Trump, un trampolino per l’Europa

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L’Unione Europea sembrava in coma ancora fino a pochi giorni fa, né sembravano segni di risveglio politicamente significativi i reiterati richiami al rigore nelle finanze pubbliche, come appariva la richiesta di Bruxelles all’Italia di una manovra correttiva di 3,4 miliardi di euro.

Da qualche giorno qualcosa sembra cambiare, il malato europeo “in crisi esistenziale”, come diagnosticato qualche mese fa dal Presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, sembrerebbe tornare in vita e accennare qualche reazione di ripresa.

A destare l’UE dal suo lungo letargo è venuto in soccorso dagli USA il Presidente Donald Trump, che oltre a risvegliare i cittadini americani scesi a milioni in piazza, sta risvegliando anche i responsabili politici europei.

Di risveglio non si può certo parlare per il Presidente della Banca centrale europea (BCE), Mario Draghi, da sempre vigile sentinella di fronte all’inerzia della politica e che, ancora l’altro giorno, ha risposto a muso duro a Trump, quanto piuttosto per il suo collega Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e per il duo Angela Merkel e François Hollande, cui ha fatto eco anche il nostro Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, in occasione del vertice a Lisbona  dei leader di area socialista dell’UE.

La sorpresa maggiore è venuta da Donald Tusk, fino a oggi pallido Presidente del Consiglio europeo, in una lettera inviata ai Capi di Stato e di governo alla vigilia del Vertice di Malta della settimana scorsa. L’appuntamento di Malta era stato programmato per rispondere al problema dei flussi di migranti, in particolare nell’area mediterranea e qualche passo avanti in materia è stato fatto. Ma quello che ha calamitato le preoccupazioni dei leader politici europei è stata l’irruzione di Trump sulla scena mondiale e le sue zampate contro l’UE e la Germania, sottoposte a un tiro serrato di accuse: dal caos provocato dall’ingresso in Europa dei migranti fino al comportamento irresponsabile del governo tedesco, senza dimenticare gli attacchi alla NATO. E non sono state rassicuranti le dichiarazioni contro l’euro di Marine Le Pen, docilmente seguite dai Salvini nostrani.

Una traccia inconsueta delle preoccupazioni europee, e che sembra segnare un primo risveglio dell’UE, affiorava nella lettera di Donald Tusk ai Capi di Stato e di governo UE.

Dopo aver evocato grandi cambiamenti nel mondo, Tusk punta i riflettori sul cambiamento in provenienza da Washington “che pone l’Unione Europea in una situazione difficile, in quanto la nuova amministrazione sembra mettere in discussione gli ultimi settant’anni di politica estera americana”. Di qui il richiamo all’UE perché mostri orgoglio e dignità, ricordi la sua storia di tragedie e di capacità di risorgere e sappia tener testa a potenze straniere che la minacciano, per concludere che è necessario “sfruttare a vantaggio dell’UE il cambiamento della strategia commerciale degli USA”, continuando a “difendere fermamente l’ordine internazionale fondato sullo stato di diritto”. Parole forti e insolite per un dialogo tra partner storici, a cui hanno fatto solo una debole eco le conclusioni del Consiglio europeo, limitatosi ad alcune misure per contrastare il traffico di migranti dalla Libia, con un modesto stanziamento di risorse per farvi fronte.

Più importante quanto avvenuto ai margini del Consiglio europeo, quando Angela Merkel ha annunciato la possibile opzione di un’Unione a più velocità da valutare e mettere nero su bianco nella Dichiarazione in corso di elaborazione per il Consiglio europeo di Roma, il prossimo 25 marzo per celebrare i sessant’anni del Trattato di Roma, dal quale nacque la Comunità economica europea (CEE), diventata nel 1992 l’attuale Unione Europea.

Parole ancora prudenti ma dotate di un potenziale politico esplosivo per il futuro dell’Europa e la sua prospettiva di rilancio dopo anni di letargo economico e sociale, di irrilevanza politica  e di declino negli affari del mondo.

Se non proprio un inatteso nuovo padre fondatore per l’UE, Trump potrebbe almeno essere, in collaborazione con il suo improbabile “amico” Putin, un trampolino che può aiutare l’Europa a tuffarsi nelle acque tempestose di questo mondo e riprendere a nuotare, unita con chi ci sta,  verso democrazia, giustizia e pace.

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