La nostra Europa: il nostro futuro!

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Roma, 25 marzo 1957: i Capi di Stato e di governo dei Sei Paesi membri che avevano sottoscritto, sei anni prima, un patto di collaborazione nel settore del Carbone e dell’Acciaio, si riuniscono in Campidoglio per la firma dei Trattati che istituiscono la Comunità   Europea dell’Energia Atomica e la Comunità   Economica Europea, ponendo le basi per la realizzazione di un mercato unico, in cui circolino liberamente merci, persone, servizi e capitali.
L’Europa era allora un’idea, una scommessa, forse un’utopia, sicuramente una speranza di pace e collaborazione reciproca.
Roma, 25 marzo 2007: 200 giovani tra i 18 e i 30 anni provenienti dagli attuali 27 Paesi dell’Unione europea si riuniscono nella città   capitolina per riflettere sugli ultimi cinquant’anni della cooperazione europea, ma anche per confrontarsi e dibattere sulle loro aspettative nei confronti dell’Europa futura, volgendo così uno sguardo agli anni a venire.
L’Europa è ora per molti una valida – se non l’unica – alternativa, per chi non ne fa parte spesso un sogno, per tutti un’occasione e un’opportunità  .
Ecco la genesi del primo Vertice europeo della gioventù, organizzato a Roma dalla Commissione europea e dal Parlamento europeo, in collaborazione con il Forum della Gioventù, all’insegna del motto «La tua Europa – Il tuo futuro».
Perchà© passare ai giovani questa pesante eredità   storica?
Perchà© sono questi i destinatari dell’Europa del futuro, coloro che sperimentano per primi i risultati delle politiche comunitarie: la moneta unica, la realizzazione della libera circolazione, anche attraverso programmi «ad hoc», quali l’Erasmus o il Leonardo, e soprattutto, i primi a sperimentare un periodo di pace così duratura da permettersi il lusso di considerare la pax europea un valore ormai assodato.
Perchà© le nuove generazioni sono tra i principali consumatori di servizi pubblici: asili, scuole, università  , trasporti, spazi verdi, sport, borse di studio e politiche per l’occupazione.
Perchà© sono i giovani gli attori dell’Europa dei prossimi cinquant’anni: questo vertice rappresenta dunque l’occasione per avviare un dialogo strutturato tra giovani, istituzioni europee e nazionali. L’incontro intende infatti permettere ai giovani di dare un impulso al dibattito nei rispettivi Paesi e contribuire attivamente alla discussione sul futuro dell’Europa: da questo vertice dovrebbe infatti iniziare un processo di dialogo e di dibattito che mobiliterà   i giovani e le organizzazioni giovanili in previsione delle elezioni europee del 2009.
Momento culminante dei lavori del Summit: la redazione della «Rome Youth Declaration», la Dichiarazione della gioventù di Roma, inviata ai leader europei, riuniti a Berlino in occasione del Consiglio europeo.
Il documento si apre con un’espressione che evoca la Dichiarazione di indipendenza statunitense («We, the young people of Europe») ed affronta tutti i temi al centro del dibattito europeo: il futuro del Trattato costituzionale, il modello socioeconomico dell’Ue, lo sviluppo sostenibile, il ruolo dell’Unione europea in un mondo globalizzato, la democrazia e la società   civile, le politiche giovanili e l’istruzione.
I giovani riuniti nel Vertice europeo dichiarano il loro sostegno al processo di ratifica del Trattato costituzionale, per permettere alle istituzioni di quest’Europa sempre più grande «di affrontare le sfide di oggi e le opportunità   di domani». Nel testo si insiste inoltre sulla necessità   che l’Unione europea faccia fronte agli impegni ambientali sottoscritti a Kyoto e agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio; sulla volontà   di realizzare un modello europeo che rappresenti un’autentica «European way of life», sinonimo di elevati standard di protezione sociale, lotta contro l’esclusione sociale e contro ogni forma di discriminazione, accesso garantito all’istruzione ed effettiva circolazione dei lavoratori in Europa.
Nella Rome Declaration si afferma poi la volontà   di un maggior coinvolgimento dei giovani e delle organizzazioni giovanili nel processo decisionale comunitario: «Integrare – ha dichiarato il Commissario Wallstrom – non significa assimilare, ma partecipare alle regole, e il fatto che i giovani siano disponibili a partecipare è segno di speranza per l’Europa».
«Benchà© siano passati 50 anni, siamo ancora all’inizio e il grosso del lavoro deve essere ancora fatto: dalla firma della Costituzione a una politica estera e di sicurezza incisiva. (à¢à¢â€š¬à‚¦) Noi giovani – ha affermato Bettina Schwarzmayr, presidente del Forum dei giovani europei – dobbiamo scrivere il prossimo capitolo cruciale in questo romanzo europeo».

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