Le posizioni dei gruppi politici al Parlamento europeo sul Recovery Fund della Commissione europea

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Gli Stati membri si sono, inoltre, impegnati ad arrivare a un rapido accordo con il Parlamento europeo rispetto al pacchetto di misure

Nel corso della sessione plenaria del Parlamento europeo recentemente svoltasi a Bruxelles, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha presentato la proposta di un Recovery Fund del valore di 750 miliardi di euro, nell’ambito di un nuovo bilancio UE a lungo termine. È stata altresì resa nota la revisione del programma di lavoro della stessa Commissione per il 2020, che conferirà priorità a tutte quelle azioni volte a favorire la ripresa e la resilienza dell’Unione. Nikolina Brnjac, rappresentante croata del Consiglio dei ministri dell’Unione Europea, ha, inoltre, ribadito l’impegno assunto dagli Stati membri ad arrivare a un rapido accordo con il Parlamento europeo rispetto al pacchetto di misure.

Dopo questa prima parte, i principali esponenti dei gruppi politici al Parlamento europeo hanno espresso le proprie opinioni.

Il popolare Manfred Weber si è dichiarato soddisfatto nel vedere la centralità della solidarietà per concepire un nuovo percorso comune europeo. La nuova disponibilità finanziaria deve, dunque, essere utilizzata per sostenere nuovi progetti, non per sanare vecchie questioni ancora irrisolte. Dal momento che la responsabilità è l’altro termine cruciale in tale processo, bisogna fornire chiarezza rispetto alla restituzione dei fondi, con nuove risorse proprie e un ruolo svolto dalle grandi compagnie digitali.

La socialista Iratxe García Perez ha elogiato l’iniziativa della Commissione europea e della sua presidente, che ha conferito al Parlamento europeo un ruolo significativo nella progettazione del Recovery Fund. Ritenendo questo momento fondamentale per la sopravvivenza stessa del progetto di integrazione europeo, è stato rivolto un invito al Consiglio ad adottare il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) a maggioranza qualificata, in modo che l’Unione Europea non sia «in ostaggio di quattro Stati membri che preferiscono una risposta nazionale a una europea.»

Il leader di Renew Europe Dacian Ciolos ha sottolineato come questo momento non trovi precedenti. Diventa, perciò, necessario che il QFP e il Recovery Fund vengano abbinati al Green Deal e all’Agenda digitale, in modo da formare un quadro complessivo uniforme e onnicomprensivo. È stato, infine, rimarcato come, dal momento che la solidarietà non è un principio privo di conseguenze, non si debba considerare l’Unione Europea alla stregua di un bancomat.

La verde Ska Keller ha affermato: «Non dobbiamo ripetere i grandi errori del passato e costringere i paesi all’austerità e a ideologie cieche di mercato. Dobbiamo invece assicurarci che i soldi siano ben investiti in progetti che aiutino nel lungo termine, creino posti di lavoro e salvino l’unico pianeta che abbiamo.»

Il gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica si è affidato alla sua copresidente Manon Aubry, la quale ha evidenziato come il piano presentato dalla Commissione europea non riesca a spezzare i legami con il passato, fermandosi di fatto «nel bel mezzo del guado.» Nonostante le proposte sulle risorse proprie vengano accolte positivamente, l’eurodeputata francese si è espressa a favore della cancellazione del debito contratto per la crisi e ha richiesto prestiti perpetui diretti agli Stati membri e il condizionamento del sostegno pubblico su considerazioni sociali.

Johan van Overtveldt, dei Conservatori e riformisti europei, ha insistito sulla necessità di avere condizioni chiare per emettere prestiti e sovvenzioni. Si ritiene, infatti, che i fondi debbano essere destinati ai casi dove ve ne sia un reale bisogno e che, al tempo stesso, si debbano istituire meccanismi di sicurezza per le imprese europee, senza che i lavoratori e le lavoratrici siano chiamati a pagare per tali programmi.

Per Identità e democrazia, Jörg Meuthen ha dichiarato la propria contrarietà alla proposta presentata da von der Leyen, in quanto priva di un’adeguata base giuridica, di responsabilità e senso economico e, dunque, «completamente sbagliata e senza senso.» L’obiettivo del gruppo diventa, quindi, quello di impedire che i contribuenti europei e le contribuenti europee debbano sostenere costi elevanti per la volontà della Commissione europea di spendere soldi senza ritegno alcuno.

Per approfondire: il comunicato stampa del Parlamento europeo

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