Un «mostro» giuridico italiano aleggia nell’UE

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Mentre la Svezia assumeva la presidenza di turno dell’UE, annunciando tra le sue priorità   la definizione entro fine anno del nuovo programma europeo quinquennale in materia di Libertà  , Sicurezza e Giustizia che prenderà   appunto il nome di Programma di Stoccolma, uno degli Stati membri fondatori, l’Italia, il 2 luglio scorso ha adottato nuove norme contenute nel cosiddetto «pacchetto sicurezza», portando così alla politica comunitaria il suo contributoà¢à¢â€š¬à‚¦decisamente preoccupante.
Le reazioni ai contenuti del provvedimento approvato dal Senato italiano, espresse dalla maggior parte delle organizzazioni sociali, sindacali e religiose italiane, hanno mostrato un’insolita unanimità   nel denunciare il regresso giuridico, democratico e sociale che comporteranno le nuove norme. Su tutte, quelle che riguardano i cittadini stranieri e che evidenziano un approccio totalmente miope e inadeguato al fenomeno dell’immigrazione, in Italia e quindi nell’UE.
Perchà© nel provvedimento voluto dalla maggioranza di governo italiana è indubbio un orientamento «punitivo» nei confronti dei migranti, cosa che contrasta fortemente con l’esigenza di integrazione necessaria per garantire un equilibrio sociale di fronte all’immigrazione di cui l’Italia, come il resto dell’UE, avrà   assoluto bisogno nei prossimi anni per sopperire al costante invecchiamento della popolazione. In tutt’altra direzione vanno invece norme quali l’introduzione del reato di clandestinità   per sole questioni amministrative, l’imposizione di una tassa fino a 200 euro per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno, l’ideazione di un permesso di soggiorno «a punti» con dei «crediti di integrazione» da sottoscrivere al momento della richiesta, l’obbligo di dimostrare la regolarità   del soggiorno ai fini dell’accesso e del perfezionamento degli atti di stato civile (matrimonio, registrazione della nascita, riconoscimento del figlio, registrazione della morte), fino all’estensione a sei mesi del trattenimento nei Centri di identificazione ed espulsione.
I promotori del «pacchetto» osservano che queste norme sono già   in vigore in molti Stati membri dell’UE. Cosa vera solo in parte, perchà© in vari casi sono bilanciate da sistemi giuridici differenti da quello italiano, non sono tutte concentrate in un unico regolamento nazionale e soprattutto non sono inserite in un contesto come quello italiano che si caratterizza per un welfare inadeguato, per l’assenza di una legge organica sull’asilo, per i respingimenti in mare senza adeguati controlli dei diritti dei migranti, per una deriva xenofoba e razzista denunciata da vari osservatori (che la legittimazione delle «ronde», contenuta nel «pacchetto», non contribuirà   certo a limitare).
«àˆ un momento veramente buio per la storia della nostra democrazia e per la tutela dei diritti umani, un attacco ai principi costituzionali di uguaglianza e libertà  . Un monstrum giuridico di cui soffriremo le conseguenze negli anni a venire» sostiene l’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI); «D’ora in poi la parola d’ordine sarà  : esclusione sociale. Le nuove norme renderanno più difficile la convivenza civile, pacifica e reciprocamente proficua tra italiani e stranieri» osserva il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR); «Un pacchetto «insicurezza» che non sarà   di beneficio a nessuno» commenta l’Ufficio immigrazione della Caritas italiana; l’associazione Naga ritiene il provvedimento italiano «la legge più razzista e discriminatoria in materia d’immigrazione emanata dal dopoguerra ad oggi»; l’ARCI ha lanciato una campagna di disobbedienza civile contro le nuove norme; Amnesty International sottolinea che «i migranti, per timore di essere denunciati con conseguenze di rilievo penale, saranno indotti a sottrarsi al contatto con tutti gli uffici pubblici, in qualunque ambito, piombando così in un’allarmante situazione di mancato accesso ai servizi e di compromissione dei loro diritti umani»; CGIL, CISL e UIL evidenziano invece la «miscela devastante» costituita da questo provvedimento e dalla crisi economica: «Chi perde il lavoro ha sei mesi di tempo per trovarne un altro, altrimenti diventa illegale e rischia l’espulsione. La nuova legge colpisce persone che vivono e lavorano da anni nel nostro Paese, che hanno portato in Italia la famiglia o che hanno figli nati qui».
Queste alcune delle reazioni italiane, mentre a livello europeo finora si è espresso solo il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, secondo il quale «le draconiane misure in materia d’immigrazione e di asilo contenute nel Ddl sicurezza produrranno inevitabilmente un ulteriore aggravamento del clima xenofobo contro gli immigrati», lanciando anche un monito all’Italia sulla politica dei respingimenti di migranti irregolari perchà©, se dovesse proseguire, «le istituzioni europee non potrebbero fare a meno di intervenire». In questo momento, perà², la Commissione Europea è in attesa di un nuovo mandato, la settima legislatura del Parlamento Europeo non ha ancora avviato i lavori e la presidenza di turno svedese dell’UE si è appena insediata: difficilmente dunque giungeranno reazioni a breve da parte delle istituzioni europee, soprattutto su una materia così delicata su cui vige la sovranità   nazionale finchà© non sarà   definita la tanto annunciata ma ancora lontana politica migratoria comune.
Intanto, il caso italiano evidenzia sempre più un problema culturale e politico allo stesso tempo: perchà© se puಠessere vero che una parte della popolazione condivide le misure contenute nel «pacchetto sicurezza» è altrettanto vero che la classe politica non dovrebbe inseguire gli umori della gente (spesso indotti e strumentalizzati) ma invece avere lungimiranza nelle scelte di governo. Queste norme sulla «sicurezza», e più in generale l’approccio attuale nel governo del fenomeno migratorio, in Italia soprattutto ma non solo, sembrano invece dimostrare la veridicità   del noto detto secondo cui la differenza tra gli statisti e i politici sta nel fatto che mentre i primi guardano alle prossime generazioni i secondi sono interessati unicamente alle prossime elezioni.

2 COMMENTI

  1. La Redazione segnala un intervista di Don Fredo Olivero, direttore Ufficio Pastorlae Migranti e vicepresidente dell’Assciazione per l’incontro delle culture in Europa.
    Commentando il caso di Jahangir Chaklander, 27 anni, venditore ambulante a Torino, vittima di una rapina e oggetto di un decreto di espulsione da parte della polizia, Don Olivero definsice insostenibile il pacchetto sicurezza sottolineando come il varo di questa normativa abbia profondamente mutato il clima: «l’opinione pubblica si sta accorgendo che non si può andare avanti con questa legge; assistiamo alla formazione di gruppi di giovani italiani che, con l’autorizzazione delle ronde, si sentono giustificati in azioni violente ai danni di vittime innocenti. D’altro canto, gli stranieri sono spaventati e sperano nella nuova sanatoria».

    L’intero articolo è consultabile su: http://www.migrantitorino.it/?p=3852

  2. A seguito della notte dei cristalli, nella Germania di Hitler, agli Ebrei, vittime della violenza nazista, furono addebitati i danni provocati dalla stessa violenza nazista. Stiamo assistendo all’incredibile scempio di ogni diritto per cui un danneggiato viene addirittura perseguito, solo perchè extracomunitario e clandestino. Tutto questo scaturisce anche dal via libera alle cosiddette ronde che, in specie nel nord, agiscono con la mentalità  del Ku Klux Kan. Da chi sono state fortemente volute le ronde: da un certo Bossi, il cui figlio questa estate ha lanciato il passatempo: rimbalza il clandestino. Oltre al danno anche la beffa. Un altro risvolto di questa legge nefanda, voluta da un partito razzista è quello che, se si aiutano in mare dei clandestini a rischio di affogare, si rischia di incorrere nel reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il Sig. Bossi nel colloquio con Monsignor Bagnasco ha avuto il coraggio di definirsi cristiano. Mi meraviglio che Monsignor Bagnasco si scelga certi interlocutori.

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