Situazione sociale e occupazionale: il progresso sociale non si misura solo con il reddito

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“Le ultime tendenze indicano che la ripresa economica rimane fragile e che i miglioramenti sono ancora modesti. Assistiamo ad una crescita, ma dobbiamo ancora impegnarci affinché essa diventi sostenibile. Lungi dall’abbassare la guardia, dobbiamo persistere nel fornire sostegno alla ripresa macroeconomica e dell’occupazione nell’UE” con queste parole il commissario europeo per l’Occupazione e gli affari sociali László Andor ha commentato i dati pubblicati nell’ultimo numero della Employment and Social Situation Quarterly Review.

Dalla metà del 2013 l’occupazione continua a dare deboli segnali di crescita e, per la prima volta del 2011, aumentano le ore lavorate. Si registra, inoltre un lieve aumento dei contratti a tempo indeterminato e un lieve miglioramento della situazione dei giovani.

Restano però alte sia la precarietà del lavoro (con una netta preminenza di contratti a tempo parziale o determinato) e la disoccupazione che resta ai massimi storici con preoccupanti aumenti della disoccupazione di lungo corso (un disoccupato su tre si trova in questa condizione da almeno due anni).

Se è vero che la situazione dei giovani registra qualche miglioramento (con riduzioni significative dei tassi di disoccupazione in molti Stati membri) ma resta particolarmente grave la situazione di Paesi come la Grecia e la Spagna.

La Rivista esamina anche le differenze relative alle disuguaglianze di reddito tra gli Stati membri e pone in risalto l’importanza dell’investire durante tutta la vita nell’acquisizione di competenze, al fine di migliorare l’occupabilità dei lavoratori, nonché la produttività e la competitività delle economie.

La Rivista riprende, inoltre i risultati di alcune ricerche OCSE e UE da cui emerge un ruolo rilevante delle competenze acquisite al di fuori dell’istruzione formale nel migliorare le probabilità di trovare un lavoro.

Infine, la rivista, riprende i temi lanciati dall’iniziativa beyond GDP sottolineando come la misura della ricchezza prodotta (Prodotto Interno Lordo) deve essere “integrata da altri strumenti se si intende cogliere altre dimensioni del progresso delle società”. L’analisi degli indicatori di reddito rivela che, anche durante gli anni dell’espansione economica, la crescita economica non ha apportato vantaggi a tutte le famiglie nella stessa misura, così come non ha contribuito a ridurre le disuguaglianze in tutti gli Stati membri. Con la crisi economica il PIL pro capite e i redditi lordi disponibili delle famiglie sono diminuiti in tutta l’UE e in molti Paesi non sono ancora ritornati ai livelli precedenti alla crisi.

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