Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al X Anniversario dell’EPLO

1002

Il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella alla cerimonia ufficiale per il decimo anniversario della fondazione dell’Organizzazione Europea di Diritto Pubblico (EPLO)

Signor Presidente Pavlopoulos,
Signor Presidente Rebelo de Sousa,
Professor Flogaitis,
Autorità,
Signore e Signori,

ho risposto immediatamente, e volentieri, al gentile invito del Presidente Flogaitis a prendere parte a questa cerimonia.

Consentitemi, in primo luogo, di rivolgere un particolare ringraziamento al Presidente Pavlopoulos: la sua presenza testimonia il costante impegno della Grecia e delle sue Istituzioni a sostenere – sin dalla sua creazione – un’Organizzazione Internazionale che svolge un ruolo soltanto apparentemente di carattere accademico e “tecnico” ma che ha, in realtà, un ruolo significativo nel panorama politico-istituzionale europeo.

Incoraggiare la conoscenza e la diffusione del diritto pubblico all’interno e fuori del nostro Continente e provvedere alla formazione comune di giuristi e funzionari pubblici, costituiscono obiettivi concreti di rafforzamento delle istituzioni. Obiettivi di salvaguardia dell’architettura democratica dei nostri Paesi e delle nostre società, fatte di diritti, doveri, conquiste sociali e scelte, tutte compiute nella cornice di quelle “regole del gioco” che costituiscono il diritto pubblico.

Gli interventi che abbiamo ascoltato hanno compiutamente posto in luce il significato dell’attività dell’EPLO. Mi permetto, dunque, di svolgere soltanto alcune considerazioni che hanno come sfondo l’Europa, i suoi valori e il processo di integrazione fra i Paesi dell’Unione, che continua a costituire – anche, e forse soprattutto, sul piano del diritto – uno dei più importanti sviluppi della storia globale degli ultimi decenni.

Non è difficile constatare come il nostro Continente – pur conservando una rilevanza centrale sul piano economico e commerciale – non abbia più la centralità di qualche decennio addietro. Lo confermano i dati statistici, che spiegano come il “peso” dell’Europa sul commercio mondiale e sul prodotto globale stia gradualmente diminuendo, a seguito del fenomeno, inevitabile e, del resto, positivo, della crescita di ruolo di altre aree del mondo.

L’Europa, ciononostante, continua a costituire uno dei baricentri del sistema politico internazionale, in primo luogo per l’efficacia dimostrata nel coltivare, definire e preservare i diritti, i principi e gli ideali che sono alla base delle nostre società e che hanno largamente ispirato la creazione di organismi cardine dell’attuale sistema delle relazioni internazionali, delle convenzioni ad essi connesse, la redazione delle dichiarazioni universali dei diritti.

Libertà, democrazia, diritti umani, con le diverse generazioni che li hanno perfezionati, stato di diritto, tutela dello stato sociale, rappresentano valori e traguardi “caratteristici” dell’Europa. Essi contraddistinguono i nostri Paesi, ne ispirano le traiettorie di crescita e sono anche al centro del progetto di integrazione continentale.

Anche per questo è significativo che il tema del convegno annuale, che si svolgerà nei prossimi giorni, sia la libertà di espressione, questione più che mai centrale in un’epoca in cui ci si è tornati ad interrogare sui confini di questa fondamentale libertà a fronte di tentazioni illiberali, da un lato, e, dall’altro, delle sfide alla convivenza umana generate dal terrorismo.

Favorire la conoscenza del diritto pubblico significa, anzitutto, ferma difesa dei nostri valori pur nelle emergenze. Non soltanto conferendo loro rinnovato vigore e tutela ma estendendone la vigenza per contribuire a creare società più giuste e stabili, ad alimentare meccanismi che riducano le disuguaglianze, aumentino la coesione sociale, accrescano l’efficienza degli apparati pubblici a beneficio dei cittadini.

Si misura in questi termini anche il successo di EPLO, consolidato e riconosciuto, come dimostra l’elenco dei Paesi che hanno aderito al suo Statuto e guardando ai numerosi Paesi nei quali ha operato, in collaborazione con un gran numero di atenei.

Si tratta di un risultato niente affatto secondario, che testimonia della permanente attualità e delle straordinarie potenzialità della cultura giuridica europea in termini di promozione e tutela dei diritti, come anche di organizzazione sociale. Essa continua a rivelarsi centrale, nel corso della storia, per la crescita delle istituzioni statali e sovra-nazionali, per l’evoluzione stessa della comunità internazionale.

Signori Presidenti,
Signore e Signori,

l’importanza di un’Organizzazione che ha come suo obiettivo principale quello di favorire la conoscenza del diritto pubblico europeo non si esaurisce nella sua pur meritoria attività al servizio di Paesi e realtà sociali e politiche del nostro Continente o al di fuori di esso.

Abbiamo, oggi, bisogno dell’EPLO e del suo contributo.

E’, difatti, decisivo lo sviluppo di principi comuni del diritto in tutta Europa, dentro e fuori l’Unione Europea.

Concorre a dimostrarlo un paradosso che si registra nell’ambito dell’Unione. Da una parte si favorisce – con competenza e determinazione – la conoscenza del diritto pubblico europeo, anche ben oltre i confini dell’Europa, mentre dall’altra non si può che constatare come una delle carenze strutturali del disegno di integrazione europea sia proprio la mancanza di una Carta fondamentale, il cui progetto – per ragioni a tutti note – non si è concretizzato.

Questa “carenza”, purtroppo, è tutt’altro che astratta.

Le difficoltà nell’accogliere parametri di riferimento condivisi fra tutti i Paesi dell’Unione è, infatti, una delle cause principali del rafforzarsi di quel sentimento di scetticismo, circa le capacità dell’Unione di far fronte ai problemi, di “stare vicino” ai propri cittadini, che serpeggia nelle opinioni pubbliche. A loro volta espressione di società che si reggono su Costituzioni contraddistinte da una forte impronta personalistica e solidaristica, che trova conferma in un sistema di welfare più o meno strutturato, a seconda delle diverse sensibilità e storie nazionali, ma sempre fortemente presente, tanto da divenire un elemento caratterizzante delle comunità nazionali europee.

Questa dimensione ha contribuito a far emergere, anche al di fuori dei confini dell’Unione, un “modello europeo” di società, il cui obiettivo è quello di conciliare l’economia di mercato con la massima tutela possibile dei diritti sociali che lo Stato stesso garantisce. E’, questa, una dimensione e una complessità che l’Unione non può ignorare.

Dobbiamo, infatti, essere consapevoli che il disincanto nei suoi confronti si deve anche al fatto che le nostre società sono state plasmate su quel modello solidaristico che – al livello europeo – stenta a trovare riscontro.

Se dunque, all’interno della Unione Europea, possiamo iniziare a immaginare un futuro prossimo nel quale avviare la revisione dei Trattati, di fronte ad un mondo in continua, inarrestabile evoluzione – che interpella l’Europa nel suo ruolo – ebbene questo è uno dei “cantieri” sui quali saremo urgentemente chiamati a confrontarci e sul quale il contributo degli studiosi risulta prezioso.

Per citare soltanto un esempio, se, all’interno dell’Unione, riflettiamo, opportunamente, su un futuro Ministro delle Finanze europeo, con a disposizione un proprio bilancio, se parliamo di meccanismi europei di contrasto alla disoccupazione, dovremo subito chiarire sulla base di quali principi – e con quali limiti – i nuovi meccanismi e i nuovi protagonisti dell’integrazione continentale dovranno agire. Non è infatti ipotizzabile che il “regolatore di ultima istanza” sia esclusivamente il mercato; e le forze che in esso si contrappongono. Ciò significherebbe non soltanto abbandonare e sconfessare millenni di tradizione e civiltà giuridica dell’Europa, ma anche alienare, con alti rischi, la simpatia per l’Unione continentale degli europei che ne sono cittadini.

In questo contesto anche per l’EPLO si aprono spazi di azione di grande rilievo.

La forza di questa Organizzazione risiede nello studio, nella capacità di approfondimento, nella ricerca, nella proposta di sviluppo dei comuni principi del diritto in Europa: quello che, nel maggio 2016, a Roma, nel Palazzo del Quirinale, il prof. Sabino Cassese definiva il nuovo jus commune europeum.

L’EPLO può e deve essere realmente tra i protagonisti di una nuova stagione europea, capace di mostrare ancora una volta regole e modelli sociali che accrescano la qualità della convivenza

Da parte nostra, non le faremo mancare il nostro convinto sostegno. Questo è l’augurio e l’impegno dell’Italia per l’EPLO e per i suoi prossimi dieci anni.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here