Europa, tra Eurasia e Stati Uniti

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Il Vertice Europa – Asia (ASEM) svoltosi a Milano il 16 e 17 ottobre scorso, riunendo intorno al tavolo i Paesi dell’Unione europea, Norvegia, Svizzera e circa 20 Paesi asiatici con in testa Cina e Giappone, oltre alla Russia, ha messo vistosamente in scena la realtà di un mondo multipolare con un asse in rapido spostamento, nonché il ruolo che il continente asiatico sta giocando, da primo attore, come partner globale e come area con la crescita più rapida al mondo.

In un momento particolarmente difficile per l’Europa, sia per le sue debolezze politiche, economiche e sociali, sia per l’instabilità, l’insicurezza e l’incertezza economica che le guerre provocano alle sue frontiere orientali e meridionali, il Vertice di Milano sembra aver portato nuove prospettive di cooperazione e di crescita per ambedue i contesti regionali, fortemente diversi fra loro e non solo nei loro approcci ed esigenze di sviluppo. Tema centrale quindi il commercio e gli scambi economici, di cui vale la pena ricordare qui alcune cifre, ma anche e soprattutto gli ingenti progetti infrastrutturali che Cina e Russia, in particolare, progettano di sviluppare nel prossimo futuro con destinazione, appunto, la vecchia e sfiatata Europa. Le cifre del commercio sono molto eloquenti: tra Europa e Asia gli scambi commerciali hanno un valore di circa 1.250 miliardi di Euro; i progetti infrastrutturali della Cina mirano, fra altri, a creare una nuova via economica della seta, con capolinea a Berlino, mentre quello della Russia prevede la realizzazione di corridoi ferroviari, stradali ed energetici che vadano dalle coste del Pacifico fino all’Europa e all’Atlantico.

Vasto programma per un futuro tutto da definire e sul quale si intrecciano rapporti politici e strategici internazionali, regole sulla liberalizzazione del commercio e dei mercati finanziari, interessi economici, privatizzazioni dei servizi, rispetto dei principi democratici e benessere delle popolazioni. In proposito, al Vertice ASEM mancavano ovviamente gli Stati Uniti. “Convitato di pietra”, così definiti da molti media, gli Stati Uniti hanno sorvegliato attentamente l’andamento dell’incontro e i possibili sviluppi futuri delle relazioni fra Europa e Asia, soprattutto in un contesto in cui il Presidente Obama tenta di rilanciare, da una parte, il ruolo americano nel Pacifico e, dall’altra, giungere con l’Europa alla firma di un accordo in materia di commerci e investimenti, il famoso accordo TTIP (Transatlantic Trade Investiment Partnership). Un accordo che inquieta l’opinione pubblica e fa discutere per la segretezza e l’opacità dei negoziati, volti soprattutto ad eliminare quelle barriere di regole, di diritti e di tutele conquistati in lunghi anni di democrazia e che potrebbero ostacolare in futuro la libertà del commercio e degli investimenti. Se si pensa che uno degli aspetti in discussione di questo accordo riguarda anche il ruolo del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), al quale potrebbero fare ricorso non più solo gli Stati ma anche le imprese per denunciare regole e ostacoli alla loro libertà di commercio, allora si coglie la portata di tutte le complesse sfide che si presentano all’orizzonte di questo mondo in rapido mutamento e sempre più multipolare.

Il Vertice di Milano ha aperto spiragli e prospettive di crescita per un’Europa indebolita da una lunga crisi. Ma si spera, come per gli accordi in discussione con gli Stati Uniti, che queste opportunità offerte dai Paesi asiatici si facciano in un quadro trasparente, rispettoso delle regole della democrazia e della tutela dei diritti dei cittadini.

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