La storia a ritroso

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“Il futuro alle spalle” è il titolo di una raccolta di saggi della filosofa Hannah Arendt. Un titolo appena leggermente diverso – “Un grande futuro dietro alle spalle” – da quello di un’intrigante autobiografia di Vittorio Gassman, grande “Mattatore” sulle scene teatrali. Sarebbe interessante oggi riprendere il tema, e applicarlo al mondo e all’Europa, coniugando su passato e futuro le lezioni serie della filosofia con la forza comica della commedia, se non della farsa.

Nell’attesa di un genio versatile che ne sia capace, proviamo modestamente a suggerire un canovaccio, all’alba di questo nostro incerto millennio e facciamolo a partire da quanto accade nel mondo presente, carico di messaggi di un ritorno a uno sconcertante passato.

Forse il segnale più chiaro viene da due antiche e importanti democrazie: gli USA di Donald Trump e la Gran Bretagna di Brexit, in attesa che Theresa May possa intestarsi stabilmente il governo del Regno Unito.

Il passo indietro nell’”anglosfera” sembra essere proprio quello che investe democrazia e diritti: negli USA un sistema elettorale che riduce il peso del cittadino-elettore, accarezza l’idea dell’utilità della tortura, minaccia i diritti fondamentali, la libertà di stampa e di ricerca e innalza nuovi muri contro i migranti usando le religioni come discriminante; nel Regno Unito, un governo costretto dalla Corte suprema a rispettare le decisioni del Parlamento su Brexit , ma già determinato a contrastare la libera circolazione delle persone, cittadini comunitari compresi.

Torniamo indietro, e non da oggi soltanto, anche sul versante del commercio con il protezionismo a sostegno del “patriottismo economico”,  affossando istituzioni e accordi multilaterali, aprendo vaste praterie a una Cina, diventata sorprendentemente alfiere del libero scambio internazionale e oggi alla ricerca di accordi privilegiati con l’UE, magari passando per la Germania.

Avevamo sperato che con la caduta del “Muro” di Berlino si esaurisse la stagione della “guerra fredda” e assistiamo, un po’ ovunque nel mondo, al ritorno a politiche di riarmo e al rafforzamento degli arsenali nucleari, creando le possibili condizioni per una nuova “guerra calda” alla quale sembra candidarsi la Russia di Putin ai confini dell’UE, dopo i “successi” in Siria e le nuove prospettive nel Mediterraneo, abbandonato dagli USA e poco coltivato dai Paesi del centro-nord dell’UE.

A forza di stare ferma, sembra camminare a ritroso nella storia anche l’Europa dove, con il mito mai morto della “nazione”, ritornano frontiere e reticolati, esasperazioni identitarie e rifiuti dell’”altro”, in particolare se straniero e migrante.

Si erodono così diritti conquistati a caro prezzo nel lavoro e nella società; crescono abusi dei prepotenti e disuguaglianze insopportabili quando nella ricca Europa è a rischio povertà una persona su quattro.

Gli indici di sviluppo della nostra economia sono fermi da anni ma crescono gli indicatori di disoccupazione e povertà e perdono pezzi i nostri sistemi di welfare.

Il nostro Paese non fa eccezione a queste dinamiche, anzi la sua vita politica li aggrava: dopo la sentenza della Consulta sulla legge elettorale sembra profilarsi un ritorno al peggio della Prima Repubblica, con la prospettiva di un Paese incapace di uscire dalla crisi e pronto a ritornare a un sistema politico ad alto tasso di ingovernabilità. Che si accompagna a una crescente irrilevanza in Europa, dove non salverà l’Italia la sua leggendaria “creatività”, soprattutto se si traduce, come i giorni scorsi in Sicilia, con un affollato concorso per lustrascarpe cui si sono presentati giovani laureati.

Chi vuol comprendere comprenda.

Ti aspettiamo lunedì 13 febbraio alle 17.30: Trump: Trampolino per l’UE?

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