
Il 26 settembre si celebra la Giornata internazionale per la totale eliminazione delle armi nucleari, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2013. Una ricorrenza che richiama una delle massime priorità dell’ONU in materia di disarmo, già sancita dalla prima storica risoluzione del 1946. Da allora le Nazioni Unite sono state in prima linea in numerosi e rilevanti sforzi diplomatici volti a promuovere il disarmo e a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sicurezza globale.
Un traguardo che oggi appare più lontano che mai. Il rischio di un conflitto atomico – ammonisce il Segretario generale ONU António Guterres – è “al livello più alto da decenni”. Nel mondo restano oltre 12.100 testate nucleari, di cui circa 2.100 pronte all’uso immediato. Le spese militari legate agli arsenali atomici hanno superato i 91 miliardi di dollari nel 2023, segnando una preoccupante accelerazione nella modernizzazione delle armi di distruzione di massa. Ad oggi i Paesi che detengono l’arma nucleare sono nove: accanto a Russia e Stati Uniti troviamo Cina, India, Pakistan, Israele, Corea del Nord, Francia e Regno Unito.
A questo scenario si aggiunge un contesto globale segnato da tensioni crescenti: il moltiplicarsi delle esercitazioni militari in Europa, la nuova politica di riarmo europea, la guerra in Ucraina, le violenze in Palestina e conflitti dimenticati come quello in Sudan. In tale quadro, la dottrina della deterrenza rischia di trasformarsi da presunto strumento di equilibrio a pericolosa miccia.
Una risposta normativa esiste già: dal 2017 è in vigore il Trattato ONU sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), ratificato da 73 Stati e sottoscritto da 94. Tuttavia, questo strumento giuridico resta ancora troppo poco conosciuto e scarsamente valorizzato sul piano politico e mediatico. Ne consegue che anche la società civile è chiamata a un ruolo attivo, perché la sicurezza globale non può poggiare su strumenti di distruzione di massa e ogni forma di riarmo o di tacita accettazione dell’esistenza delle armi nucleari equivale a legittimarne l’uso futuro.
Celebrare il 26 settembre significa, dunque, non solo ricordare una data simbolica, ma riaffermare la necessità di costruire un ordine internazionale fondato su regole condivise, cooperazione e responsabilità reciproca. Solo così la memoria potrà tradursi in impegno concreto per un futuro senza armi nucleari.
Per approfondire: Giornata ONU per la totale eliminazione delle armi nucleari