Approvata la direttiva sui lavoratori stagionali

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Dopo tre anni e mezzo di lavoro, il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva sui lavoratori stagionali dei Paesi terzi che dovrebbe migliorare l’accesso di diritti e le condizioni di lavoro dei migranti.

L’adozione della Relazione del britannico Claude Morales (Sinistra e Democrazia) avvenuta con 498 voti favorevoli, 56 contrari e 68 astenuti, concretizza l’accordo trovato con il Consiglio nello scorso mese di ottobre.

La direttiva permetterà di limitare lo sfruttamento dei lavoratori stagionali (si stima che in Europa siano 100.000), senza pregiudicare le prerogative degli Stati membri circa i flussi di ingresso.

Ogni Stato membro potrà determinare la durata massima del soggiorno per i lavoratori stagionali (dai cinque ai nove mesi all’anno); i lavoratori dovranno presentare una domanda di ingresso a cui dovrà essere allegato un contratto o un’offerta di lavoro (con informazioni precise su monte ore e retribuzione) e la prova della disponibilità di una sistemazione abitativa.

I lavoratori stagionali beneficeranno degli stessi diritti di cui godono i lavoratori UE in materia di età minima per il lavoro, remunerazione, licenziamenti, monte ore, diritto a permessi e cure sanitarie, salute e sicurezza, associazione sindacale, protezione sociale, pensione e formazione sul luogo di lavoro.

In caso di violazione della normativa, i datori di lavoro (e i sub-contraenti) subiranno sanzioni “efficaci, opportune e dissuasive” (come il divieto di utilizzare lavoratori stagionali e l’obbligo a indennizzare il lavoratore).

La competenza su controlli e sanzioni è assegnata agli Stati membri che hanno due anni e mezzo di tempo per recepire la direttiva, definita dai relatori in Parlamento “un primo passo verso la fine del dumping sociale in Europa”. (5 febbraio 2014)

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