OCSE: lo sviluppo sostenibile necessita di investimenti

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Si intitola “Investire nello sviluppo sostenibile, scegliere il futuro” il Rapporto che l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo in Europa (OCSE) ha pubblicato nell’estate 2016.

Partendo dagli «ambiziosi passi compiuti nell’anno 2015» in tema di sviluppo (vengono citati l’Agenda 2030 con il suo articolato sistema di “Goal” e “Target” , il Piano di azione di Adis Abeba e gli impegni assunti in sede ONU per la prevenzione del cambiamento climatico) il Rapporto sottolinea l’importanza della mobilitazione di risorse pubbliche e private in una prospettiva di sviluppo radicalmente cambiata rispetto al passato.

Non saranno sufficienti, si legge nel Rapporto, le risorse pari al 130 miliardi di dollari che nel 2015 sono state rese disponibili sotto forma di Aiuti Pubblici allo Sviluppo (APS); dalle stime recenti emerge una necessità di risorse quantificabili in una forbice tra i 3.500 e 4.000 miliardi di dollari all’anno, il cui impatto non deve limitarsi ai soli Paesi poveri ma deve coinvolgere tutti, con un cambio di prospettiva e di approccio molto profondo.

Data la necessità di trovare risposte a «sfide di rilievo planetario» in un contesto di «crescenti interdipendenze» tra ambiti, zone del mondo e fenomeni, è necessario che le risorse utilizzate per raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals SDGs) vengano mobilitate nella prospettiva dell’investimento.

«L’investimento nello sviluppo sostenibile è un investimento intelligente» affermano gli autori del Rapporto, perché guarda al futuro, apre opportunità e rende chi investe «prospero» «proattivo» e «capace di gestire in maniera più efficace i rischi determinati dalla competitività del mercato».

Ciò vale, sostiene OCSE, non soltanto per gli attori pubblici, chiamati a cambiare prospettiva nell’approccio agli SDGs, ma anche per le imprese e gli investitori privati chiamati a una nuova e inedita assunzione di responsabilità.

Alcune esperienze, ampiamente documentate dal Rapporto, dimostrano che per i privati l’investimento nei Paesi che devono colmare un gap di sviluppo rappresenta un’opportunità e a sua volta genera ricadute positive sui Paesi destinatari in termini di infrastrutture, innovazione e servizi.

Se questi sono i presupposti, prosegue OCSE, si tratta di trovare la strada o le strade per liberare il potenziale degli investimenti privati. Il Rapporto individua cinque elementi-chiave: l’investimento diretto, il finanziamento misto, la misurazione degli effetti mobilizzatori dei fondi pubblici, l’impatto sociale e la conduzione responsabile di impresa.

L’investimento diretto da oggi al 2030 potrebbe essere quadruplicato soprattutto nei Paesi deboli ma registra evoluzioni preoccupanti in termini di rallentamento o di impatto destabilizzante sulle fragili economie destinatarie.

Il finanziamento misto può essere utilizzato in maniera complementare all’investimento diretto. Ad esempio i fondi pubblici possono essere utilizzati nella creazione di strumenti che attenuino i rischi dell’investimento diretto e generino effetti moltiplicativi e valore aggiunto.

Proprio laddove si attivano meccanismi di finanziamento misto diventa indispensabile misurare l’effetto mobilizzatore degli interventi pubblici sull’investimento privato, elemento questo che dovrebbe confluire nel nuovo quadro di sostegno pubblico totale allo sviluppo sostenibile (Total Official Support for Sustainable Development TOSSD), strumento che l’OCSE sta mettendo a punto per potenziare l’effetto positivo degli investimenti e monitorare la trasparenza dei processi e delle ricadute delle risorse.

Gli investimenti a impatto sociale sono quelli che vengono implementati per la produzione di valore economico ma portano con sé anche valore sociale. Il Rapporto sottolinea il valore rafforzativo degli investimenti pubblici rispetto alle risorse provenienti dal privato.

La responsabilità di impresa, infine, viene declinata come trasparenza e credibilità che deve essere propria di tutti gli attori che investono nello sviluppo sostenibile. Essa produce effetti positivi non soltanto sulle imprese che la agiscono e sui luoghi in cui esse realizzano le proprie attività ma anche su tutto il pianeta. Anche nella conduzione responsabile di impresa, conclude OCSE, soggetti pubblici e soggetti privati hanno ruoli complementari.

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