Ambiente senza Frontiere: La Giornata mondiale della Terra e le retromarce di Trump

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Dopo l’accordo di Parigi del dicembre 2015 (Cop 21) sui cambiamenti climatici, i responsabili politici della Terra si danno appuntamento ogni anno per definire le misure e gli impegni concreti che ogni Paese dovrà adottare per raggiungere gli obiettivi sottoscritti. Si sono riuniti a Marrakech (Cop 22) nel novembre 2016 e si riuniranno ancora a Bonn (Cop 23) nel prossimo novembre 2017.

Questa rubrica ha come obiettivo di mettere in evidenza i problemi più significativi creati dal surriscaldamento globale. Un primo problema, analizzato lo scorso anno dalla Banca Mondiale in occasione della Cop 22, riguarda l’impatto economico delle catastrofi naturali sulle popolazioni più povere del pianeta.

 

La Giornata mondiale della Terra e le retromarce di Trump

Da 47 anni, il 22 aprile, si celebra la Giornata mondiale della Terra, esattamente un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera. Istituita dalla Nazioni Unite, la manifestazione coinvolge 192 Paesi e più di 22.000 organizzazioni per promuovere la cultura della sostenibilità, l’informazione sulle tematiche dei cambiamenti climatici, dei modelli di sviluppo, degli stili di vita e delle scelte di consumo responsabili. Si tratta della più grande manifestazione ambientale del Pianeta che chiama tutti i cittadini del mondo ad un impegno concreto per promuovere, con tutti i mezzi a disposizione, la salvaguardia della Terra.

E’ anche un’importante occasione per valutare la salute del Pianeta : il riscaldamento globale, l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, la situazione sempre più allarmante degli ecosistemi e la scomparsa di migliaia di piante e specie animali, lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento di fenomeni estremi come cicloni o siccità.

Quest’anno, inoltre, ricorre anche il primo anniverario della firma, nel Palazzo di Vetro dell’ONU e da parte di 175 Paesi, dell’Accordo di Parigi sul clima raggiunto nel dicembre 2015. Un momento storico, come definito da Ban Ki Moon, che confermava la consapevolezza, da parte della maggior parte dei Paesi del mondo, sulle grandi sfide climatiche ed energetiche del futuro. Una consapevolezza che comportava, in particolare, anche un impegno politico per una riduzione e, a più lungo termine, un’abolizione dell’uso delle energie fossili, responsabili delle emissioni di gas serra e principale causa dei cambiamenti climatici.

Un anno fa, nella sede delle Nazion Unite, era presente, per la firma dell’Accordo di Parigi anche il Rappresentante degli Stati Uniti, l’ex Segretario di Stato John Kerry, forte dell’introduzione da parte del Presidente Obama del “Clean Power Plan”. Un programma che puntava alla riduzione del 32%, entro il 2020, delle emissioni di gas serra prodotte dagli impianti a carbone su tutto il territorio degli Stati Uniti e un potenziamento delle energie rinnovabili pari al 28% da raggiungere entro il 2030.

Ma, alla fine del mese di marzo scorso, il Presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo che praticamente svuota di contenuto il “Clean Power Plan” di Obama, dà il via libera allo sfruttamento massiccio del carbone e riscrive i limiti delle emissioni di metano per l’industria degli idrocarburi. Trump, che evidentemente non percepisce i pericoli che corre il Pianeta se non si fermano le emissioni di gas serra e non riconosce gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, ha giustificato l’adozione di un tale provvedimento con la promozione dell’indipendenza energetica degli Stati Uniti e con la creazione di posti di lavoro. Argomenti che, se da una parte non convincono né economisti, né ambientalisti, dall’altra tirano un preoccupante campanello d’allarme sulla politica americana.

 La politica ambientale di Trump, infatti, mette fortemente in dubbio la partecipazione degli Stati Uniti, secondi nella lista degli inquinatori mondiali, agli accordi di Parigi del 2015 e potrebbe avere conseguenze catastrofiche anche al di fuori degli Stati Uniti, dato che altri Paesi potrebbero essere tentati di fare la stessa cosa, come ad esempio Cina e India.

Triste giorno quindi questo 22 aprile per la Terra. Ma cio’ non toglie che, al di là di una Giornata di commemorazione mondiale, la salute del Pianeta è anche nelle mani di tutti noi, giorno dopo giorno.

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