La banalità del bene: Maria Luisa Alessi

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Prendendo spunto dal celebre libro di Hannah Arendt “La banalità del male”, questa rubrica vuole essere una provocazione al contrario, con l’obiettivo di narrare storie di eroici personaggi più o meno contemporanei che hanno segnato la storia per i loro sacrifici e la loro immolazione a favore di un progresso umano. La rubrica mensile vuole essere un atto di descrizione di come il bene possa esistere, e il titolo vuole essere una provocazione per dimostrare come la ricerca del progresso non sia banale, ma, al contrario, di come possa essere un umano atto eroico.

Maria Luisa Alessi

“Mi trovo a Cuneo nelle scuole, sto bene e sono tranquilla. Prego solo non fare tante chiacchiere sul mio conto e di allontanare da voi certe donne alle quali io devo la carcerazione. Solo questa sicurezza mi può fare contenta, e sopra tutto rassegnata alla mia sorte. Anche voi non preoccupatevi, io so essere forte. Tante affettuosità”  

–  Lettera del 14 novembre 1944 –

Biografia e storia

Nella Cuneo di 72 anni fa, il 24 novembre 1944, venne ucciso il maggiore fascista Barnabè. Per vendicare questo affronto, vennero scelti cinque detenuti politici: Attilio Tramontano, Rocco Repice, Ettore Garelli, Pietro Fantoni e Maria Luisa Alessi. Quest’ultima, nata a Falicetto, era una trentatreenne partigiana garibaldina attiva in Valle Varaita nella brigata Morbiducci, militante dal 1935 nel PCI clandestino.

Maria Luisa Alessi era stata arrestata nei primi giorni di novembre nel Duomo di Saluzzo. In quel momento si trovava nel luogo sacro per aspettare un partigiano che doveva entrare dalla porticina di Piazza Garibaldi. A tradirla fu una donna che voleva vendicarsi con i partigiani per averle ucciso il figlio, come la Alessi scrisse su un bigliettino fatto recapitare al partigiano Walter Botto, Sarel, il 17 novembre. Fu portata in principio nelle scuole di Cuneo, dove venivano trattenuti e torturati i prigionieri politici, e poi nei sotterranei di un palazzo in Corso IV Novembre, sede dell’UPP.

Secondo una testimonianza dell’epoca, tratta dai documenti degli interrogatori per i processi dei fascisti collaborazionisti, negli interrogatori dei processi Maria Luisa Alessi si dimostrò serena e fiera. Prima di recarsi sul posto dell’esecuzione si levò la pelliccia per regalarla a due sorelle detenute. Donò inoltre 1000 lire, l’unica somma in denaro che possedeva.

Verso mezzogiorno del 24 novembre 1944, nel piazzale della stazione ferroviaria di Cuneo, si svolse l’esecuzione dei cinque partigiani. Tutti i treni furono fermati e la gente fu costretta ad assistere all’esecuzione, ma al momento dello sparo nessun milite ebbe il coraggio di colpirla. La staffetta, unica tra i condannati a non aver voluto essere bendata, si girò e urlò “Ragazzi, mirate meglio” e in seguito fu colpita a morte.

Furono moltissime le donne e gli uomini che donarono le proprie vite in nome della libertà. La storia di Maria Luisa Alessi è solo una tra quelle che potrebbero raccontare le nostre valli e le nostre terre. Qui di seguito pubblichiamo la lettera carica di significato e amore, che la partigiana Paola Garelli scrisse alla figlia prima di essere condannata a morte il 1 novembre 1944. Questa tra tante, proprio per le sue ultime parole: “studia, io ti proteggerò dal cielo”. Un augurio ancora adesso, in questi tempi dove la ricerca e lo studio sembrano essere mortificati, affinché non si dimentichi né si sminuisca l’importanza di nutrire la propria persona con saperi e conoscenze infiniti.

Mimma cara,

la tua mamma se ne va pensandoti e amandoti, mia creatura adorata, sii buona, studia ed ubbidisci sempre gli zii che t’allevano, amali come fossi io.
Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonna e gli altri, che mi perdonino il dolore che do loro. Non devi piangere né vergognarti per me. Quando sarai grande capirai meglio. Ti chiedo una sola cosa: studia, io ti proteggerò dal cielo.
Abbraccio con il pensiero te e tutti, ricordandovi.

la tua infelice mamma

.”

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