La strada stretta della legge di bilancio

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Basta una rapida occhiata al calendario per capire quanto è in salita la strada che si appresta ad affrontare il governo italiano, preso nella morsa tra la procedura avviata in vista della Legge di bilancio 2017 e il cammino verso il referendum sulla riforma costituzionale fissato per il prossimo 4 dicembre. Il tutto sotto lo sguardo attento dell’Unione Europea con la quale l’Italia deve, nel primo caso, trovare un difficile accordo e, nel secondo, rassicurare i partner europei sulla governabilità futura del Paese.

La formazione della “Legge di bilancio”, chiamata in passato “Finanziaria” o “Legge di stabilità”, prevede un avvio a partire dalla nota di aggiornamento del “Documento economico e finaziario”(Def), appena presentato dal governo. Si tratta di un documento di analisi e previsione sugli indicatori chiave della nostra economia e dovrebbe fotografare realisticamente lo stato di salute del Paese e realisticamente prevederne gli sviluppi.

Capita però che la politica non obbedisca sempre al “principio di realtà”, per non spaventare i cittadini-elettori e, in questo caso, anche per non allarmare le Autorità europee, cui spetta il compito di raffrontare l’affidabilità dei dati economici con le misure fiscali e di spesa contenute nella successiva “Legge di bilancio”. Quest’ultima dovrà essere presentata all’UE entro il 15 ottobre, per essere esaminata nel corso di novembre e affrontare poi il voto in Parlamento, alla Camera possibilmente prima del voto referendario il 4 dicembre per essere poi valutata in sede UE.

Bastano due domande semplici per farsi una prima idea della strada stretta del governo: quali i margini di flessibilità è possibile ottenere da Bruxelles, a partire dai dati non sempre solidi del Documento economico e finanziario? Quali i margini di manovra per convincere Bruxelles sull’evoluzione della politica di bilancio italiana e non perdere il consenso degli elettori a dicembre, quando in gioco potrebbe esserci anche la sorte del governo?

Alla prima domanda usa rispondere che le trattative tra Roma e Bruxelles sono in corso, aggiungendo subito dopo che l’Italia di margini di flessibilità ne ha già avuti di consistenti. Ora proprio di questo si tratta: a Bruxelles dubitano che la crescita nel 2017 possa raggiungere la soglia, comunque modesta, dell’1% del PIL e ritengono che sia eccessivo lo scarto del deficit annuale sul PIL proposto al 2,4%, invece che all’1,8% indicato dal governo italiano nella primavera scorsa.

Si dirà: tutto questo agitarsi per qualche decimale? Ebbene sì, perché questo scarto si traduce, se tutto va bene, in un gruzzolo di 9-10 miliardi di euro, destinato ad alleggerire la futura “Legge di stabilità”, alleviando un po’ le tasche degli italiani proprio alla vigilia del voto referendario. E’ singolare che altri Paesi, come la Francia, abbiano anche scostamenti maggiori del deficit (attorno al 3%), senza che la politica nazionale se ne faccia troppo problema o che osservatori e stampa mostrino più di tanto di preoccuparsi delle reazioni di Bruxelles.

E’ vero però che per l’Italia c’è una ciliegina sulla torta: a rendere ancora più acrobatica l’intesa con l’UE permane il macigno del debito consolidato italiano che continua a crescere, collocandosi a poco meno del 133% sul PIL (in Francia al 97,5%), quando la soglia tendenziale convenuta è del 60%.

Resta però ancora da rispondere alla seconda domanda, sui margini di manovra del governo italiano. Tre gli argomenti offerti all’UE per convincerla dell’eccezionalità della situazione italiana: l’esigenza di trasferire risorse verso gli investimenti per rilanciare la crescita e ridurre debito e deficit, l’obbligo per l’Italia di ricostruire le zone colpite dal recente terremoto e il dovere morale di far fronte all’accoglienza di migranti e profughi che continuano, e continueranno, a riversarsi sulle nostre sponde meridionali. Che queste uscite in bilancio siano congrue rispetto alle esigenze invocate sarà oggetto nei due mesi prossimi di un’aspra trattativa con Bruxelles, sotto l’occhio dei falchi del nord, Berlino in testa.

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