Sessant’anni fa la Comunità economica europea

Il Trattato firmato il 25 marzo 1957 in Campidoglio dava avvio a una Comunità europea che nei suoi sessant’anni di vita avrebbe conosciuto sorprendenti...

Legalità ed accoglienza in una società multiculturale

Parlare di accoglienza e d’incontro tra culture diverse significa affrontare un tema che evoca preoccupazioni, paure, resistenze (a volte pregiudiziali, a volte invece fondate...

Un incoraggiamento all’Unione Europea dall’Olanda

L’Olanda è un piccolo-grande Paese icia’Europa. Piccolo per le sue dimensioni demografiche che non raggiungono 17 milioni di abitanti e piccolo per le dimensioni...

Europa a un bivio: le cinque giornate di Cuneo per l’UE

In vista dell’imminente Consiglio europeo a Roma, il 25 marzo, per celebrare i 60 anni del Trattato di Roma si terranno a Cuneo, dal...

Europa: nuove misure per la gestione dei flussi migratori

In risposta ad una richiesta degli Stati membri, formulata in occasione del Vertice di Malta del 3 febbraio scorso sulla necessità di un riesame della politica di rimpatrio dell’UE, la Commissione Europea ha presentato con puntualità un nuovo piano d’azione in materia.

Un augurio di primavera per l’Unione Europea

Ancora non accenna a finire l’inverno che sta attraversando l’Unione Europea, anche se un po’ ovunque cominciano a fiorire parole di speranza e voglia di rilanciare lo straordinario progetto di unificazione continentale avviato all’inizio degli anni ’50 e oggi messo a dura prova da movimenti populisti ed euroscettici all’interno dei 28 Paesi UE e minacciato dall’esterno dall’irruzione sulla scena mondiale del nuovo Presidente USA.

Albania e Bosnia Erzegovina alle porte d’Europa

Il nostro sguardo di cittadini è da tempo concentrato e inquieto sulla salute e sul futuro di questo nostra Unione Europea. Attraversata da molteplici sfide che vanno dall’accoglienza dei migranti e richiedenti asilo al Brexit, da un’infinita crisi economica alla disoccupazione, dai crescenti nazionalismi e populismi alla disaffezione per un progetto di casa comune, l’Unione Europea vive infatti una delle sue crisi peggiori da settant’anni a questa parte, tanto che sembra addirittura in pericolo la sua stessa sopravvivenza

“Parole fra continenti”: fra speranze ed inquietudini

Questo fine settimana si terrà la XVI edizione di “Parole fra continenti”, un’iniziativa che torna puntuale ogni anno in questo periodo, quasi ad annunciare...

La spada di Damocle di Bruxelles sui conti italiani

Puntuale come le tasse, è tornato in questi giorni il tormentone dei richiami di Bruxelles sui precari conti pubblici italiani. Non proprio una sorpresa, anzi una vicenda antica che ci portiamo dietro da vent’anni, da quando l’Italia ha apposto la sua firma nel 1997 in calce a quel “Patto di stabilità” che da allora ci segue passo a passo.

I diritti dell’uomo sempre più in pericolo nel mondo

Ogni anno Amnesty International pubblica un rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Il rapporto 2016/2017 è stato presentato il 22 febbraio scorso...

NATO: un’alleanza da ripensare

Compirà settant’anni nel 2019, non sembra vicina alla pensione ma un tagliando di revisione è nell’aria, difficile dire se per rafforzarla o per ridurne la capacità operativa in Europa. E’ la NATO (Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico), creata nel 1949 su iniziativa degli Stati Uniti e oggi bersaglio di pesanti critiche proprio da parte del Presidente USA, Donald Trump, che l’ha giudicata “obsoleta”. Questo “Patto atlantico” impegnava a un’alleanza difensiva nel contesto della nascente contrapposizione tra i blocchi della guerra fredda e realizzava la dottrina del Presidente USA, Harry Truman: i firmatari sarebbero dovuti intervenire in difesa di una delle parti aggredite, nel caso di un attacco da parte di una potenza straniera, con il pensiero rivolto all’Unione Sovietica. Molte cose sono accadute da quel 1949: numerosi conflitti hanno incendiato il mondo, senza colpire per lungo tempo il continente europeo; la caduta del muro di Berlino del 1989 e la successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica parve mettere fine alla guerra fredda, garantita dall’equilibrio del terrore nucleare, e avviare un’epoca di pace. Durò poco tempo: all’inizio degli anni ’90 scoppiò il conflitto nella ex-Jugoslavia e la NATO fu chiamata ad intervenire; poi l’attentato alle Torri gemelle a New York fornì un pretesto per l’intervento degli USA, insieme alla NATO, in Afghanistan, altri pretesti vennero invocati per intervenire in Iraq. Oggi in questa nostra parte di mondo la situazione più problematica resta quella della Siria e il ritorno sulla scena della Russia, insieme con l’Iran e la Turchia. Senza dimenticare l’emergenza di nuove potenze che hanno ripreso la corsa al riarmo, come India e Cina che sono nell’area asiatica i primi due Paesi importatori di armamenti, oltre che produttori in proprio. Su scala mondiale un autorevole rapporto (SIPRI) segnala che nel periodo 2012-2016 il commercio di armamenti è aumentato dell’8,6%, “una corsa che ricorda quella vista ai tempi del contrasto NATO-Patto di Varsavia con Cina, India e Giappone che hanno ripreso la corsa al riarmo”. In questo nuovo quadro mondiale ha fatto irruzione un’altra novità: quella del nuovo Presidente USA, non esente da improvvisazioni e giravolte. Tra queste la ricordata zampata a proposito della NATO, dichiarazione significativamente ridimensionata la settimana scorsa in Europa, in occasione dei vertici UE dei ministri della difesa, del G20 e della Conferenza annuale sulla sicurezza tenutosi a Monaco. E’ stata la prima occasione di confronto tra Unione Europea e la nuova Amministrazione USA sul futuro della NATO e ne sono venuti alcuni primi chiarimenti. Oltre la tradizionale richiesta agli alleati europei di aumentare la spesa per la difesa al 2% del Pil nazionale, è venuta anche la smentita delle parole improvvisate di Trump sulla condizione “obsoleta” dell’Alleanza e la conferma degli USA a mantenere fedeltà agli impegni decennali assunti. Un chiarimento che ha fatto tirare un primo sospiro di sollievo in particolare ai Paesi vicini della Russia, dalla Polonia ai Paesi baltici, con un pensiero rivolto alla prosecuzione del conflitto in Ucraina e che ha fatto dire al ministro degli esteri Sergei Lavrov che siamo in piena guerra fredda. Non meno significativa la risposta dei Paesi europei che, confermando il loro impegno ad avviarsi verso un aumento della spesa militare (l’Italia dovrebbe raddoppiare la sua…), chiedono anche di rivedere il loro ruolo all’interno dell’Alleanza. Si sono espresse sul tema due forti voci femminili, quella dell’Alto Rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini e, soprattutto, quella della Cancelliera tedesca, Angela Merkel. La prima per affermare con orgoglio che l’UE è un “partner affidabile e prevedibile”, la seconda per ricordare all’alleato che la sicurezza non può essere garantita solo con le armi, ma anche dal sostegno allo sviluppo e dalla prevenzione delle crisi. Condizioni che si possono realizzare solo con azioni coordinate in quelle sedi multilaterali, come l’ONU, l’UE, la NATO e il G20, che sembrano per il momento non piacere a Trump. Un messaggio diverso e pacificatore è venuto i giorni scorsi dall’incontro del Vicepresidente USA, Mike Pence, con i Vertici UE, in assonanza con voci provenienti dall’Amministrazione americana, sorprendentemente dissonanti rispetto alle dichiarazioni di Trump. Resta di capire chi guida la politica estera a Washington.

Nubi minacciose sulla Palestina

Benjamin Netanyahu aspettava con ansia l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Dopo otto anni di rapporti a dir poco freddi con l’amministrazione Obama,...

La partita in corso nell’UE. E nel mondo

Il fischio di inizio partita era venuto da Brexit, senza che l’Unione Europea mostrasse fretta di scendere in campo. Adesso che quel fischio è stato ripetuto, non senza arroganza, da Donald Trump l’UE finalmente si muove e i primi giocatori europei cominciano a toccare palla.

L’Iran di Trump

Tanti i punti interrogativi sulla politica estera del nuovo Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump che continuano a rimanere in sospeso e a creare inquietudini e incertezze sul futuro. Uno di questi è il rapporto a dir poco conflittuale che si sta di nuovo instaurando fra gli Stati Uniti e l’Iran, un rapporto timidamente ricostruito in seguito all’accordo sul nucleare del luglio 2015 dopo trentasette anni di interruzione dei rapporti diplomatici.

Trump, un trampolino per l’Europa

L’Unione Europea sembrava in coma ancora fino a pochi giorni fa, né sembravano segni di risveglio politicamente significativi i reiterati richiami al rigore nelle finanze pubbliche, come appariva la richiesta di Bruxelles all’Italia di una manovra correttiva di 3,4 miliardi di euro.

Non tacciono le armi nell’Est dell’Ucraina

Tutta concentrata sulle guerre che continuano o sui bagliori di pace che, con speranza, appaiono in Medio Oriente, l’attualità ha lasciato nell’ombra un conflitto sempre in corso ai confini orientali dell’Unione Europea. Si tratta dell’Ucraina e dei combattimenti che si svolgono nel Donbass, nella parte orientale del Paese, fra l’esercito ucraino e i ribelli separatisti prorussi.

La storia a ritroso

“Il futuro alle spalle” è il titolo di una raccolta di saggi della filosofa Hannah Arendt. Un titolo appena leggermente diverso – “Un grande futuro dietro alle spalle” – da quello di un’intrigante autobiografia di Vittorio Gassman, grande “Mattatore” sulle scene teatrali. Sarebbe interessante oggi riprendere il tema, e applicarlo al mondo e all’Europa, coniugando su passato e futuro le lezioni serie della filosofia con la forza comica della commedia, se non della farsa.

Dal Vertice di Astana segnali di una fragile pace per la Siria

Una fragilissima tregua su Aleppo sembra alimentare le speranze di un cessate il fuoco generalizzato sull’insieme della Siria. E’ in ogni caso l’obiettivo principale che Russia, Turchia e Iran, principali organizzatori della Conferenza di Astana, in Kazakhstan, si sono dati per portare al tavolo dei colloqui di pace i gruppi ribelli e il regime di Bachar al Assad. Il rispetto di un cessate il fuoco è infatti indispensabile per poter affrontare gli altri due obiettivi immediati: il trasporto e la consegna degli aiuti alimentari ai civili e la liberazione dei prigionieri.

Trump: l’America e il mondo a una svolta

Non è azzardato prevedere che l’insediamento alla Presidenza USA di Donald Trump segni una fase di rottura nella politica del suo Paese e che qualcosa di analogo possa avvenire per il resto del mondo e per l’Europa.

Parlare di pace in Medio Oriente

L’attività diplomatica di questi ultimi giorni ha messo in evidenza quanto le ipotetiche prospettive di pace nei teatri di guerra mediorientali dividano la comunità internazionale e quanto siano cambiati i profili e i ruoli dei principali attori coinvolti.

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