Lisbona dopo Atene e Dublino

1162

Questa la traiettoria degli interventi «di salvataggio» dell’Ue varati a condizioni durissime e quasi «punitive» che, come ci ha insegnato la vicenda greca, obbligano i Paesi destinatari degli aiuti a drastiche misure nazionali che non possono non generare tensioni sociali.
Così è accaduto in Grecia circa un anno fa e così sarà  , prevedono alcuni, in Portogallo dove, a complicare ulteriormente le cose, ci si mette una campagna elettorale in corso in vista delle elezioni politiche che il 5 giugno prossimo vedranno cambiare il colore del governo, chiedendo così all’Europa un ulteriore sforzo di dialogo con tutte le forze politiche nazionali lusitane in attesa che il quadro e i rapporti di forza si chiariscano per la prossima legislatura.
Cosa è successo esattamente al Portogallo? Un anno fa il Fondo Monetario Internazionale (FMI) spendeva nei confronti di Lisbona parole tutto sommato rassicuranti parlando di «esposizione del sistema bancario limitata agli asset tossici», di «assenza di bolla immobiliare» che, ad esempio, fu la ragione che portಠl’Irlanda a chiedere l’intervento del Fondo Salva-Stati dell’Ue e del Fondo Monetario internazionale e di «efficaci meccanismi di supervisione e regolamentazione» in virtù dei quali una situazione come quella greca non avrebbe dovuto verificarsi.
Il Portogallo non è «colpevole», come fu la Grecia, di un atteggiamento discutibile nella presentazione dei propri conti all’Europa (forse solo responsabile di qualche ritardo nella richiesta di aiuto) e nemmeno al centro di una bolla speculativa. Vengono probabilmente al pettine nodi di lunga durata che forse devono far riflettere anche altri Paesi, tra cui l’Italia, che dalla situazione portoghese non sono poi così distanti. Il Portogallo sconta, infatti, oggi un quindicennio di veti incrociati sulle riforme strutturali e di basso livello di crescita. Da tutto questo è risultata una situazione di forte debito pubblico (perchà© nulla si è fatto sul versante fiscale) e di pesante indebitamento dei privati. Insomma, una situazione irrisolvibile senza un intervento di salvataggio esterno.
E così la riunione congiunta Eurogruppo Ecofin dell’8-9 aprile si è ritrovata di nuovo sul tavolo una richiesta di aiuto alla quale ha risposto positivamente varando un piano per un prestito stimato ad oggi in 80 miliardi di euro (50 dagli Stati membri e 30 da Commissione e FMI) concessi in cambio di «un ambizioso impegno per ridare sostenibilità   al sistema fiscale», di «riforme strutturali che riducano la rigidità   del mercato del lavoro e incrementino la competitività   dell’economia, anche attraverso un programma di privatizzazioni» e di «misure atte a mantenere la liquidità   e la solvibilità   del settore finanziario».
Che cosa tutto ciಠvorrà   dire nel concreto e nel quotidiano della vita dei cittadini si vedrà   nelle prossime settimane quando dapprima la missione composta da Unione Europea, della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale sarà   a Lisbona per avviare i negoziati che dovrebbero portare al varo del piano di Stabilità   all’ECOFIN del 16 maggio (dando così al Tesoro portoghese l’ossigeno per affrontare le scadenze di ammortamento del debito previste a giugno che ad oggi non sarebbero onorabili) e poi quando il futuro governo nazionale varerà   le misure richieste da Bruxelles che ha già   etichettato come «punto di partenza» il piano di riforme la cui non approvazione da parte del Parlamento portoghese il 23 marzo scorso è all’origine della caduta del governo socialista d Josè Soctraes
Intanto già   oggi si puಠregistrare come la crisi portoghese non abbia palesato le divisioni che si manifestarono ai tempi di quella greca: la Germania che per lungo tempo si oppose agli aiuti al governo ellenico oggi definisce il piano varato per il Portogallo come la «soluzione migliore possibile» e, più in generale sembra accettare l’idea che alcuni Paesi dell’Unione Monetaria, essendo più deboli, abbiano bisogno di un sostegno finanziario che si esprime nel binomio severità  -solidarietà   già   sperimentato un anno fa e di cui oggi si fanno interpreti accanto alla Germania anche altri Paesi come la Finlandia, i Paesi Bassi e la Francia che hanno insistito per «condizioni decisamente stringenti» e per misure di politica di bilancio «convenute nei minimi dettagli».
Va infine segnalato che secondo quanto dichiarato dal Klaus Regling, amministratore delegato del fondo europeo di sostegno ai Paesi in difficoltà   (EFSF, European Financial Stability Facility) quello a favore del Portogallo sarà   l’ultimo salvataggio operato dall’Europa che dovrebbe avere esteso un «cordone sanitario».
Resta da capire che cosa succederà   domani sia alle economie già   «salvate» dall’Europa sia a quelle che hanno caratteristiche non molto dissimili da quella portoghese.
Mentre per la Grecia, recentemente richiamata da Bruxelles al rispetto degli impegni assunti, si parla sempre più insistentemente di «ristrutturazione del debito sovrano», (procedura di rinegoziazione di tassi e scadenze del prestito che darebbe al meccanismo europeo di stabilità   la precedenza assoluta come creditore), Spagna e Italia fanno sapere che per le loro economie il rischio di contagio non esiste, sottolineando rispettivamente che «La Spagna ha operato tutte le riforme strutturali necessarie per non essere contagiata dalla crisi» o che in Italia, Paese che come il Portogallo è cresciuto poco, ha un’economia poco competitiva e fatica a implementare riforme strutturali, c’è un livello di indebitamento delle famiglie e del settore privato più basso di quello portoghese che dovrebbe fare da argine.
Certo, in tutto questo non sono un segnale positivo le parole di Emma Marcegaglia, presidente degli industriali italiani che all’indomani della decisione della Banca Centrale Europea di alzare i tassi di interesse di un quarto di punto si dichiara «perplessa» temendo che «questo aumento che potrebbe anche non essere l’unico possa avere effetti negativi sulla ripresa ancora fragile, specie nei Paesi del sud Europa».

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here