Austria, pericolo scampato. Per ora.

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Nella storia recente dell’Europa, l’Austria non è mai apparsa come una protagonista. Lasciatasi alle spalle le sue responsabilità nella storia della prima metà del Novecento, in particolare nei due conflitti mondiali, il Paese ha riconquistato la piena sovranità nel 1955 dopo l’occupazione militare seguita alla Seconda guerra mondiale ed è entrata solo nel 1995 nell’Unione Europea, della quale ha adottato la moneta unica fin dalla sua creazione nel 1999.

L’Austria è una Repubblica federale con un Presidente eletto a suffragio diretto con un mandato di 6 anni, con funzioni finora prevalentemente rappresentative, anche se la Costituzione del 1920 potrebbe vedere riconosciuto al Presidente il potere di sciogliere le Camere e mandare a casa il Governo. E anche di queste possibili prospettive si è discusso nella campagna elettorale conclusasi con il ballottaggio del 22 maggio tra il capofila dell’estrema destra, Norbert Hofer, e quello dei Verdi, Alexander Van der Bellen, che al primo turno dell’elezioni presidenziali avevano conquistato rispettivamente il 35% e il 21% dei voti. Un risultato che aveva provocato uno choc non solo in Austria, dove all’indomani del voto si era dimesso il Cancelliere socialdemocratico Werner Faymann, ma anche in Europa, in particolare in Francia, Germania e Gran Bretagna alla vigilia di consultazioni elettorali importanti, e nelle Istituzioni europee come testimonia un’insolita dura presa di posizione del Presidente della Commissione europea. Jean Claude Junker non aveva esitato a dichiarare che proprio non gli piaceva l’estrema destra austriaca, con la quale “non vi è né dibattito né dialogo possibile”.

Per la verità non è la prima volta che l’Austria, patria di un indimenticato Adolf Hitler, preoccupa l’Unione Europea per le sue derive estremiste di destra: era già accaduto con Joerg Haider, Governatore della Carinzia, che all’inizio del 2000 aveva adottato posizioni populiste e nazionaliste finite sotto la lente dell’Unione Europea, che arrivò a un passo da adottare sanzioni contro il governo austriaco di cui Haider era sostenitore, in un Paese che non aveva chiarito del tutto i rapporti con il suo passato nazista, come aveva ancora testimoniato la Presidenza della Repubblica tra il 1986 e il 1992, affidata al contestatissimo Kurt Waldheim di cui si conoscevano i trascorsi giovanili nelle file delle organizzazioni hitleriane.

La svolta politica avvenuta in questi giorni in Austria è inevitabilmente popolata di questi fantasmi, tanto più inquietanti se raffrontati alla disfatta elettorale subita dai due partiti tradizionali, socialdemocratico e popolare, coalizzati nel governo attualmente in carica e assenti dal ballottaggio del 22 maggio.

A questo importante appuntamento, l’estrema destra del Partito della libertà austriaco (FPO) si era presentata favorita, ma ha dovuto fare i conti con la reazione di un elettorato progressista e moderato che si è schierato con l’anziano leader dei Verdi, al quale sono andati i voti dei due partiti tradizionali, finiti fuori gioco nella competizione elettorale. Alla fine il risultato si è giocato sul filo di lana, con la vittoria di Alexander Van der Bellen per una manciata di voti, appena 31 mila, sul suo rivale Norbert Hofer.

Al di là del risultato, è apparso evidente quanta strada abbia fatto il populismo in Europa, affondando le sue radici su tragiche ideologie del passato: l’estrema destra ha cavalcato la paura dei profughi e le politiche di accoglienza proposte dall’Unione Europea, ricorrendo alla minaccia di muri e reticolati, come nel caso del Brennero. Hanno risposto e resistito cittadini a loro volta impauriti dall’estremismo che avanza e delusi dai loro tradizionali partiti di riferimento, incapaci di politiche convincenti in Europa e nel loro Paese. Una svolta politica radicale che potrebbe riprodursi anche in altri Paesi, soprattutto in Francia, minacciata dall’ondata populista e xenofoba cavalcata da Marine Le Pen e associati.

E’ anche un messaggio all’Unione Europea perché esca dal letargo in cui è finita e torni ad essere un progetto di solidarietà e di speranza nel futuro.

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