Clima: il grave ultimo allarme degli esperti

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A tre anni di distanza dall’Accordo di Parigi sul clima, il gruppo di esperti dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) ha presentato, su specifica richiesta dei firmatari dell’Accordo stesso, il rapporto speciale sugli effetti del surriscaldamento globale del Pianeta.

L’IPCC, nato sotto l’egida dell’ONU nel 1988, conta oggi 197 Stati membri, dei quali 188 hanno ratificato l’accordo di Parigi. Il rapporto, elaborato da più di 80 esperti provenienti da vari Paesi ed infine sottoscritto dai rappresentanti di tutti gli Stati aderenti, oltre ad essere un ennesimo campanello d’allarme, mette in scena gli effetti devastanti di un surriscaldamento di 1,5°C e 2°C delle temperature mondiali rispetto ai livelli preindustriali. Vale a dire proprio quegli scenari che corrispondono agli impegni presi dai firmatari dell’Accordo di Parigi e che, malgrado tutto, stentano ad essere presi seriamente e politicamente in considerazione con azioni concrete. Ad oggi, questo aumento ha già raggiunto 1°C, cosa che limita fortemente il margine di manovra se effettivamente si vuole fermare il veloce surriscaldamento in corso e limitarlo ad un aumento dell’1,5°C.

E’ quindi un richiamo urgente a tutti i responsabili politici, agli operatori industriali ed economici e all’intera società civile ad agire a tutti i livelli per limitare e, a termine, sopprimere le emissioni di gas a effetto serra prodotte dalle attività umane, causa principale del surriscaldamento climatico. Il rapporto indica inoltre che la temperatura è aumentata di 0,17°C ogni dieci anni a partire dal 1950 e che, al ritmo attuale, raggiungerebbe già  un aumento di 1,5°C nel 2030.

Gli effetti del surriscaldamento sono già oggi molto visibili : siccità, piogge e diluvi, incendi boschivi, tifoni e allagamenti, innalzamento del livello dei mari, scioglimento dei ghiacciai e nuova povertà per milioni di persone.

Malgrado gli scenari estremamente inquietanti delineati nel rapporto e ai quali saremo confrontati in un prossimo futuro, il rapporto dell’IPCC indica tuttavia alcune vie d’uscita che richiedono  azioni urgenti, politicamente, economicamente e culturalmente coraggiose. In primo luogo una riduzione drastica del 45% delle emissioni globali di anidride carbonica entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010, in particolare nei settori dell’energia, dell’industria, dei trasporti, dell’edilizia, dell’urbanismo e della gestione delle terre. Con l’obiettivo in ogni caso, di azzerare entro il 2050 tutte le emissioni di CO2 e di produrre l’85% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili.

Una grande sfida quindi che nessuno puo’ ignorare se si vuole salvare il Pianeta. L’Unione Europea ha sempre sottolineato l’importanza di limitare il surriscaldamento a 1,5°C, ma gli sforzi per raggiungere questo obiettivo, di per sé già carico di tragici effetti, devono essere moltiplicati e concretizzati senza più attendere. L’accordo raggiunto nel giugno scorso di portare al 32% l’uso di energie rinnovabili entro il 2030 rischia infatti di non essere sufficientemente adeguato.

Sono necessari quindi nuove decisioni e nuovi impegni che coinvolgano sia i responsabili politici ad ogni livello che tutti i cittadini nelle loro azioni e decisioni quotidiane.

Purtroppo questo estremo campanello d’allarme rischia di non essere sufficientemente inteso dalle potenze maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra, in particolare dagli Stati Uniti, usciti dall’Accordo di Parigi e dalla Cina, la quale, malgrado gli sforzi, rimane il Paese che inquina di più al mondo ed è responsabile di più del 28% di tutte le emissioni di anidride carbonica.

Un nuovo appuntamento fra i responsabili politici del mondo è previsto per la prossima Conferenza sul clima (COP 24) che si terrà a Katovice nel dicembre prossimo. L’attesa è grande perché ormai, in gioco, c’è il futuro del nostro Pianeta Terra.

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