Unione Europea: futuro incerto, storia maestra

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Gli avvenimenti succedutesi in questi caldi giorni d’estate raccontano di un mondo bollente, tra guerre e contese commerciali, mentre l’Unione Europea si interroga su un futuro che non sarà più quello di una volta.

Quello di una volta lasciava intravvedere per l’UE un domani di sviluppo economico e di una coesione sociale ancora al riparo di regole condivise e di un welfare unico al mondo, il tutto in una prospettiva di pace e giustizia che adesso si va pericolosamente oscurando. Quanto basta per interrogarci sull’Europa dalla quale veniamo, in attesa di provare a capire quale profilo avrà quella che verrà.

Veniamo da una storia millenaria che ha registrato su questo nostro piccolo continente l’incontro di popoli portatori di culture diverse, alcune prevalenti nel tempo, dimenticando spesso contributi arrivati da lontano, come da quell’Oriente al quale si è contrapposto il nostro Occidente fieramente  alla ricerca di un primato nel mondo, costruito a partire dalla spinta razionale greca, ripresa dalla cultura latina e proseguita nella costruzione nel diritto romano e nell’edificazione della cristianità medievale. 

Tutti temi rilanciati nella modernità grazie alla feconda stagione dell’umanesimo rinascimentale e nell’età dei Lumi, per approdare alla costruzione di un’Europa contemporanea incessantemente ricostruita dalle sue macerie belliche fino alla convivenza, a lungo pacifica nei Paesi UE, dopo i massacri di due guerre mondiali. 

Da questa storia contrastata abbiamo ereditato un quadro di regole e di rapporti internazionali, tradotti in Istituzioni multilaterali, tra le quali l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e delle sue molte, forse troppe Agenzie collegate, e l’Unione Europea, prima con sei Paesi fondatori e oggi con 27 Paesi membri, con la prospettiva di accoglierne un’altra decina nei prossimi anni.

Visto come è andato il mondo in passato si tratta per l’UE, a ben guardare, di un bilancio in gran parte positivo, anche se nelle sue pieghe si nascondono errori ed omissioni che, nella situazione di oggi, è doveroso portare alla luce se vogliamo che la storia ci sia maestra. 

E’ venuto il momento, ed è adesso, di scoprire il nostro passato, ritrovare in stagioni lontane della storia passaggi che per tanti versi assomigliano a quelli che stiamo vivendo oggi, allora superati e forse ancora adesso superabili se torniamo con umiltà ad imparare da quanto le generazioni passate hanno saputo inventare per costruire un mondo abitabile.

Non soltanto le generazioni del secolo scorso, non proprio le più sagge della storia, ma anche quelle più lontane che hanno nei secoli costruito, pietra su pietra, l’edificio culturale europeo innalzando cattedrali, dopo aver bonificato interi territori a partire dall’insediamento di monaci e sviluppato una rete di scuole fino alla creazione di un tessuto di università che, tutte insieme, hanno messo al riparo il grande patrimonio culturale di un continente che su queste basi avrebbe fatto crescere sapere scientifico, crescita economica e coesione sociale.

Mentre i più giovani si apprestano a riprendere la strada della scuola, farebbero bene oggi anche gli adulti a  riaprire i libri di storia, tornare a guardare le carte geografiche, cogliere le dinamiche che hanno modificato confini e poteri, scoprire le costanti dell’azione umana, le sue potenzialità positive e le sue ricorrenti dinamiche di sopraffazione, tanto a livello individuale che collettivo. 

E’ in questo contesto di tensioni costanti che, in un Occidente al tramonto, si è venuta configurando la nostra Unione Europea, ritenuta fino a ieri un modello cui ispirarsi e oggi troppo in fretta liquidata da molti come un ferrovecchio di cui sbarazzarsi. Nel primo caso bisognerà capire quali sono i fondamentali da salvaguardare e rafforzare, nel secondo sarebbe onesto dire come stare nel nuovo mondo senza un progetto di unificazione europea.   

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