Caratteri Europei

La storia che porta a questa mostra comincia tanti anni fa con un regalo: una simpatica edizione,
in due volumi, del libro L’improvisatore ou La Vie en Italie di Hans Christian Andersen,
pubblicato a Parigi nel 1847. La scelta del titolo era maliziosa ma fondata e avrebbe avviato, e poi
accompagnato, una ricerca di libri via via più antichi durata decenni, con il risultato di raccogliere
testi di grandi autori europei senza inizialmente criteri precisi di selezione.
Un’improvvisazione appunto, anche se non senza qualche preferenza per testi di pensatori europei,
e qualche resistenza alle tentazioni di un mercato di anno in anno sempre più difficile.
Alla fine, perà², la raccolta di libri antichi che ne è risultata una sua pur precaria fisionomia sembra
averla. Emergono alcuni tratti che, nonostante discontinuità   e incompletezza, mantengono la
memoria di alcuni grandi Maestri, i Caratteri europei appunto, che hanno segnato la coscienza e le
culture dell’Europa, grazie anche a quella straordinaria invenzione che, a metà   del 1400, ci regalಠla
stampa a caratteri mobili.

Locandina mostra

Per questa mostra la scelta, del tutto opinabile, è stata quella di selezionare ulteriormente, tra i
libri raccolti, alcuni di questi grandi Maestri che hanno educato l’Europa, contenendone le opere
a stampa pubblicate dentro lo spazio di tre secoli, dall’inizio del 1500 alla fine del 1700, con una
netta prevalenza di edizioni realizzate in territori francofoni.
Da questi Maestri e dalle loro opere, quasi più casualmente incontrate negli anni che non veramente
cercate con un disegno prestabilito, ci facciamo accompagnare lungo la strada che, dal Cinquecento
al Settecento, ha visto prendere forma l’idea dell’Europa moderna, quella che ancora oggi alimenta
un dibattito lungi dall’essere concluso.
Un Cinquecento segnato dalle tre grandi «scoperte»: quella degli Antichi, quella della stampa a
caratteri mobili e quella del Nuovo Mondo, senza dimenticare la svolta nella scienza con Copernico
e, più tardi, Galileo. E tre secoli che registrano un forte ed ineguagliato protagonismo dell’Europa
imponendo al nostro continente di ridefinirsi rispetto al suo passato e al Nuovo Mondo da poco
scoperto, come venti secoli prima aveva dovuto trovare una propria identità   di fronte all’Asia.
Allora, prima un modesto lembo di terra greca, poi spazi via via più grandi, prendono il nome di
Europa, senza peraltro riuscire – come oggi ancora è il caso – a definirne chiaramente i confini, ad
oriente in particolare.
In Grecia all’inizio, e nel resto del continente più tardi, gli «europei» saranno alla ricerca di
argomenti per collocarsi nello spazio della civiltà   a fronte prima dei «barbari» popoli asiatici e,
poi, dei «selvaggi» del Nuovo Mondo. Per i Greci erano barbari quelli che abitavano l’immenso
spazio asiatico, regione di regimi dispotici. Per gli europei del XV secolo e oltre, erano «selvaggi»
– «barbari» – gli indigeni delle terre appena scoperte: l’accezione era prevalentemente negativa, ma
non mancarono scrittori che ne misero in evidenza qualità   e tratti positivi: tra questi, Las Casas,
Botero e, più tardi, Rousseau con il mito del «buon selvaggio». In gioco era, come lungo i secoli
passati, ed oggi ancora, il tentativo di definire un’identità   europea fondata su una civiltà  , prima
pretesa«superiore» e poi considerata «diversa», a fronte di altre «diversità  ». Così l’Europa, insieme
al venir meno della centralità   mediterranea, sarebbe via via stata chiamata a confrontarsi con
altre «diversità  », definendo faticosamente la propria identità   come accoglienza di altre «identità  »,
tutte meritevoli di rispetto e fonti di nuovi apprendimenti.
Le strade della modernità  , che l’Europa tra il sec. XVI e il sec. XVIII percorre sempre più
decisamente, erano state preannunciate da un prorompente Rinascimento italiano, protrattosi
in Europa per tutto il sec. XVI, anche quando l’Italia già   declinava verso il barocco della
Controriforma. Le novità   italiane a loro volta erano state preparate nei secoli XIV e XV da un lungo
periodo di culto delle «humanae litterae», accentuato soprattutto dopo la caduta di Costantinopoli,
quando intellettuali profughi avevano aperto l’accesso diretto ai classici greci: si guardava allora
agli Antichi come al paradigma dell’autentica e compiuta civiltà  .
E’ il tempo della nostalgia per un universo greco che, dopo la feconda stagione del mito e dei poemi
di Omero, ha dettato le regole della razionalità   filosofica, i primi criteri dell’indagine storica, gli
ordinamenti della «polis», l’ideale dell’armonia nell’arte, le molteplici forme della produzione
letteraria, dalla poesia al dramma.

Quando

Dal 5 settembre al 7 novembre 2010
Inaugurazione ore 10.30 del 5 settembre

Orario
Giorni festivi 10 – 12.30 / 15.30 – 18.00
Giorni feriali solo per gruppi e su prenotazione al numero 0172654931 –
Libreria «SquiLibri»

Dove

Bene Vagienna – Chiesa dei disciplinanti Bianchi

Per informazioni

www.amicidibene.itinfo@amicidibene.it

INGRESSO LIBERO