La tournée estiva di Angela in Europa

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Chi avesse creduto che protagonista dell’incontro estivo di Ventotene tra Matteo Renzi, Angela Merkel e François Hollande fosse il Presidente del Consiglio italiano si deve ricredere. Ventotene era solo una delle tappe della tournée estiva di Angela Merkel nei suoi “possedimenti europei”, in vista del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo, in programma a Bratislava, capitale della Slovacchia, il prossimo 16 settembre.

Si tratta di un importante Vertice informale, il primo a 27 senza la Gran Bretagna chiamatasi fuori dall’UE, organizzato dalla presidenza slovacca di turno, proprio per consentire ai 27 Paesi rimasti di orientarsi sul da fare dopo l’azzardo di Brexit. Un argomento già affrontato dalla Merkel in un suo precedente incontro con il nuovo Primo ministro britannico, Theresa May.

A Ventotene Angela Merkel aveva adottato un profilo basso, tacendo sul domani più di quanto abbia detto sul presente, soprattutto non esponendosi sulla prospettiva di una futura Europa federale. Prudente era stato anche François Hollande, ingessato al tradizionale mito della “sovranità” francese, lasciando all’ospite italiano via libera per evocare orizzonti più impegnativi per la futura Unione Europea, ma senza troppo riprendere il sogno di Altiero Spinelli.

Per tutti e tre i leader europei, alla guida dei tre principali Paesi UE dopo l’azzardata scelta britannica, sono tempi difficili è a rischio consenso popolare e non sembrano essere i temi europei quelli in grado di rafforzarli agli occhi dell’opinione pubblica.

Dei tre poi non c’è dubbio che navighi in migliori acque la Merkel, che può comunque contare sul Paese europeo in migliore salute economica e commerciale e su una centralità politica che in Europa nessuno contesta e nel mondo tutti rispettano.

Forte di questa situazione, Angela Merkel, senza strafare ma anche senza risparmiarsi, va tessendo la sua tela che, piaccia o meno, oltre ad essere quella della Germania, è anche quella dell’Europa.

Dopo il vertice a tre di Ventotene la Cancelliera ha incontrato i colleghi dei tre Paesi baltici, poi quelli dei quattro Paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca) e infine quelli di Austria, Croazia, Bulgaria e Slovenia, per poi terminare con una riunione a Berlino con il Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Mancano nella lista i Paesi del sud affidati, sembrerebbe, all’attenzione di Francia e Italia, già incontrate a Ventotene.

Non sono nuovi simili giri di contatti nell’UE, ma in passato erano opera o della Presidenza UE di turno o dei vertici istituzionali di Bruxelles: non è più così nell’Unione intergovernativa europea a crescente guida tedesca, non immune da qualche supplementare indebolimento della legittimità democratica europea.

Colpisce l’assenza di ruolo in questi contatti dei Presidenti della Commissione europea, del Consiglio europeo (quel Donald Tusk, polacco e pure fedele portavoce della Merkel) e  del Parlamento europeo, assenza di ruolo quest’ultima che colpisce ancor di più, trattandosi di Martin Schulz, tedesco, ma almeno non della stessa famiglia della Merkel.

Non stupisce la crescita del protagonismo europeo, peraltro da molti auspicato, della Cancelliera che più d’uno immagina, in un futuro non lontano, alla guida dell’Unione Europea. Una prospettiva da non escludere già alla scadenza del 2020, quando verranno rinnovati i vertici comunitari, all’indomani delle elezioni europee del 2019.

Sarebbe importante e di buon augurio per l’Europa che tutto questo avvenisse nel quadro di una legittimità democratica europea condivisa, dinamica in parte già avviata con il Trattato di Lisbona, e non soltanto come corollario di una legittimità derivata da un’elezione nazionale, per quanto importante, quale quella che si annuncia in Germania nell’autunno del prossimo anno.

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