La Legge sulla Corte Suprema polacca viola i principi del diritto europeo: la sentenza della Corte di Giustizia

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Lo scorso 24 giugno la Corte di Giustizia dell’Unione europea si è pronunciata in merito alla “Legge sulla Corte Suprema” polacca, dichiarandola contraria ai principi del diritto europeo.
La legge polacca, entrata in vigore nell’aprile 2018, prevedeva l’abbassamento dell’età di pensionamento per i giudici della Corte Suprema da 70 a 65 anni, comportando il rischio di un pensionamento anticipato per 27 dei 72 membri della Corte, nonché per il Presidente, impossibilitato a portare a termine il proprio mandato di 6 anni. Eventuali proroghe sarebbero state subordinate all’autorizzazione del Presidente della Repubblica, senza tuttavia prevedere criteri per l’emanazione della stessa, né rimedi giurisdizionali ad un eventuale diniego.
La Commissione europea, nell’ottobre 2018, ritenendo che la legge violasse il diritto dell’Unione, aveva presentato ricorso per inadempimento dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Ue.
Con la sentenza C-619/18, la Corte ha accolto il ricorso della Commissione, rilevando nella legge polacca una grave violazione del diritto dell’Ue. Nello specifico, la Corte ha evidenziato come l’organizzazione dei sistemi giudiziari, pur essendo competenza degli Stati membri, comporti comunque il dovere, da parte di questi ultimi, di rispettare gli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione e, di conseguenza, i valori su cui l’Unione si fonda, tra i quali quello dello Stato di diritto (articolo 2 TUE). Ogni Paese membro è dunque tenuto a garantire l’indipendenza dei propri organi giurisdizionali e l’inamovibilità dei relativi componenti, corollari imprescindibili di uno stato di diritto moderno.
Secondo la Corte di Giustizia, la legge, applicandosi ai giudici in carica, comporterebbe una cessazione anticipata dall’esercizio della giurisdizione incompatibile con il principio di inamovibilità; in secondo luogo, il potere discrezionale attribuito al Presidente nel concedere o meno la proroga dell’esercizio minerebbe l’autonomia dell’organo giurisdizionale da eventuali condizionamenti governativi e, unitamente all’elevato numero di giudici interessati dalla riforma, rivela il carattere pretestuoso della “giustificazione” addotta dal governo polacco, ossia l’intenzione di uniformare l’età pensionabile dei giudici a quella degli altri lavoratori polacchi.
La Commissione europea ha accolto con favore la sentenza, dichiarandosi pronta a supportare la Polonia nella futura ottemperanza alla stessa e a discutere le altre questioni aperte in relazione allo stato di diritto nel Paese, per le quali è attualmente pendente una procedura di infrazione ex articolo 7 del Trattato sull’Unione europea.

PER APPROFONDIRE
Il Comunicato della Commissione europea
Il testo integrale della Sentenza

1 COMMENTO

  1. […] La riforma fa parte di un più ampio disegno di riforma della giustizia polacca, già in parte sottoposto a procedura di infrazione da parte della Commissione e cassato dalla Corte di Giustizia dell’Unione per aperta violazione dei princìpi del diritto, come avvenuto il 24 giugno scorso nel caso della legge sull’età pensionabile dei giudici della Corte Suprema polacca, dichiarata in contrasto con i principi del diritto europeo da parte della Corte di Giustizia dell’…. […]

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