Bloccare i finanziamenti per combattere il terrorismo

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Nonostante molti Paesi membri siano stati il bersaglio di attentati di matrice jihadista negli ultimi anni, l’Unione Europea resta una delle aree più sicure a livello mondiale.

Questo, però, non significa che ulteriori progressi non siano possibili e, al tempo stesso, necessari. Per tale ragione l’attenzione del Parlamento europeo è rivolta soprattutto alla principale sorgente del terrorismo internazionale, l’ISIS.

Da un punto di vista territoriale, l’auto proclamato Stato islamico ha perso terreno e ciò dovrebbe avere comportato perdite economiche pesanti, in quanto numerosi giacimenti petroliferi sono stati riconquistati dalle forze armate sostenute dalla coalizione internazionale. In particolare, si stima che la disponibilità finanziaria sia diminuita da 1,9 miliardi di dollari a 870 milioni di dollari fra il 2015 e il 2016.

Tuttavia, gli eurodeputati hanno sottolineato come le fonti di finanziamento al terrorismo non siano soltanto interne, ma provengano anche dall’esterno. Per cui, l’azione militare non può essere l’unica messa in campo per contrastare la minaccia fondamentalista. Un ulteriore obiettivo dovrebbe essere quello di isolare economicamente l’ISIS, impedendogli di ricevere denaro e risorse dall’esterno, il cui continuo flusso ne ha consentito la sopravvivenza finora.

Il rapporto “Tagliare le fonti di sostentamento dei jihadisti” mira ad elaborare una proposta in grado di agire su più fronti al fine di rendere più efficace la risposta europea contro il terrorismo. Per usare le parole del relatore Javier Nart, europarlamentare spagnolo dei Democratici e Liberali «Il terrorismo è un crimine globale e, quindi, la risposta deve essere globale».

Dunque, le aree di intervento sono molteplici e correlate fra loro. Accanto allo sforzo di estirpare la radicalizzazione e di rafforzare la cybersicurezza ai confini esterni, il rapporto evidenzia la necessità di integrare maggiormente le agenzie di sicurezza nazionali, consentendo un migliore scambio di informazioni che dovrebbe essere supervisionato da un’unità di intelligence finanziaria.

Se, da un lato, una tale condivisione di informazioni rilevanti contribuirebbe ad arrestare il flusso di fondi verso l’ISIS, dall’altro l’attenzione del Parlamento europeo si è rivolta anche sul riciclaggio di denaro e sulla criminalità organizzata. Infatti, come spiegato dalla deputata europea Nathalie Griesbeck, «Il terrorismo è una tipologia specifica di crimine, ma i metodi utilizzati sono quelli della criminalità organizzata». Proprio per avere maggiore consapevolezza della complessità  del fenomeno del terrorismo, l’Europarlamento ha costituito un’apposita commissione formata da trenta membri con il compito di comprenderne ogni sfumatura al fine di elaborare una strategia onnicomprensiva.

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