Flussi migratori: questione europea, non nazionale

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Il 2015 si è appena concluso, ma non si sono interrotte le polemiche riguardo alla gestione dei flussi migratori. Lo scorso anno è stato il culmine della crisi dei rifugiati, che ha portato alcuni Stati a sospendere Schengen ed altri ad invocare una soluzione continentale alla questione. A livello europeo qualcosa è stato deciso, anche se restano ancora molti passi da fare. In vista delle sfide che il nuovo anno proporrà, può essere utile fermarsi per fare un bilancio su ciò che è stato realizzato e ciò che resta ancora da completare.

Nel maggio del 2015 è stata adottata l’Agenda europea sulla migrazione, una piattaforma comune che ha consentito di intraprendere le prime misure coordinate: la ricollocazione di 160000 persone in evidente bisogno di protezione internazionale dagli Stati membri più colpiti verso altri Stati membri dell’UE e l’approvazione delle proposte della Commissione sul rimpatrio. Tuttavia, per attuare concretamente tale agenda, il 23 settembre la Commissione ha presentato un piano d’azione al Consiglio, concedendo sei mesi di tempo ai Paesi membri per adottare sia interventi a breve termine volti a stabilizzare la situazione in corso, sia misure a lungo termine intese a istituire un sistema solido in grado di reggere future emergenze. Gli impegni presi coinvolgono responsabilità sia a livello nazionale che comunitario.

  • La Commissione ha incrementato i fondi per l’anno corrente, portando a 9,2 miliardi di euro la spesa comunitaria per la crisi migratoria nel biennio 2015-2016. Dal canto loro, i Paesi membri, pur riconoscendo l’urgenza di un aumento delle risorse disponibili per un ammontare corrispondente a quello messo in campo dalla squadra di Juncker, sono stati finora reticenti nel finanziare, come da impegni presi, l’UNHCR, il Fondo fiduciario regionale dell’UE per la Siria ed il Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa.
  • Per arrivare ad una vera e propria gestione europea dei flussi migratori è necessaria la creazione di squadre di sostegno operative nei “punti di crisi” per aiutare i Paesi più colpiti e, al tempo stesso, vigilare affinché essi rispettino gli accordi siglati presso le istituzioni europee.
  • Garantire rimpatri efficaci è uno dei compiti fondamentali delle squadre di sostegno per la gestione della migrazione nei “punti di crisi”. Negli ultimi mesi sono state prese iniziative concrete per sviluppare un sistema di gestione comune attraverso un efficiente sistema di scambio di informazioni fra la Commissione e gli Stati membri. Essi sono invitati ad attuare rapidamente il piano d’azione dell’UE sul rimpatrio proposto dalla Commissione e approvato all’interno del Consiglio “Giustizia e affari interni” dell’ottobre 2015.
  • i Paesi particolarmente in difficoltà sotto la pressione dei flussi migratori dispongono di un ulteriore strumento a loro disposizione, il meccanismo europeo di protezione civile. Attualmente esso è richiesto da Serbia, Slovenia e Croazia. Gli aiuti possono essere sia materiali, quali attrezzature, rifugi, forniture mediche e prodotti alimentari, ma anche immateriali come nel caso di consulenze sulla gestione e l’organizzazione dei centri di accoglienza. Per far fronte ad un periodo particolarmente intenso, la Commissione ha aumentato l’importo del cofinanziamento, ma ci si aspetta un cambio di rotta degli Stati membri, fino a questo momento assai timidi nel fornire aiuti.

In conclusione, anche su stimolo dei Paesi più colpiti, la Commissione europea da tempo si adopera per dare una risposta unitaria e coerente alla questione dei rifugiati e della migrazione. Fin dal giorno del suo insediamento, Juncker ha inserito nelle dieci priorità dei suoi orientamenti politici una nuova politica di migrazione, da elaborare grazie al lavoro coordinato del Commissario per l’Immigrazione Dimitris Avramopoulos e degli altri Commissari. Il piano d’azione comune, incarnato nell’agenda europea sulla migrazione, rappresenta un insieme di valori e di proposte da attuare il più presto possibile. Si spera che i due pacchetti, approvati dal Consiglio rispettivamente il 27 maggio ed il 9 settembre, siano soltanto l’inizio di un progetto lungimirante e condiviso.

Scheda a cura di Lorenzo Guasco

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