Europa al centro del confronto politico

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E’ stata ancora una settimana calda per l’Europa, portata dalla cronaca al centro del confronto politico, in attesa che la storia ne arresti la deriva ai margini del mondo di domani.

Per rendersene conto basta un breve elenco di quanto accaduto nei giorni scorsi: in Gran Bretagna lo smottamento del governo May e il nuovo (?) libro bianco Brexit; l’intervento di Mario Draghi al Parlamento europeo; a Bruxelles un Vertice Nato carico di tensioni tra Stati Uniti e l’Europa; subito dopo, l’incontro di Donald Trump con Theresa May ,  “amici” poco amici dell’UE; a Innsbruck la riunione informale dei ministri degli interni, costruttori di muri fuori e dentro l’UE.

Per non parlare di quanta Europa c’è stata in Italia negli interventi del ministro dell’economia Giovanni Tria, di quello delle Politiche europee, Paolo Savona e di quello del presidente dell’Associazione della Banche Italiane (ABI)Antonio Patuelli.

Per non farla troppo lunga, proviamo a riprendere dagli episodi citati solo alcuni spunti.

Il negoziato della Gran Bretagna con l’UE, per uscirsene dalla trappola innescata da Cameron nel 2016, prosegue nella gran confusione del traballante governo britannico con l’interlocutore UE, per ora compatto – e già questo è un piccolo miracolo – e fermo sulle sue posizioni: decida il governo di Sua Maestà se vuole stare dentro o fuori e, se fuori, con quali rapporti commerciali con l’UE e con quali garanzie per la libera circolazione delle persone e per un pacifico il confine tra le due Irlande. Sta diventando difficile in queste condizioni concludere il negoziato, come previsto, entro l’anno. Tutto è ancora possibile, nonostante le entrate a gamba tesa di Trump e la sua voglia di disintegrare l’UE.

Nella stessa giornata di lunedì scorso il presidente della BCE è intervenuto dinanzi al Parlamento europeo e non ha potuto evitare un riferimento all’Italia e alle molte parole in libertà pronunciate da ministri italiani, fatte salve quelle sagge del ministro dell’economia, Giovanni Tria.  Draghi ha risposto in particolare sulle deroghe sostanziali richieste in materia di conti pubblici: “Dobbiamo vedere i fatti prima di esprimere un giudizio, il test saranno i fatti, finora ci sono state le parole e le parole sono cambiate. Tradotto: riparliamone alla prossima legge finanziaria e vediamo quali saranno le compatibilità.

L’indomani è stato il turno di due altri interventi non banali: quello di Patuelli, presidente ABI: l’Italia scelga l’Unione Europea o farà la fine dell’Argentina e “l’economia italiana potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani”. Non sono necessari commenti.

Nello stesso giorno il neo-ministro alle Politiche europee, Paolo Savona, è intervenuto al Parlamento italiano, evocando in funzione difensiva il famoso “Piano B” per l’uscita dell’Italia dall’euro, chiedendo maggiori poteri per la Banca centrale europea e sollecitando la costruzione di un’Europa politica. Da chiedersi se non sia un modo per scaricare domani, in caso di crisi finanziaria, responsabilità nazionali sulle Istituzioni europee, incapaci di portare a compimento il processo federale.

Concludiamo brevemente questa cronaca con la riunione dei ministri degli interni UE a Innsbruck, sotto la guida della presidenza di turno austriaca, crocevia di incontri per i “sovranisti” d’Europa. E’ stato, come prevedibile tra sovranisti, un muro contro muro, come è giusto che capiti agli ossessionati dai muri. Decisioni rinviate nei tempi, cercando di allontanarne l’esecuzione dai Paesi UE, pronti ad alzare barriere all’interno dell’Europa se non sono protetti i confini esterni. Compito affidato per il 2020 al contributo di una polizia europea. Chissà se, dopo l’intervento del Quirinale sul presidente Conte, questa ulteriore “ingerenza UE” alla fine piacerà davvero a Salvini: è permesso dubitarne.

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