Visioni e divisioni d’Europa

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Stenta a decollare il dibattito sul futuro dell’Europa e non sono sufficienti i “manifesti” che circolano per capire quali saranno le politiche proposte e le possibili alleanze per sostenerle.

Stenta a decollare il dibattito sul futuro dell’Europa e non sono sufficienti i “manifesti” che circolano per capire quali saranno le politiche proposte e le possibili alleanze per sostenerle.

Un primo passo importante però c’è stato ed è la lettera che il presidente francese, Emmanuel Macron, ha inviato ai cittadini europei. Si è trattato di un’operazione insolita, da qualcuno giudicata invasiva, per la quale certamente non si è lesinato sui mezzi e sui costi.

Le reazioni non sono state né rapide né numerose a parte quelle, ovviamente molto critiche, da parte degli avversari di Macron nella contesa politica interna francese.

A livello europeo era attesa una risposta della principale partner di Macron, la Cancelliera Angela Merkel, che col presidente francese aveva firmato, ad Aquisgrana, il 22 gennaio scorso il Trattato di cooperazione franco-tedesca. Sarebbe stata anche l’occasione per capire meglio se il “leggendario” motore franco-tedesco dell’UE tornava a girare e a muovere la macchina europea.

Invece della Cancelliera si è fatta viva, Annegret Kramp-Karrenbauer (AKK per gli intimi), la neo-leader della CDU, recentemente succeduta alla Merkel alla guida del partito. Non si è trattato di un debutto particolarmente entusiasmante né per Marcron né per l’UE. Sicuramente non rivelatore di una visione ambiziosa per il futuro dell’Unione, anzi l’impressione è che si sia collocata qualche passo indietro rispetto alla Cancelliera, sbarrando la strada a significativi passi avanti verso una politica economica comune dell’eurozona (tema peraltro lasciato sotto traccia dallo stesso Macron), riaffermando la centralità dei governi nazionali nel processo decisionale e indicando qualche prudente sviluppo in materia di politica estera e di difesa, compresa la sorprendente proposta di lavorare insieme  alla costruzione di una portaerei europea…

Sarà che nel Paese delle grandi visioni filosofiche di Hegel si è tornati alle precauzioni che furono del Cancelliere Helmut Schmidt quando disse che se “sento qualcuno parlare di visioni, penso sia necessario rivolgersi a un medico”. Sarà anche così, se non fosse che questa Unione, esaurita l’onda lunga dei Padri fondatori, ha l’urgente necessità di trovare un medico al suo capezzale e nuovi Padri e Madri, con una nuova visione di convivenza tra le logore sovranità nazionali e la difficile sovranità europea, orizzonte senza il quale si naviga a vista e non si va da nessuna parte.

Da questo punto di vista la prima risposta tedesca è stata deludente se non addirittura inquietante.

Con qualche giorno di ritardo è arrivata anche la lettera del presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, pubblicata il 19 marzo. Una lunga nota che meriterà futuri approfondimenti e che, rispetto ai due interventi francese e tedesco sembra situarsi a mezz’aria, con un sapore “né carne né pesce” e accenti nazional-populisti: senza grandi visioni e con proposte concrete – come quella del salario minimo – che sembrano più indirizzate agli elettori italiani e al suo governo che non ai cittadini europei, con il risultato di sorvolare su problemi centrali europei, come il rispetto dello spirito comunitario nella procedura decisionale.  Citando disinvoltamente come esemplare il Consiglio europeo del giugno scorso quando Conte se ne tornò da Bruxelles brindando all’accordo raggiunto sulla ridistribuzione dei migranti, per accorgersi solo dopo che si trattava di un accordo volontario. Che non avrebbe sortito effetti.

Ci vuol altro per rilanciare l’Unione, cominciando a rilanciare una forte progettualità italiana, invece di scaricare su Bruxelles il malessere che i cittadini vivono in Italia, grazie anche alle incertezze e alle contraddizioni politiche di questi mesi.

Improbabile una svolta credibile da parte di questo governo di qui alle elezioni di maggio. Ci pensino fin da subito le opposizioni e le mobilitazioni della società civile a impegnarsi in vista del voto e a prepararsi a quanto accadrà dopo il 26 maggio.

Intanto, in attesa di nuovi sviluppi, risuonano chiare le parole del Presidente Mattarella sulla necessità di ancorare l’Italia all’Unione. Con la speranza che la bandiera europea torni a indicare la strada da seguire per rimettere al centro, e a sostegno delle nostre patrie nazionali, la Patria Europa.

Un primo passo importante però c’è stato ed è la lettera che il presidente francese, Emmanuel Macron, ha inviato ai cittadini europei, disponibile sul sito dell’Eliseo in tutte le lingue ufficiali dell’UE e ripresa dai maggiori quotidiani europei. Si è trattato di un’operazione insolita, da qualcuno giudicata invasiva, per la quale certamente non si è lesinato sui mezzi e sui costi.

Le reazioni non sono state né rapide né numerose a parte quelle, ovviamente molto critiche,    da parte degli avversari di Macron nella contesa politica francese.

A livello europeo era attesa una risposta della principale partner di Macron, la Cancelliera Angela Merkel, che col presidente francese aveva firmato, ad Aquisgrana, il 22 gennaio scorso il Trattato di cooperazione franco-tedesca. Sarebbe stata anche l’occasione per capire meglio se il “leggendario” motore franco-tedesco dell’UE tornava a girare e a muovere la macchina europea.

Invece della Cancelliera si è fatta viva, Annegret Kramp-Karrenbauer (AKK per gli intimi),  la neo-leader della CDU, recentemente succeduta alla Merkel alla guida del partito. Non si è trattato di un debutto particolarmente entusiasmante né per Marcron né per l’UE. Sicuramente non rivelatore di una visione ambiziosa per il futuro dell’Unione, anzi l’impressione è che si sia collocata qualche passo indietro rispetto alla Cancelliera, sbarrando la strada a significativi passi avanti verso una politica economica comune dell’eurozona (tema peraltro lascato sotto traccia dallo stesso Macron) e indicando qualche prudente sviluppo in materia di politica estera e di difesa, compresa la sorprendente proposta di lavorare insieme  alla costruzione di una portaerei europea…

Sarà che nel Paese delle grandi visioni filosofiche di Hegel si è tornati alle precauzioni che furono del Cancelliere Helmut Schmidt quando disse che se “sento qualcuno parlare di visioni, penso sia necessario rivolgersi a un medico”. Sarà anche così, se non fosse che questa Unione, esaurita l’onda lunga dei Padri fondatori, ha l’urgente necessità di trovare un medico al suo capezzale e nuovi Padri e Madri, con una nuova visione di convivenza tra le logore sovranità nazionali e la difficile sovranità europea, orizzonte senza il quale si naviga a vista e non si va da nessuna parte.

Da questo punto di vista la prima risposta tedesca è stata deludente se non addirittura inquietante. Ha cercato in parte di porvi rimedio una voce autorevole del Partito socialdemocratico (SPD) oggi in coalizione di governo con la Merkel: lo ha fatto l’ex-ministro degli esteri, Sigmar Gabriel, con qualche ambizione in più, senza tuttavia dare l’impressione di essere in grado di far tornare a girare il motore franco-tedesco. Passaggio oggi più che mai necessario, anche se largamente insufficiente per fare decollare un nuovo progetto di rilancio dell’Unione che, con i chiari di luna che incombono, rischia di procedere rasoterra, un modo sicuro per andare a sbattere contro gli ostacoli moltiplicati sul suo cammino dal plotone dei nazional-populisti in grande spolvero, anche se ancora lontani dal poter “rivoltare l’Europa come un calzino”.

Come dicono quelli che questa Unione criticano senza proporre uno straccio di progetto alternativo.    

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