Informazione: nei Tg italiani domina la cronaca «nera»

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Il numero di notizie dedicate alla criminalità   dalle reti televisive italiane è superiore a quello degli altri Paesi europei, netto in particolare il divario tra il Tg1 e agli altri Tg delle reti pubbliche europee, secondo un Rapporto Demos-Unipolis.
Il Rapporto ha preso in esame i principali telegiornali delle reti pubbliche di alcuni importanti Paesi europei, quali Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, in tre settimane dei mesi compresi da luglio a settembre 2008-2009 e, solo del 2009, i Tg delle principali reti private.
In particolare, osserva l’indagine, il Tg1 propone il doppio delle notizie su episodi criminali rispetto al Tg pubblico spagnolo, quasi quattro volte più di quello francese e di quello inglese, venti volte più del notiziario di ARD, la rete pubblica tedesca. Anche tra i notiziari delle reti private si osserva una tendenza analoga, con l’eccezione del principale telegiornale spagnolo.
I Tg italiani si distinguono dagli altri per almeno due aspetti, osserva il sociologo Ilvo Diamanti coordinatore dell’indagine: il primo è la «densità  », cioè la presenza costante di notizie «criminali», con una particolare attenzione per i reati «comuni»; il secondo è la «serialità  », cioè come alcuni crimini, di notevole impatto, divengano ricorrenti nei palinsesti dei telegiornali e rimbalzino nelle altre trasmissioni, «trattati e rielaborati (da ciಠun terzo carattere specifico del modello italiano) come storie, racconti popolari, veri e propri noir» sottolinea Diamanti.
Nei telegiornali degli altri Paesi europei presi in esame, invece, questi due aspetti non si rilevano e le notizie criminali non hanno uno spazio specifico e ricorrente, come avviene in Italia; sono proposte in modo descrittivo e non sono serializzate, non sono cioè oggetto di attenzione costante e continuativa. «Va detto che lo spazio dedicato dai media ai reati criminali non ha relazione con l’andamento nel corso degli anni e che, inoltre, contrariamente all’attenzione dedicata sui notiziari, l’incidenza dei reati sulla popolazione, rispetto agli altri Paesi europei, in Italia è più bassa oppure, comunque, nella media» commenta Diamanti.
L’indagine individua quindi alcune caratteristiche del «modello italiano» di informazione televisiva: un’attenzione ai fatti criminali da parte dei media molto accentuata; caratterizzata da variazioni di intensità   rilevanti, da un periodo all’altro, non dipendenti dalle dinamiche della realtà  ; una tendenza all’iterazione quotidiana, applicata non solo agli eventi più clamorosi, ma ai fatti di criminalità   comune; la serializzazione di alcuni eventi, che dà   vita a narrazioni complesse, proposte come storie criminali romanzesche. «La paura e l’insicurezza, in questo modo, procedono insieme. Si intrecciano. Divengono un genere di successo che, tuttavia, ha effetti rilevanti sul piano degli orientamenti sociali e politici» rileva Diamanti, sottolineando come «alla fine diviene difficile distinguere tra le ragioni mediatiche, sociali e politiche che concorrono, insieme, a premere sull’acceleratore – o al contrario sul freno – dell’emergenza attraverso l’informazione dei fatti criminali».
Altri ambiti della sicurezza, invece, non incontrano altrettanta sensibilità   mediatica secondo i dati del Rapporto: nel novembre 2009, mentre aumentavano rispetto all’anno precedente la quota delle notizie dedicate ai reati criminali (raggiungendo quasi il 40% delle notizie «ansiogene») e lo spazio dedicato alla salute sulla spinta dell’allarme dell’influenza A (ma il numero di notizie dedicato alla salute resta, comunque, molto più ridotto di quello relativo alla criminalità  ), la disoccupazione, i problemi relativi al reddito, al costo della vita e alle pensioni hanno avuto un’incidenza marginale: circa il 6%, nonostante la crisi abbia messo a dura prova ampi settori della società   italiana. «Difficile non avanzare al proposito due ipotesi – commenta Diamanti -. La prima: le paure economiche e finanziarie non hanno appeal, dal punto di vista mediatico. Non sono notizie «notiziabili», in base a cui costruire storie attraenti. La seconda: sono, comunque, sgradite dalle forze politiche che governano, in quanto generano sfiducia».

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