consistente nell’ambito della difesa.

Un analogo sentimento si registra presso le Istituzioni europee e i Leader europei. Ad esempio, questa è la visione sostenuta non solo dalla Commissione Von der Leyen, ma soprattutto dal Parlamento europeo, che ha tra l’altro sollecitato più volte la piena implementazione dell’articolo 42 c.2 del Trattato di Lisbona, una maggiore cooperazione tra gli attori in campo e la redazione di un Libro Bianco UE in materia di difesa per il superamento degli ostacoli a un’effettiva Unione nel settore.

L’importanza dedicata al tema della difesa in Europa riflette una più generale tendenza in atto a livello mondiale. Secondo un recente rapporto dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (Stockholm International Peace Research Institute – SIPRI) la spesa militare mondiale nel 2020 avrebbe raggiunto la quota di 1981 miliardi di USD, il livello più elevato dal 1988 – anno in cui l’Istituto ha iniziato le rilevazioni in proposito. In termini reali, il livello di risorse allocate alla difesa risulterebbe maggiore del 2,6% rispetto al 2019 e più alto del 9,3% in confronto al 2011. Se a livello mondiale sono gli Stati Uniti a guidare la classifica con una spesa di 778 miliardi di USD e un incremento del 4,4% rispetto al 2019, un analogo trend si registra però anche nel continente europeo, dove l’aumento si attesta invece al 4% in confronto ai valori del 2019 e al 16% rispetto al 2011. Da un lato, il Regno Unito rappresenta lo Stato con la maggiore spesa militare nell’Europa occidentale (59,2 miliardi di USD); dall’altro, tuttavia, è anche da registrare l’importante aumento dell’indicatore nei maggiori Stati membri dell’Unione. Nel 2020 la Germania haaumentato la propria spesa militare del 5,2% rispetto al 2019, raggiungendo la quota di 52,8 miliardi di USD; analogamente, la Francia (2,9% e 52,7 miliardi di USD), l’Italia (7,5% e 28,9 miliardi di USD) e la Polonia (8,7% e 13 miliardi di USD) hanno seguito un percorso analogo. In questo contesto, solamente la Spagna ha registrato un leggero decremento delle spese militari (-0,2%) rispetto al 2019, con una quota attestatasi a 17,4 miliardi di USD.

Per maggiori informazioni si rinvia al sito del Parlamento europeo e al rapporto SIPRI.

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