Le previsioni economiche dell’autunno 2017. La crescita continua in un contesto politico in evoluzione

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La Commissione europea ha pubblicato le previsioni economiche d’autunno, in cui si prevede una crescita per tutta l’Unione Europea

La Commissione europea ha recentemente pubblicato le previsioni economiche d’autunno, in cui si prevede una crescita continuata in tutta l’Area Euro, oltre che nell’intera Unione Europea, con ritmi pari al 2,1% nel 2018 e dell’1,9% nei dodici mesi successivi. Questo dato è significativo, soprattutto se si pensa che le previsioni di primavera attestavano all’1,8% la crescita prevista per il prossimo anno.
Ancora più significativo è il tasso di crescita dell’Area Euro per l’anno che sta per concludersi, che si assesterà intorno al 2,2%, il miglior dato registrato negli ultimi dieci anni. Anche in questo caso, le previsioni di primavera erano meno ottimiste, in quanto indicavano un 1,7% di crescita. L’economia dell’Unione Europea, nel complesso, crescerà del 2,3%.
Le previsioni sono basate su ipotesi tecniche relative ai tassi di cambio, ai tassi d’interesse e ai prezzi delle materie prime, nonché di tutte le altre informazioni rilevanti disponibili al 23 ottobre scorso.

Bene la crescita, ma in futuro si registrerà una flessione
I dati precedentemente riportati non possono che evidenziare come l’economia europea stia crescendo a ritmi migliori di quelli previsti sino a pochi mesi fa. La ragione di questo fenomeno è da ricercare senza dubbio nella tenuta dei consumi privati, nella maggiore crescita a livello mondiale, nel calo della disoccupazione e nella ripresa degli investimenti, nonché in un clima economico più favorevole rispetto a qualche tempo addietro. Se la crescita prevista per l’anno prossimo si assesterà al 2,1%, va tuttavia segnalato come essa subirà una leggera flessione nel 2019.

Un contesto politico in evoluzione
È ormai da più di quattro anni che si registra una ripresa, anche se essa rimane incompleta, in quanto è collegata a una poca dinamicità del mercato del lavoro e una scarsa crescita dei salari. Queste ragioni fanno sì che la politica possa incidere molto nella crescita del PIL e nel controllo dell’inflazione. Va segnalato come, nel 2018, alcuni Stati membri dell’Area Euro adotteranno politiche di bilancio espansionistiche e che la Banca centrale europea da tempo sostiene una politica monetaria molto favorevole.

Disoccupazione in calo
La crescita della domanda interna e dei salari dovrebbero favorire condizioni migliori per il mercato del lavoro e, dunque, per la creazione di nuovi posti di lavoro, anche se quest’ultima potrebbe non verificarsi in quanto alcuni paesi hanno sospeso gli incentivi fiscali e altri stanno registrando carenze di personale qualificato. In ogni caso, il 2017 farà registrare un tasso di disoccupazione all’interno dell’Area Euro pari al 9,1%, il livello più basso dal 2009 a questa parte. Questo dato dovrebbe scendere ulteriormente nei prossimi anni: 8,5% nel 2018 e 7,9% nel 2019.

Inflazione contenuta
Il tasso d’inflazione al consumo ha subito variazioni durante i primi nove mesi dell’anno per gli effetti della base energetica ed è aumentata l’inflazione di fondo, che si assesta comunque su bassi livelli a causa dell’insufficiente crescita dei salari e della persistente paralisi del mercato del lavoro. Va segnalato come l’inflazione dell’Area Euro si assesterà all’1,5% per l’anno in corso, per poi scendere all’1,4% nel 2018 e risalire all’1,6% nei dodici mesi successivi.

Le condizioni cicliche fanno migliorare le finanze pubbliche
Grazie alla ripresa della crescita, le finanze pubbliche dei paesi dell’Area Euro dovrebbero registrare un miglioramento superiore a quello previsto in primavera. Se le politiche attuali non dovessero mutare, il rapporto disavanzo pubblico/PIL dovrebbe assestarsi all’1,1% per il 2017, rimanere invariato nel 2018 e scendere allo 0,8% nel 2019; il rapporto debito pubblico/PIL sarà pari al 89,3% nel 2017, all’87,2% nel 2018 e all’85,2% nel 2019.

Compensazione dei rischi
È noto come gli sviluppi economici possano essere migliori o peggiori del previsto: al momento, essi parrebbero compensarsi. I rischi di revisione al ribasso sono le tensioni in Corea, le possibili condizioni finanziarie restrittive a livello globale, l’aggiustamento economico nella Repubblica Popolare Cinese e l’estensione delle politiche protezionistiche; per quanto riguarda il fronte interno, invece, i rischi comprendono gli sviluppi nei negoziati sulla Brexit, un più forte apprezzamento dell’Euro e un aumento dei tassi di interesse a lungo termine. In ogni caso, la crescita all’interno dell’Unione Europea potrebbe essere migliore del previsto, con tassi più alti di quelli del resto del mondo.

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