EAPN: Europa 2020 ha fallito nella lotta alla povertà

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“Dobbiamo riconoscere il fallimento della strategia Europa 2020 per com’è stata concepita finora. Il paradigma economico degli anni passati ci ha portati fino a questo punto ed è evidente che non ci porterà fuori da qui: insistere sullo stesso modello, ritenendo che la crescita e l’occupazione di qualsiasi tipo e ad ogni costo, risolveranno i problemi non è più accettabile. Non abbiamo bisogno della crescita che ha prodotto più povertà ed esclusione sociale, abbiamo invece bisogno di sviluppo e di condividere meglio la ricchezza che abbiamo e produciamo”. Con queste parole Sergio Aires, presidente della Rete Europea di lotta alla povertà (EAPN – European Antipoverty Network) ha aperto la conferenza, svoltasi il 9 ottobre scorso a Bruxelles – in cui l’Organizzazione ha fatto il punto sul raggiungimento dell’Obiettivo Povertà contenuto in Europa 2020: ridurre di venti milioni il numero delle persone a rischio di povertà e di esclusione sociale.

“La crisi – ha proseguito Aires – è una conseguenza del modello sbagliato che stiamo perseguendo e non la causa di povertà ed esclusione sociale. Dobbiamo ricordare infatti che prima della crisi finanziaria ed economica già 120 milioni di persone vivevano in povertà nei Paesi dell’Unione europea”.

EAPN parla senza mezzi termini di fallimento, sia in termini di paradigma sia guardando i dati: il numero di persone in situazione di povertà è aumentato di circa 7,8 milioni nell’Ue, nel biennio 2010 – 2012 il tasso di rischio di povertà è aumentato mediamente di 0,4 punti percentuali, la grave deprivazione materiale di 1,5 punti ed è cresciuta anche la percentuale di persone che vivono in famiglie senza lavoro, che vanno ad alimentare la tendenza all’aumento della povertà e dell’esclusione sociale che ad oggi colpisce in vario modo circa 125 milioni di persone nei Paesi dell’Ue, un quarto della popolazione.

Dai dati disaggregati per Stato membro emerge che dal 2010 ad oggi, i Paesi nei quali si sono registrati i maggiori tassi di povertà ed esclusione sociale sono gli stessi nei quali la crisi economica ha colpito più duramente: Grecia, Irlanda, Spagna, Italia e Cipro.

Elevata è la percentuale di popolazione a rischio di povertà ed esclusione (30% o più), nei Paesi dell’Est europeo: Bulgaria, Romania e Ungheria, dove prevalgono tra l’altro alti livelli di deprivazione materiale.

Dati preoccupanti arrivano anche da Paesi caratterizzati da solidi sistemi di Welfare come Danimarca e Lussemburgo.

EAPN segnala, infine, la stabilità dei tassi di rischio di povertà in Repubblica Ceca, Germania, Francia, Paesi Bassi e Portogallo; e il loro calo in Polonia, Lituania e Lettonia, Paesi nei quali gli aumenti registrati nel biennio 2008 – 2010 erano stati particolarmente preoccupanti.

Tra le cause dell’andamento crescente dei fenomeni di povertà ed eslcusione EAPN individua la disoccupazione di lunga durata, la segmentazione del mercato del lavoro, la polarizzazione dei salari. Con l’aumento della disoccupazione è aumentato il numero di persone con basso reddito o che vivono in famiglie senza lavoro, provocando un aumento della deprivazione materiale e abbassamento del reddito familiare.

In termini di prospettiva futura EAPN chiede una stretta collaborazione tra gli enti che gestiscono i servizi sociali (amministrazioni pubbliche, consorzi), le parti sociali, la società civile e le persone in povertà. La priorità, secondo il network europeo anti – povertà, deve essere data ad un approccio sociale ed economico equilibrato in grado di sviluppare e mantenere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

Risulta di primaria importanza: sviluppare una nuova strategia europea integrata al fine di favorire la riduzione della povertà e delll’esclusione sociale; creare posti di lavoro di qualità, servizi e protezione sociale; utilizzare in maniera efficace i fondi assegnati per la povertà e creare un nuovo programma di povertà al fine di finanziare l’innovazione sociale locale con attori di base.

Il Presidente di Eapn ha così concluso: “L’argomento della crisi ha contribuito a rafforzare una visione sbagliata secondo cui alcuni livelli di povertà sono accettabili come effetti collaterali di crescita e sviluppo economico (…). Se mettiamo insieme le tre iniziali delle parole bisogno (need), occasione (opportunity) e volontà (will), otteniamo un’altra parola importante: now. E ora è il momento – forse l’ultimo – per salvaguardare la democrazia e la libertà”.

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