La banalità del bene: Don Raimondo Viale

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Prendendo spunto dal celebre libro di Hannah Arendt “La banalità del male”, questa rubrica vuole essere una provocazione al contrario, con l’obiettivo di narrare storie di eroici personaggi più o meno contemporanei che hanno segnato la storia per i loro sacrifici e la loro immolazione a favore di un progresso umano. La rubrica mensile vuole essere un atto di descrizione di come il bene possa esistere, e il titolo vuole essere una provocazione per dimostrare come la ricerca del progresso non sia banale, ma, al contrario, di come possa essere un umano atto eroico.

Don Raimondo Viale

La resistenza che è una dote dell’uomo maturo, dell’uomo che rifiuta tutto ciò che è ingiusto, e si ribella, si ribella…”

Don Raimondo Viale ne “Il prete giusto” di Nuto Revelli

 

Biografia e storia

Don Raimondo Viale nacque a Limone Piemonte il 15 maggio 1907. Il suo nome è associato alla sua continua opera di aiuto verso le persone ebree perseguitate durante la Seconda Guerra Mondiale, motivo per cui nel 2000 il suo nome è stato iscritto tra i giusti tra le nazioni a Yad Vashem (Gerusalemme).

Durante i suoi anni in servizio a Borgo San Dalmazzo, infatti, Don Viale spese molte delle sue energie nella lotta contro il fascismo, arrivando a condannare la guerra dal pulpito della chiesa centrale. In seguito a questa sua presa di posizione pubblica, venne arrestato e condannato al confino in Molise, presso la località di Agnone.

Scontati i 15 mesi di confino tornò a Borgo San Dalmazzo, dove nonostante le continue minacce continuò la sua opera di aiuto alle persone ebree che si rifugiarono nella zona. La città, infatti, era sede di un centro di raccolta presso la ex caserma degli Alpini, da dove partirono 349 ebrei e di cui si contò il ritorno dai campi di concentramento solamente per 9 di essi. Don Viale in questi anni si prodigò per cercare di alleviare le loro sofferenze, aiutato anche dal cardinale Maurilio Fossati, arcivescovo di Torino, che lo incoraggiò a continuare offrendogli aiuti materiali che permisero a molti ebrei di raggiungere Genova e scampare così ad un terribile destino.

Durante gli anni della guerra, Don Viale venne più volte percosso e la sua persona fu perseguitata. Non solo l’esilio, infatti: il 31 marzo 1939 mentre si trovava a Borgo in bicicletta, un’auto lo investì e due persone lo picchiarono prendendolo a bastonate e a calci. Ma nonostante tutto Don Viale continuò ad aiutare moltissime famiglie di persone ebree a scappare e a nascondersi dai rastrellamenti.

Il prete giusto”, così lo ha definito Nuto Revelli in un libro sulla sua biografia, si spense a Borgo San Dalmazzo nel settembre 1984.

 

Una citazione sempre attuale:

La resistenza è perciò una cosa sacra, è un elemento di vita che conserva la vita, e respinge tutto quello che è contrario alla dignità umana e alla vita stessa.”

Don Raimondo Viale ne “Il prete giusto” di Nuto Revelli

 A cura di Francesca Cavallera

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