Poco visibile sui media, la Conferenza si è svolta il 5 maggio scorso presso la sala “Caduti di Nassyria”. Ad organizzarla il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani dell’Assemblea di Palazzo Madama.
Manconi ha voluto accanto a sé Emma Bonino, già ministro degli Esteri e commissario europeo e ha coinvolto alcuni parlamentari (Silvana Amati, Federico Fornaro, Lucio Romano, Sandra Zampa, Linda Lanzillotta) ma ha anche voluto dare la parola alle molte ONG che salvano vite e recuperano corpi nel Mediterraneo.
Mentre le riflessioni di Manconi e Bonino hanno avuto per oggetto il clima diffuso di «odio e sospetto» o di «discredito» che colpisce le ONG e che è alimentato da certe dichiarazioni basate su sospetti prima ancora che sui fatti, le riflessioni degli altri partecipanti hanno avuto il valore della testimonianza e della proposta.
Così, ad esempio Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere Italia, ha ricordato che proprio ieri nel porto di Catania ha attraccato un’imbarcazione con a bordo sei cadaveri «Nessun superstite» ha detto De Filippi, a dimostrare che il fattore di attrazione (Pull Factor) non è rappresentato dalle ONG ma dalle condizioni di grande instabilità dei Paesi di provenienza (Africa Sub-sahariana).
Il tema della responsabilità è stato invece presente nelle parole di Riccardo Gatti (capomissione per l’Italia di Proattiva Open Arm) «Siamo arrivati nel Mediterraneo perché c’era bisogno di noi e la Guardia Costiera non ce la faceva» e di Raffaella Milano (direttore dei programmi Italia Europa Save The Children) «Ben vengano le indagini e la trasparenza, non ci sono zone franche, ma questo non significhi alimentare un clima di sospetto indifferenziato su un’attività indispensabile” come il soccorso in mare».
È infine toccato a Don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, mettere a tema un’altra questione-chiave: le vie legali di accesso e la costruzione dei corridoi umanitari sui quali si sta impegnando la stessa Caritas.
Una scelta, ha detto Soddu, che vuole essere «un messaggio politico a chi è troppo timido nel fare scelte coraggiose e necessarie in un periodo nel quale le migrazioni costituiscono non un accidente storico ma un fenomeno strutturale sul quale porre adeguate attenzioni».