A Berlino l’Europa incontra l’Africa

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Proprio a Berlino, nella città in cui nel lontano febbraio 1885 le potenze europee si misero d’accordo sulla spartizione dell’Africa, si è tenuto, il 12 e 13 giugno scorsi un incontro fra i Paesi africani e la Germania, nell’ambito della preparazione del prossimo Vertice del G20 di Amburgo (7-8 luglio).

E’ la prima volta che lo sviluppo dell’Africa appare come una priorità all’ordine del giorno delle maggiori potenze economiche mondiali, una priorità sostenuta dalla Germania, Presidente di turno, che ha voluto dare al prossimo Vertice di Amburgo il titolo “Dare forma a un mondo interconnesso”.

Molti i leader presenti all’appuntamento, e non solo dall’Africa, per dare un segnale di concreta e partecipata importanza al futuro di un Continente ricco di risorse, ma da sempre sfruttato e in preda a un disastroso sottosviluppo. E’ un banale rivelatore il fatto che, di tutto il Continente, solo l’Africa del Sud sia membro del G20.

L’obiettivo dell’incontro era quello di tracciare, a grandi linee, un Partenariato G20-Africa capace di attirare investimenti pubblici e privati in Africa, destinati a creare maggiore sviluppo economico.

Ciò significa, prima di tutto, un impegno a creare contesti favorevoli, come ad esempio stabilità e trasparenza politica, norme giuridiche chiare e appropriate, lotta alla corruzione, investimenti sull’istruzione e sul capitale umano, giustizia sociale, sicurezza e lotta ai cambiamenti climatici. Sono solo alcune delle condizioni necessarie per immaginare un cambiamento significativo in Africa, un cambiamento che, in tanti anni e malgrado un onesto e apprezzabilissimo impegno, la cooperazione allo sviluppo non è mai riuscita a portare a compimento.

La proposta della Germania e soprattutto della Cancelliera Merkel, ha come come obiettivo principale quello di contrastare direttamente nei Paesi d’origine le cause delle migrazioni che oggi incalzano l’Europa. E’ una sfida di immense proporzioni, di fronte alla quale l’Unione Europea sembra incapace di trovare una politica comune dell’immigrazione e di condivisione delle responsabilità di accoglienza.

E proprio a sottolineare l’importanza di nuove relazioni fra l’Europa e l’Africa, e in preparazione del G20 di Amburgo, anche il Consiglio dell’Unione ha adottato il 19 giugno scorso conclusioni per un nuovo impulso politico e di cooperazione per il partenariato UE-Africa, mettendo in prima linea l’investimento sui giovani. Una priorità dettata in particolare dall’evoluzione demografica africana e dalle principali sfide che essa rappresenta, appunto, in termini di sviluppo economico e creazione di posti di lavoro, di sicurezza, di partecipazione politica e di migrazione.

Tali sfide si possono misurare anche attraverso i numeri allarmanti che ci giungono, in particolare, da ONE, un’organizzazione non governativa impegnata nella lotta contro la povertà estrema in Africa. L’ultimo rapporto, intitolato “Il secolo dell’Africa”, dice che la popolazione del continente africano dovrebbe raggiungere 2,5 miliardi di persone entro il 2050, di cui la metà sarà composta da giovani di età inferiore ai 25 anni. Inoltre, nei prossimi vent’anni, arriveranno sul mercato del lavoro circa 450 milioni di giovani africani.

Solo da queste cifre si può dedurre quanto urgenti siano gli investimenti necessari solo per far fronte alla prevista esplosione demografica dell’Africa. E’ urgente infatti un nuovo, vero e vasto partenariato politico, economico e culturale che investa nella gioventù africana, nell’istruzione, nell’occupazione e nelle riforme strutturali necessarie ad uno sviluppo sostenibile, perché la posta in gioco è altissima, e non solo per l’Africa, ma anche per l’Europa.

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