Giudizi contrastanti sono stati espressi sugli esiti del ciclo di negoziati sui cambiamenti climatici svoltosi a Bonn e conclusosi il 6 agosto scorso, una delle tappe intermedie tra la Conferenza di Copenaghen del dicembre 2009 e quella di Cancun che si terrà dal 29 novembre al 10 dicembre prossimi.
A Bonn erano presenti i rappresentanti di 194 governi per cercare di trovare un accordo che prenda il posto del Protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012, e avviare finalmente una cooperazione internazionale a lungo termine.
Secondo alcuni delegati che hanno partecipato ai negoziati, a Bonn non solo non ci sono stati progressi ma addirittura si sono fatti passi indietro rispetto a Copenaghen, quando in realtà non fu siglato un accordo ma almeno si ottenne un impegno di massima, pur non vincolante, per la riduzione volontaria delle emissioni. Uno dei pochi risultati di Bonn, secondo alcuni osservatori, è stato l’appello a ridurre le opzioni sul tavolo dei negoziati sul clima lanciato dal nuovo segretario esecutivo della Convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change – UNFCCC), Christiana Figueres. Il problema principale resta ancora quello di trovare un accordo su chi deve ridurre le emissioni di anidride carbonica e di quanto: a tale proposito a Bonn le proposte sono aumentate invece di ridursi, cosa che complica le cose per le prossime tappe di negoziato previste a settembre a New York e a Ginevra, prima dell’ultimo Vertice pre-Cancun dal 4 al 9 ottobre a Tianjin (Cina).
La presidenza di turno belga dell’UE, invece, ha parlato di «risultati costruttivi» ottenuti a Bonn e di «progressi che serviranno come base per i negoziati nel corso della Conferenza di Cancun», pur sottolineando che «sarà necessario accelerare il ritmo dei negoziati al fine di conseguire gli obiettivi auspicati». I negoziati in corso, ha spiegato la presidenza belga dell’UE, stanno seguendo due binari paralleli: da un lato ci sono le trattative in merito al proseguimento del Protocollo di Kyoto e agli impegni degli Stai parte per il dopo 2012: «Da questo punto di vista i negoziati stanno procedendo a un ritmo buono e stanno portando ad opzioni concrete» osserva la presidenza belga; dall’altro si tratta per stabilire un accordo globale in cui dovrebbero entrare tutti i membri dell’UNFCCC: «I negoziati su questo aspetto non sono ancora arrivati alla fase di individuazione delle opzioni, di quel compromesso che permetterebbe un accordo globale ambizioso e giuridicamente restrittivo» sostiene la presidenza di turno dell’UE aggiungendo che il suo ruolo e quello dell’intera UE sono essenziali per ristabilire l’equilibrio tra queste due tracce negoziali.
«Gli Stati che sono i principali responsabili delle emissioni di gas serra ma che non sono ancora costretti a limitare le loro emissioni devono impegnarsi energicamente in questa direzione, pur rispettando la diversità delle situazioni tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo» sostiene la presidenza belga che sta assumendo il coordinamento della posizione degli Stati membri dell’UE e che spera di massimizzare i risultati della prossima Conferenza di Cancun.
Intanto, un recente studio del Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) prevede che anche se le immissioni di CO2 nell’atmosfera dovessero calare drasticamente dopo il 2018 per avvicinarsi allo zero entro la fine del secolo, la temperatura globale aumenterà comunque di due gradi nel 2100 e «ci vorranno secoli per stabilizzare il sistema climatico globale» osserva amaramente il Rapporto.