Contro la miseria. Viaggio nell’Europa del nuovo welfare. Di Giovanni Perazzoli Editori Laterza

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 “L’autonomia genera buone idee e le buone idee generano benessere e libertà. Per dirla con Benedetto Croce, le civiltà fioriscono nella libertà”.

A pochi giorni dall’entrata in vigore della nuova misura contro la povertà ReI Reddito d’inclusione che andrà a sostituire la precedente misura SIA (Sostegno all’Inclusione Attiva), più che mai attuale è la lettura “Contro la miseria. Il viaggio nell’Europa del welfare” di Giovanni Perazzoli. Siamo oggi ancora ben lontani da quei modelli di welfare europei descritti nel libro: già nel 1992 l’Europa chiese al nostro paese l’introduzione di un reddito minimo garantito, universale e di durata illimitata, già tema centrale in molti paesi del vecchio continente, ma al contrario quasi sconosciuto in Italia, conseguenza di dinamiche sociali in evoluzione, questioni irrisolte e riforme non ben ponderate.

“Per un tassista di Parigi, per un operaio di Berlino o per un giovane di Londra il reddito garantito è una realtà di tutti i giorni. Da decenni, la disoccupazione in Europa viene affrontata con potenti strumenti di welfare che prevedono, oltre a un sussidio vitale, assegni per le coppie, per i figli, per chi avvia un’impresa, corsi di formazione, trasporti, riscaldamento e molto altro. In Italia tutto questo non esiste. Siamo una gigantesca anomalia e neppure ce ne rendiamo conto”.

Il libro è un viaggio attraverso diversi modelli di welfare: in Germania esiste un reddito minimo di 380 euro al mese per il disoccupato single, a cui va aggiunto il sussidio per pagare l’affitto. Per le famiglie invece i sussidi variano in base alla numerosità del nucleo. In Irlanda esistono anche aiuti per il pagamento delle bollette del gas, del telefono e dell’elettricità. In alcuni paesi europei sono previsti benefit come l’alloggio gratuito e il reddito minimo garantito per i giovani che decidono di emanciparsi. Grazie alla disoccupazione volontaria retribuita i giovani hanno tempo e possibilità da dedicare alla ricerca di un lavoro più adatto alla loro formazione, invece di “arrendersi” al primo come mezzo per raggiungere un minimo di indipendenza economica. In Italia sembra che la classe dirigente sia rimasta ferma alla concezione del vecchio welfare e faccia fatica a cercare soluzioni innovative e in linea con i modelli europei.

L’autore si concede un excursus storico ripercorrendo le tappe che stanno portando l’Italia verso questo grande passo, citando la “Legge Biagi”, approvata durante il governo Berlusconi nel 2003. Tale riforma mise in pratica soltanto una parte del discusso “Libro bianco” di Marco Biagi, ucciso dalle Brigate rosse a Bologna nel 2001, a cui mancava la parte dedicata agli ammortizzatori sociali e l‘estensione del sussidio di disoccupazione, politiche attive necessarie anche per controbilanciare la crescente precarietà del lavoro.

Ma cos’è esattamente il welfare e dove è nato? In cosa consiste il reddito minimo garantito e quali sono le ragioni della sua utilità? In che modo il welfare è stato inteso in Europa e come potrebbe essere realmente applicato? L’autore prova a dare risposte partendo dal concetto che una società con una forte rete sociale è capace di assumersi più rischi ed è garante di quella trasparenza democratica in cui forme di welfare universalistico permettono ridistribuzione e taglio di sussidi elargiti su basi clientelari.

E’ un libro che con un pizzico di amarezza fa al contempo riflettere e sorridere, guardando alle grandi differenze tra l’Italia e altre nazioni dell’Unione in tema di welfare.

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