Europa, è ora di scoprire le carte

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Se agosto per l’Europa non è stato un mese tranquillo, non sarà certo settembre il mese per riposare. Da troppo tempo ormai si vanno accumulando annunci, rinvii, contraddizioni e contrasti perché adesso i nodi non vengano al pettine.

Nell’ultimo Consiglio Europeo dei Capi di Stato e di Governo, a giugno, vi fu l’annuncio di una svolta dal rigore verso la crescita, dalla rigidità tedesca all’intesa per qualche flessibilità tra la Merkel da una parte e Monti e Hollande dall’altra. Non passò molto tempo che due Paesi, Olanda e Finlandia, rimettessero in discussione quelle decisioni dando fiato ai falchi annidati da sempre nella Banca Centrale Tedesca, ma infiltrati anche nel governo federale, mettendo in difficoltà la Merkel e il suo super-ministro delle Finanze, Schauble, orientati verso “più Europa” e meno Bundesbank (Buba), in soccorso anche di Mario Draghi diventato la bestia nera della Buba.

Adesso la resa dei conti è scritta a chiare lettere nel calendario di questa prima metà di settembre, anche se per la verità è già cominciata nei giorni scorsi con la girandola di incontri bilaterali tra l’altra “troika”, quella politica composta da Merkel, Hollande e Monti: una “troika” che alla fine dovrà farsi carico, con gli altri leader europei, di tradurre le conclusioni della “troika tecnica”, composta dalla Commissione Europea, la Banca Centrale Europea (BCE) e il Fondo Monetario Internazionale (FMI), alle prese con l’irrisolta bancarotta greca e ormai alla vigilia di dedicarsi all’esame alla Spagna.

Gli incontri bilaterali tra la Merkel, Hollande e Monti dei giorni scorsi hanno registrato più consensi che dissensi, senza tuttavia far pensare a un “direttorio” coeso dell’eurozona, nel quale l’asse franco-tedesco stenta a consolidarsi e dove sembra addirittura più avanzata l’intesa tra Germania e Italia, nonostante qualche dichiarazione intempestiva di Monti in agosto e il persistente attacco all’”italiano” Draghi da parte non solo della Buba, ma anche di importanti alleati della Merkel.

Conteranno adesso le decisioni formali adottate il 6 settembre dal Direttivo della BCE e il 12 settembre in programma alla Corte Costituzionale Tedesca. Nel primo caso si capirà fin dove Draghi riuscirà a spingere l’intervento della BCE e quali potrebbero essere le misure straordinarie più volte evocate, tenuto conto anche di quelle fatte balenare nei giorni scorsi dalla Federal Reserve USA; nel secondo caso, la sentenza della Corte Costituzionale Tedesca dirà quale sarà il margine di manovra consentito non solo alla BCE nei suoi interventi, e in particolare con il Fondo salva-Stati, ma anche alla Merkel nella sua difficile ricerca di “più Europa”.

Ma il 12 settembre sarà anche il giorno nel quale la Commissione Europea dovrà scoprire le sue carte dinanzi al Parlamento sul profilo dell’unione bancaria, primo passo verso un’unione politica, ormai urgente, e il giorno delle elezioni politiche in Olanda. Dall’intervento di Barroso a Strasburgo si capiranno le ambizioni di una Commissione in coma da tempo, un’amministrazione da tempo incapace di innovare al punto da farsi “scippare” il progetto di unione bancaria dal duo franco-tedesco; dall’esito delle urne olandesi si potrà misurare l’insofferenza verso le politiche di rigore e la resistenza a misure di solidarietà europea.

Saranno tutti segnali importanti per la riunione dei ministri delle Finanze dell’eurozona il 15 settembre, quando potranno finalmente diventare operative le conclusioni adottate nelle diverse sedi istituzionali nei giorni precedenti.

Sempre che la politica del rinvio non prevalga ancora una volta, come nel caso della Grecia tenuta sulla corda fino ad ottobre, metafora di una politica europea all’insegna delle “calende greche”.

1 COMMENTO

  1. Passato agosto e con settembre in corso è più che atteso lo “scoprire le carte” e verificare, con dovuta attenzione, che cosa pensano e attendono – da tempo – i cittadini europei delle tre aree diversificate d’Europa:
    -l’area europea nord;
    -l’area europea mediterranea;
    -l’area europea balcanica.
    I tre riferimenti, oggettivamente differenziati, per condizioni storiche-culturali e socio-economiche di sviluppo dovrebbero far di conto a mio avviso più che “resa di conti” tra le “troike” politiche e tecniche europee(Merkel, Holland, Monti e Commissione Europea, BCE ,FMI).
    Sempre a mio avviso si “IMPOMGONO” decisioni non più rinviabili ma “volutamente ricercate e coese” – non più solo parolaie – ma possibili e praticabili, pur gradualmente ma certe, verso il “LAVORO” che non c’è mentre aumentano i livelli di disoccupazione non solo giovanile e femminile.
    Sulla “essenzialità basilare” che è il “LAVORO” si dovrebbero superare le “contraddizioni e contrasti” che non sono più accettabili, umanamente e personalmente, da milioni di cittadini europei.
    Si attendono dall’Europa a dai Governi nazionali – con urgenza – segnali positivi con investimenti certi in posti di lavoro e crescita del PIL oltre l’1%, altrimenti, nel nostro Paese si continuerà a sopravvivere con l’assistenzialismo, apripista delle povertà famigliari e promotore, altrettanto certo,di prevedibili tensioni sociali.
    Io penso, sia più che unificante lo “scoprire le carte” degli interventi europei e nazionali – possibili e certi – in tutte le aree diversificate europee, dal nord ai balcani.
    Sarebbero risposte vere di equità sociale unificanti, pur minimali ma certe, per l’esercizio del diritto al “LAVORO” nel contesto unitario e politico europeo.

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