Orizzonte Europa per il governo italiano

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Molti, tra le persone di buon senso, si auguravano una riconciliazione tra l’Italia e l’Europa. Il nuovo governo, chiamiamolo benevolmente il Conte II, ha mandato un primo messaggio in questo senso che merita apprezzamento senza per questo eliminare le preoccupazioni.

Ha appena scritto “Le monde”, con un’immagine indovinata, che il Conte II ha mantenuto, rispetto al Conte I, la facciata vecchia di un palazzo ristrutturato profondamente all’interno. Speriamo sia così, anche se preoccupa una facciata che mandi un messaggio sbagliato sulla casa in cui si vive, tanto più se a portare in giro per il mondo quella facciata sarà la faccia di un ministro degli Esteri come l’improbabile Luigi Di Maio.

Su questo versante si poteva certo fare meglio, ma rassicura il “tridente europeo “ messo dal governo a riorientare la barca Italia verso il porto europeo, quello che Salvini – grande esperto in materia – aveva cercato in tutti i modi di chiudere, a costo anche di precipitare l’Italia fuori dall’euro e dalla storia.
E rassicura anche la constatazione che per l’Italia i rapporti con l’Unione Europea non sono politica estera bensì politica interna che più interna non si può.
Vediamolo allora questo tridente cui è affidata la riconciliazione tra Italia e Europa, senza trascurare il tridente europeo con il quale interagire.

Nel governo italiano da segnalare due nomi in particolare, anche se altri se ne potrebbero aggiungere, come la ministra all’agricoltura e altri tra i democratici: Roberto Gualtieri, ministro dell’economia, e Vincenzo Amendola, ministro per gli Affari europei. Il primo europarlamentare di lungo corso, già presidente della Commissione affari economici e monetari del Parlamento
europeo e apprezzato interlocutore dei responsabili UE; il secondo, un giovane esperto di problemi europei, ben diverso dai Savona e Fontana che, grazie al cielo, non hanno avuto il tempo di far danni a Bruxelles.
A questi profili se ne aggiunge un altro, non meno rilevante, anche se in una posizione diversa, da non assimilare a un ruolo di governo nazionale: Paolo Gentiloni, ex ministro degli Esteri e poi presidente del Consiglio italiano, candidato a un portafoglio importante nella futura Commissione europea. In tutti e tre i casi profili di politici di diversa estrazione culturale ma competenti nelle rispettive materie, caratteristica che di questi tempi non guasta.

A questi apprezzamenti si accompagnano non poche preoccupazioni: da una parte per le enormi responsabilità che questi politici si sono assunti (e con loro il Partito democratico da cui provengono) e dall’altra per la squadra in cui dovranno lavorare. Nel caso italiano in una compagine governativa dove molti ministri non brillano per esperienza e competenza (ancora Di Maio su tutti) e, nell’UE, in una macchina istituzionale di estrema complessità e densa di tensioni politiche non minori di quelle presenti e future del nuovo governo italiano.
Questo governo presenta a Bruxelles un buon biglietto da visita, una facciata rinnovata e credibile: c’è da augurarsi che l’interno non la smentisca e che, dall’altro lato del tavolo, anche gli interlocutori europei facciano la loro parte aiutando l’Italia a cambiare rotta, contribuendo così a cambiare anche la costruzione europea che ne ha anch’essa urgente bisogno.

Sarà questo il compito di un altro tridente, quello dei tre presidenti del Parlamento europeo, Davide Sassoli; della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e della Banca centrale europea, Christine Lagarde. Anche da questi interlocutori aspettiamo di capire quanto saranno capaci di cambiare questa Unione, facendole trovare solidarietà e coraggio.

1 COMMENTO

  1. Grazie Franco Chittolina…sempre un piacere leggerti…sempre un aiuto per entrare dentro la realtà politica troppo spesso vista solo da fuori..
    Buon lavoro, Bruna

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