Ma è mai possibile che nell’Unione Europea….

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Ma è mai possibile che una mezza isola del Mediterraneo, la Cipro europea, con poco più di 800 mila abitanti possa minacciare la sopravvivenza dell’UE con il suo mezzo miliardo di cittadini?

Ma è mai possibile che un Paese come l’Italia, con la sua maldestra diplomazia, sia stato lasciato solo dall’UE nella delicata controversia con l’India per la sorte dei suoi due marò?

Ma è mai possibile che dopo anni di tergiversazioni un Paese come la Grecia, che rappresenta appena il 2% del PIL europeo, sia ridotto sul lastrico perché l’Europa – e chi pretende di comandarla a bacchetta – ha rifiutato un salvataggio, all’inizio dai costi molto contenuti?

Ma è mai possibile che in una crisi economica grave che dura da anni e provoca recessione, disoccupazione e povertà crescenti, la solidarietà nell’UE si traduca in un miserabile “Bilancio 2014-2020” di appena l’1% del PIL europeo?

Ma è mai possibile che dopo tutti i disastri finanziari e bancari succedutisi in Europa e pronti a ripetersi, la Germania continui a rallentare il processo di Unione bancaria e impedisca alla Banca centrale europea di esercitare una effettiva sorveglianza sulle banche?

Ma è mai possibile che in Ungheria una Costituzione democratica, indispensabile per entrare nell’UE, venga manomessa nemmeno dieci anni dopo l’adesione ungherese, mettendo il bavaglio alla magistratura e alla libera stampa?

Sì, purtroppo tutto questo è stato non solo possibile ma è già avvenuto e altri scivoloni simili non sono esclusi in un prossimo avvenire.

Quelle evocate sopra sono solo alcune delle sventure recenti dell’UE, diverse per natura e gravità, ma che tutte convergono a segnalare che questa Unione Europea, se non cambia rapidamente, rischia di correre contro un muro e perdere la fiducia, già fragile, dei suoi cittadini.

A cosa potrebbe ancora servire un’Europa che continua a trascurare il Mediterraneo lasciando che siano i russi a dirci che cosa fare a Cipro e i neo-nazisti di Alba dorata in Grecia a spiegarci come uscire dalla crisi?

A che serve avere a Bruxelles un “Alto rappresentante per la politica estera”, tale Catherine Ashton, che sta a guardare l’aggravarsi di controversie internazionali, come quella italo-indiana, per non parlare dei molti focolai di guerra in Medioriente e in Africa e limitarsi, nei momenti di maggior “coraggio”, a dichiarazioni di rammarico, lasciando che sia Obama a dirci cosa fare con Israele e la Turchia?

A che serve un presidio europeo dei diritti e della democrazia, ispirato alla “Carta dei diritti fondamentali” del 2000, adottata proprio alla vigilia dell’allargamento dell’UE verso est, se poi si tace sulla democrazia calpestata in Ungheria e quella in precaria salute di molti altri Paesi europei, non solo a Est?

Ridotta così, l’UE rischia di servire a poco. Ma così non è sempre stato e così può non essere se l’UE riscopre la sua vocazione originaria, quella che la ispirò nell’ultimo dopoguerra, e se si riprogetta nel mondo nuovo nel quale siamo entrati da tempo, senza che la sua miope classe dirigente sembri essersene accorta.

Fortunatamente se ne stanno accorgendo i cittadini che, in occasione di elezioni recenti, e non solo in Italia, testimoniano il loro crescente malessere e la delusione nei confronti di un progetto europeo in cui avevano riposto molte speranze e che adesso li sta pericolosamente deludendo. Non ancora al punto di abbandonarlo o di “uscire dall’euro”, come qualcuno anche da noi va farneticando, ma certamente manifestando insoddisfazione per il governo della moneta unica e le ricadute sulla vita quotidiana degli europei.

È essenziale e urgente per la salute della democrazia nell’Unione Europea ascoltare la voce dei cittadini non solo ad Atene, Roma e Berlino, ma anche da Bruxelles. Prima che sia troppo tardi e che passi inutilmente anche questo “Anno europeo della cittadinanza”.

1 COMMENTO

  1. Condivido appieno l’analisi!
    E mi dico, non sarà che il problema sia dovuto alla scarsa qualità e livello dei politici in Europa, non dimenticando che i politici in Europa -quelli italiani per primi- sono limitati, impreparati, incapaci e molto, molto miopi.

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