UE: quali responsabilità del capro espiatorio?

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E ci risiamo. L’Unione Europea non ha fatto a tempo a risvegliarsi dal suo lungo letargo e già è diventata bersaglio di accuse aspre da più parti, non sempre con fondamento.

Ci aiutano a capire due argomenti di bruciante attualità, senza alcun apparente collegamento tra di loro: la pressione migratoria sull’Italia e la decisione di staccare la spina al piccolo Charlie in Gran Bretagna.

Quanto sta avvenendo in questi giorni nella contesa Italia e UE sull’accoglienza dei migranti è tema noto. Da anni ormai va crescendo la pressione migratoria nel Mediterraneo, in particolare sulle coste dell’Italia e della Grecia, dove la capacità di accoglienza è al limite. Una situazione che si è aggravata dopo la chiusura della “rotta balcanica” e il discutibile accordo tra UE e Turchia, voluto dalla Germania, per arginare i flussi di profughi da quell’area verso l’Europa. Il mare calmo dell’estate sta facendo il resto, portando verso il nostro Paese migliaia di migranti ogni settimana.

Dopo anni di vaghe promesse, come quelle ancora distribuite in occasione del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo a fine giugno, il governo italiano ha alzato la voce minacciando di chiudere i porti alle navi battenti bandiera straniera che concentrano sull’Italia il trasporto dei migranti. Scattano in questa situazione le regole dell’Accordo di Dublino che fanno carico al Paese di primo approdo l’obbligo dell’accoglienza dei migranti, in attesa di riconoscerne lo statuto di profughi a conclusione di una procedura lunga e complessa.

Di qui le comprensibili critiche all’UE per la sua rigidità e la conseguente incapacità di ripartire l’accoglienza tra i diversi Paesi europei, chiusi a riccio nelle loro frontiere, come nel caso di Ungheria, Polonia e dintorni, ma anche di Stati presunti ospitali che si affacciano sul Mediterraneo, come la Francia e la Spagna.

Resta da capire,in democrazie che si rispettino, di chi siano le responsabilità. Facile sparare su Bruxelles, dove agli elogi alle “eroiche Italia e Grecia” non seguono decisioni concrete, dimenticando che queste incombono agli Stati membri UE, quegli stessi che – governo Berlusconi- Maroni consenziente – hanno sottoscritto l’Accordo di Dublino e del quale si continua a rinviare una doverosa revisione.

Non accenna ancora a scomparire, nemmeno nella “nuova Europa” auspicata da Macron – che nel giro di pochi giorni sui migranti si è clamorosamente contraddetto – l’abitudine della chiacchiera e del rinvio delle decisioni né il gioco dello scarica-barile, fertile terreno di coltura per i latenti virus nazional-populismi che minacciano il futuro dell’UE.

E sono stati ancora questi i virus all’opera nella dolorosa vicenda in Gran Bretagna del piccolo Charlie, affetto da un’incurabile malattia genetica, per il quale i tribunali inglesi hanno autorizzato a staccare la spina che lo teneva in vita.

Non è parso vero, anche in questa occasione, risentire la voce dei nazional-populisti nostrani: liquidatorio, come al solito, Grillo che ne ha approfittato ancora una volta per attaccare  questa “europetta insipida e senz’anima”, mentre sono state anche più approssimmative e rozze le parole usate dal suo candidato complice Salvini, che ha parlato di “un omicidio con la complicita’ dell’UE”.

Ancora una volta tutti insieme a sparare sul pianista, accusando l’UE e l’Europa di una decisione di cui non hanno alcuna responsabilita’, che é invece dell’Alta Corte e della Suprema Corte della Gran Bretagna, mentre la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo si é dichiarata non competente per intervenire in merito. Corte europea che solo la provata ignoranza di Salvini puo’ credere – o fingere di credere – abbia a che vedere con l’UE e la sua Corte di Giustizia, con sede a Lussemburgo,  e che sull’argomento non é stata chiamata a intervenire.

In conclusione: due vicende tra loro non collegate, se non dall’esigenza di riflettere seriamente sui diritti delle persone e degli Stati e sulle giurisdizioni competenti in materia, oltre che sulla buona fede di politici inclini allo sciacallaggio alle spalle di vittime innocenti, come nel caso di Charlie e dei migranti che fuggono da guerre e fame.

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