Immigrazione Integrazione e cittadinanza

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Le vicende francesi delle scorse settimane hanno portato all’attenzione dei media e del grande pubblico il tema dell’immigrazione e delle situazioni di esclusione ed emarginazione che spesso a questa si accompagnano, situazioni in cui la disoccupazione, la bassa scolarizzazione e la mancanza di possibilità   future portano all’esplosione del conflitto sociale tanto più dirompente in quanto gli attori che lo agiscono vivono sulla propria pelle una condizione di cittadini di «serie B» o addirittura di non cittadini. Anche se non è corretto traslare le vicende Francesi al resto del continente europeo ed è spesso strumentale l’atteggiamento di chi legge in quegli eventi le estreme conseguenze del mancato controllo dei flussi migratori è indubbio che il nodo critico sotteso da entrambi questi fenomeni sociali è quello dell’effettivo esercizio dei diritti di cittadinanza negato tanto ai «casseurs» francesi quanto alle persone che arrivano nel nostro continente costretti ad una situazione di clandestinità   nella quale restano confinate. Ai genitori dei giovani che nelle scorse settimane si sono resi protagonisti dei disordini delle banlieux, la Francia post coloniale aveva promesso futuro, integrazione e uguaglianza di opportunità  , ma a distanza di ormai due generazioni quelle famiglie vivono in quartieri caratterizzati dalla bassa presenza di servizi, dai pochi spazi organizzati per l’aggregazione giovanile e quindi dalla bassa possibilità   di partecipazione politica. Il «deficit di cittadinanza» che avrebbe dovuto colmarsi con il passare del tempo è ancora lì in tutta la sua problematicità   e non puಠche esplodere drammaticamente quando ci si rende conto nella vita di tutti i giorni che gli anni trascorsi non solo non hanno accorciato, ma hanno ampliato le distanze tra i diritti di cittadinanza formalmente riconosciuti e quelli sostanzialmente esigibili E alle migliaia di persone che ogni anno tentano di arrivare su questo continente cosa rispondono oggi l’Europa e i suoi Stati membri? Le parole-chiave messe in campo tanto a livello comunitario quanto a livello nazionale sembrano essere «politica comune» »contrasto dell’immigrazione illegale» e «repressione» come se fosse questa la strada migliore per promuovere e diffondere quei diritti di cittadinanza che se non sono sostanziali e universali sono privilegi e che soli possono aprire la strada all’incontro tra i popoli e le culture passaggio imprescindibile per il futuro progresso economico sociale e civile. Nel novembre 2004 il Consiglio europeo aveva adottato il Programma quadro pluriennale in materia di immigrazione e asilo, invitando la Commissione ad armonizzare le normative esistenti in maniera da giungere ad una politica comune. Nel settembre 2005 la Commissione ha risposto alle richieste del Consiglio adottando un pacchetto di proposte in materia di Immigrazione e Asilo contenente: – Una proposta di direttiva sulle procedure di espulsione – Una comunicazione sulle Rimesse dei Migranti – Progetti Pilota per l’assistenza ai rifugiati nei Paesi Terzi – Proposta di modifica del regolamento sulla raccolta dei dati statistici Direttiva sulle procedure di espulsione La proposta che fa seguito a testi già   adottati dagli Stati membri.e dovrà   essere adottato secondo la procedura di codecisione, prevede, tra le altre cose, che tra l’espulsione e il rimpatrio intercorra un periodo non superiore alle quattro settimane; espulsione e rimpatrio possono essere simultanei solo in caso di pericolo di fuga. Non sono ammesse espulsioni e rimpatri contrari alle norme del diritto internazionale, a quelle relative ai ricongiungimenti familiari e nei riguardi di cittadini che abbiamo un permesso di soggiorno in un altro Stato Ue o stiano attendendo l’esito della pratica. I decreti di espulsione e rimpatrio devono essere notificati in forma scritta lasciando al destinatario
del provvedimento la possibilità   di richiedere una sospensiva. L’eventuale custodia preventiva in attesa di espulsione non puಠdurare più di sei mesi, Rimesse dei migranti La Commissione proporrà   una direttiva sui servizi di pagamento delle rimesse dei migranti volta a stimolare la concorrenza e la trasparenza nel settore. Per questo verrà   istituito un registro pubblico degli enti abilitati a questo servizio e verrà   proposta l’armonizzazione delle condizioni di concessione delle licenze. Assistenza ai rifugiati nei Paesi Terzi Le aree geografiche interessate sono la Moldavia, la Bielorussia, l’Ukraina e la Tanzania; l’obiettivo è quello di coinvolgere anche questi Paesi Terzi nel recepimento delle domande di asilo e nell’accoglienza dei rifugiati, anche da parte delle comunità   locali. Il progetto sarà   condotto in collaborazione con l’Alto Commissariato per i Rifugiati e ricaverà   le sue risorse (2 milioni di euro) dai programmi TACIS e AENEAS. Regolamento per la raccolta di dati statistici L’obiettivo dichiarato in questo documento è la creazione di una base giuridica per la raccolta di dati completi, affidabili e comparabili; non bastano per una reale conoscenza del fenomeno i dati raccolti da Eurostat informalmente sulla base di quanto gli arriva dagli Stati membri. L’Europa nata per accogliere e per promuovere il pacifico incontro tra i popoli, l’Europa che per il suo benessere ha bisogno di giovani immigrati che sostengano economia e welfare sembra dunque intimorita dai flussi migratori in costante e continuo aumento e reagisce accordandosi sulle espulsioni o varando misure il cui obiettivo ultimo sembra essere la permanenza dei migranti nei loro Paesi di origine o, comunque, nei Paesi terzi. Anche le notizie di questi ultimi giorni sembrano andare in questa direzione; la Commissione, infatti, in ossequio a quanto previsto dal Programma dell’Aja» ha adottato il 21 dicembre 2005 il «Piano d’azione sull’immigrazione legale» che ha lo scopo di «rispondere prontamente alle fluttuazioni della domanda di immigrati sul mercato del lavoro» e i cui obiettivi specifici possono essere così declinati: – Regolamentazione delle condizioni di ingresso e permanenza dei lavoratori nel mercato del lavoro europeo, – Creazione di strumenti e prassi per la condivisione di dati, informazioni e conoscenze nel campo dell’immigrazione tra i diversi Stati membri, – Sostegno all’integrazione dei migranti nel mercato del lavoro e nelle società   ospitanti, – Più efficiente gestione dei flussi migratori Ancora una volta l’azione comunitaria si occupa prioritariamente dell’immigrazione legale e lo fa per ragioni che hanno a che fare con le necessità   delle economie degli Stati membri ma forse la sfida che tutti abbiamo di fronte oggi, in un mondo globalizzato e dai labili confini, è proprio questa: il superamento dell’attuale connotazione dell’immigrazione non più problema da affrontare ma fenomeno naturale e necessario da gestire. La gestione deve partire dal presupposto che senza la creazione di canali d’ingresso legali l’immigrazione, non puಠche essere clandestina e che, forse, la cultura dei diritti, della cittadinanza e del rispetto reciproco si comincia a costruire nel momento in cui si dà   a chi vuole venire in Europa la concreta possibilità   di farlo nella legalità  .

2 COMMENTI

  1. come che sono in italia 10 anni e voglio essere citadinanza italiana quali documenti servono perche qosi dificile essere mi rispondete grazie
    e mi aiutate

  2. sono kosovaro e sono nato a montenegro sono in italia da 1997
    ho condizioni per la citadinanza italiana dificile fare aiutatemi e rispondete mi grazie e saluti

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