L’innovazione sociale per la lotta alla povertà in Europa

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In un’Europa nella quale uno dei segni più tangibili della portata della crisi è nei dati relativi al rischio di povertà ed esclusione sociale, con 125 milioni di persone che si trovano in questa condizione (dato Eurostat 2014), anche le organizzazioni impegnate nel contrasto alla povertà, riunite nella rete europea denominata EAPN (European Anti Poverty Network), guardano all’orizzonte dell’Innovazione sociale.

Proprio la rete EAPN ha recentemente messo a punto una pubblicazione in cui avverte sulla necessità di declinare il concetto n chiave veramente positiva: il tema, infatti è di questi tempi molto frequentato ma le spinte più forti all’innovazione sociale sembrano rispondere a logiche di riduzione della spesa pubblica e si sembrano tradursi in privatizzazioni incontrollate dei servizi essenziali o in depauperamento dei sistemi di Welfare (rafforzamento della frammentazione dei servizi in luogo dell’universalità degli stessi).

Per queste ragioni, la pubblicazione di EAPN compie uno sforzo per definire con chiarezza con chiarezza quali sono gli elementi che consentono di definire veramente innovativa una prativa di lotta alla povertà

  • Concretezza: si possono ascrivere all’innovazione sociale tutte le azioni che contribuiscono concretamente a ridurre la povertà e l’esclusione sociale;
  • Novità: nella soddisfazione dei bisogni sociali in termini di contenuto, metodo o attori coinvolti
  • Sostenibilità: delle azioni (durata del tempo) o prospettiva di lungo periodo dei cambiamenti prodotti.
  • Precisa corrispondenza ai nuovi bisogni emergenti: intesa come risposta efficace a bisogni inediti o non ancora adeguatamente soddisfatti di cui gli individui e le comunità sono portatori.
  • Empowerment delle comunità: non soltanto con riferimento ai beneficiari degli interventi ma a tutta la collettività.
  • Azione dal basso: anche se l’idea innovativa non viene dal basso, la progettazione di dettaglio, l’implementazione e il monitoraggio devono essere gestiti in una logica di bottom-up
  • Sussidiarietà: l’innovazione sociale deve essere complementare e non sostitutiva rispetto ai servizi di protezione sociale universalistici la cui responsabilità deve continuare ad essere ascritta alle autorità pubbliche, ma allo stesso tempo ne mette in evidenza i rischi e i possibili ostacoli nell’affermarsi.

Tra i rischi figura il già citato uso scorretto delle pratiche innovative con obiettivi di riduzione dei costi e con esiti di deterioramento della qualità dei servizi. Altri rischi sono rappresentati dalla riduzione degli spazi di protagonismo e partecipazione per le comunità locali, e dall’esasperazione della competitività per le risorse disponibili.

Tra gli ostacoli, invece, vengono annoverati:

  • la mancanza di supporto economico e politico, senza il quale, anche la comunità più dinamica e propositiva è costretta ad arrendersi;
  • l’interpretazione “meramente economica” del concetto di innovazione sociale: se è innovativo solo ciò che genera crescita, occupazione e aumento della produttività, non è detto che pratiche che hanno come priorità l’aumento del benessere, della coesione e dell’inclusione sociale riescano ad affermarsi come innovative e ad essere sostenute come tali;
  • le resistenze e le opposizioni che possono essere messe in atto dagli stessi servizi di Welfare (per dinamiche autoconservative, soprattutto dove ci sono sistemi radicati e consolidati) o dai decisori politici che determinano le priorità e assegnano le risorse (qui possono pesare le dinamiche relazionali e di potere).

Il rischio con il quale prima o poi tutte le pratiche innovative devono confrontarsi è quello di non riuscire a fare il salto di scala: situazione che è tanto più frequente quanto meno si riesce a dare voce alle collettività locali e ai portatori dei bisogni sociali emergenti nella progettazione, programmazione e gestione dei servizi e delle azioni di Welfare di comunità.

Nonostante tutto ciò, conclude EAPN prima di presentare alcune buone pratiche europee (Belgio, Finlandia, Ungheria e Portogallo) l’innovazione sociale applicata alla lotta alla povertà rappresenta un’opportunità in termini di supporto finanziario, nuove relazioni e nuove partnership, miglioramento prestazionale dei servizi, rafforzamento delle competenze delle comunità coinvolte e degli attori che danno vita alle pratiche.

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