Venti d’oriente verso l’Europa

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Ci furono tempi nei quali giungevano in Europa dall’Oriente venti di saggezza e altri in cui vi si riversavano orde di barbari: erano gli ingredienti che avrebbero fatto maturare la civiltà europea, la sua filosofia, la scienza, l’arte, la politica e il diritto.

Oggi lo scenario sembra cambiare: l’Europa non rinuncia alla filosofia, continua ad impegnarsi a promuovere arte e scienza e resiste come può a salvaguardare, sempre più sola al mondo, lo Stato di diritto. I barbari non ci minacciano dall’esterno, li abbiamo in casa, molti sono indigeni, qualcuno viene da fuori.

La novità sono i nuovi venti che ci vengono da Oriente e non mandano segnali di pace.

Arrivano dalla lontana Corea del Nord, da alcuni mesi da Hong Kong e, adesso, anche dall’India.

Da anni la Corea del Nord è in guerra con il mondo, per Stati Uniti interposti: un residuo tenace dell’ultima guerra mondiale, un membro imbarazzante nel club dei Paesi dotati dell’arma nucleare, di quelli che la detengono ufficialmente e degli altri che la tengono nascosta o minacciano di costruirsela. Il gendarme americano non perde occasione per sollevare il problema, anche provocando il nemico russo, ritirandosi da Trattati adottati con l’obiettivo di allontanare il rischio di un’apocalisse planetaria.

A Hong Kong cresce la protesta di quella importante piazza finanziaria vicina alla Cina: troppo vicina e sotto stretta sorveglianza di Pechino per non inquietare le più giovani generazioni che vedono le loro libertà ridursi all’orizzonte quando l’isola diventerà a poco a poco definitivamente cinese.

È di questi giorni una nuova inquietudine alimentata da Oriente: viene da una regione di frontiera tra l’India e il Pakistan, due altre potenze nucleari. È lo Stato semi-autonomo del Khasmir, residuo anch’esso del passato, quello coloniale britannico, da sempre conteso da una parte e dall’altra della frontiera, dilaniato da tensioni religiose e oggetto di molteplici appetiti politici, cui non è estranea la Cina. Appena insediato il nuovo governo indiano, guidato da Narenda Modi, non ha esitato a infrangere gli accordi e ha revocato allo Stato del Khasmir lo statuto di relativa autonomia che gli era stato accordato nel 1947. Si tratta di una regione che dal 1989 vive in uno stato di conflitto permanente e oggi il governo del Pakistan lancia minacce di guerra all’India, con Trump che si è offerto mediatore, immediatamente dichiarato non gradito dall’India.

E l’Europa in tutto questo? Verrebbe da dire: fortunatamente lontana, in pace al suo interno e forte dello Stato di diritto che la protegge. Ma non basta per stare tranquilli: non ci mette al riparo la distanza di qualche migliaio di chilometri in questo nostro villaggio globale, la stessa pace in cui viviamo da oltre settant’anni è percorsa da tensioni alimentate da crescenti nazionalismi e anche il nostro Stato di diritto non gode di ottima salute.

Ne sa qualcosa anche la nostra “provincia” italiana dove in troppi soffiano sul fuoco, alzando il livello degli scontri politici, e lo Stato di diritto deve ogni giorno fare i conti con il suo rovescio, in un governo che non sembra avere uno straccio di politica estera e ancor meno una credibile capacità di difesa in caso di conflitto.

Va un po’ meglio nell’Unione Europea per il rispetto del diritto, ma non per una politica estera comune di là da venire, mentre sono ancora del tutto inadeguati gli strumenti per una difesa comune, oggi delegata alla NATO e al suo azionista di maggioranza, quel Trump che alimenta tensioni un po’ ovunque nel mondo.

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