Migrazioni tra naufragi e discussioni sulle norme future

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Mentre continua la strage di migranti nelle acque del Mediterraneo, il Parlamento europeo si appresta a votare la direttiva sui rimpatri degli immigrati illegali contro la quale si schiera ufficialmente anche Amnesty International.
Dopo l’iniziativa promossa da una rete europea di ONG e associazioni che in pochi mesi ha raccolto circa 40.000 firme per chiedere ai deputati europei di non approvare la direttiva sui rimpatri, definita «direttiva della vergogna», e dopo l’analoga presa di posizione della Conferenza degli Episcopati della Comunità   europea (COMECE), anche Amnesty International si è espressa contro i contenuti della direttiva in discussione presso il Parlamento europeo.
La segretaria generale di Amnesty, Irene Khan, ha infatti chiesto all’UE di proteggere i diritti dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo, sollecitando il Parlamento europeo a bocciare la proposta di direttiva su standard e procedure comuni riguardanti il rimpatrio dei migranti irregolari. «Desidero ricordare ai governi europei che se una persona è priva di documenti, ciಠnon significa che sia anche priva di diritti» ha dichiarato la rappresentante di Amnesty, aggiungendo che «i diritti umani spettano a ogni essere umano, a prescindere dal suo status legale: i richiedenti asilo politico in fuga dalla persecuzione hanno il diritto a chiedere asilo, i migranti hanno il diritto di essere trattati umanamente e con dignità  ». Sottolineando come il testo della proposta di direttiva in discussione nell’Aula europarlamentare prevede la possibilità   di tenere in carcere persone, minori compresi, che non hanno commesso alcun reato, fino a 18 mesi, Khan ha osservato che «l’Europa puಠfare di meglio» e per questo ha sollecitato l’Europarlamento a «bocciare il testo di direttiva e ad assicurare che siano introdotte effettive garanzie a tutela dei diritti dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo, una categoria particolarmente vulnerabile e priva di protezione». Amnesty International ricorda inoltre che «la detenzione dev’essere l’ultima e non l’unica risorsa e che il periodo di detenzione deve durare il minor tempo possibile e non prolungarsi a oltranza», così come ritiene «inaccettabile» il divieto di reingresso previsto dalla direttiva: «Se approvata, questa misura potrebbe costituire un pesante ostacolo all’accesso al diritto d’asilo nell’UE e penalizzare i ricongiungimenti familiari».
Intanto, mentre si discute delle future regole in materia di immigrazione illegale nell’UE, continuano le traversate del Mediterraneo dalle coste nordafricane a quelle dell’Europa meridionale, caratterizzate da tragedie quotidiane. Dopo il naufragio a sud di Malta del 15 giugno, con almeno 6 dispersi tra i quali alcuni bambini, è stato accertato il naufragio di un’imbarcazione partita dal porto libico di Zuwarah e diretta verso l’Italia il 7 giugno scorso, con un bilancio drammatico: 40 i morti accertati e un centinaio i dispersi. Secondo alcune stime, circa il 5% dei migranti che tentano di raggiungere le coste meridionali dell’UE perdono la vita nelle acque del Mediterraneo, per un totale di almeno 10.000 vittime negli ultimi dieci anni.

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